Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 8 gennaio 2024

8 Gennaio 2024
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

FEDERVINI

Il Governo Belga approva nuove restrizioni sull’alcol

Le autorità belghe hanno approvato un progetto di legge per ridurre la
disponibilità di alcol e modificare l’età legale di acquisto (LPA)
nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale sull’Alcol 2023-2025, mirando a
contrastare l’uso dannoso ed eccessivo di alcol.

Il progetto estende il divieto di vendita a minori di 18 anni ai vini
fortificati, mentre rimane a 16 anni il divieto di vendita per vini e birra,
e introduce restrizioni su operazioni di marketing relative all’alcol in
determinati luoghi e orari.

A lungo termine l’età legale di acquisto per tutti gli alcolici potrebbe
essere portata a 18 anni. Il progetto sarà discusso e adottato dalla
Commissione sanitaria del Parlamento federale belga.

Il Piano d’Azione 2023-2025 prevede 75 azioni, incluse politiche fiscali, un
fondo per l’alcol (le risorse potrebbero essere ottenute attraverso
l’aumento delle accise o da nuove tasse che graveranno direttamente su
produttori e rivenditori di alcolici) e messaggi sanitari obbligatori, con
report attesi entro il 2024 e il 2025.

L’anno 2025 sarà fondamentale perché i decisori belgi dovranno adottare un
nuovo piano d’azione 2026-2028 per attuare la strategia sull’alcol
2022-2028.

ALTO ADIGE

Gennaio senz’alcol, la 17esima edizione del Dry January Challenge

Appello delle Istituzioni per un mese senza alcol: l’edizione 2024 della
campagna di prevenzione provinciale è stata presentata oggi, 8 gennaio, a
Bolzano

BOLZANO. Bere meno o non bere alcolici per un po’. Al motto #coolchallenge è
partita la 17esima edizione della campagna di prevenzione CO,OL 2024 che
mira a sensibilizzare le persone a ripensare il loro rapporto con l’alcol ed
a sperimentare gli effetti positivi di uno stile di vita privo di bevande
alcoliche. La campagna è promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano,
dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige ed è attuata dal Forum Prevenzione.
Partner del progetto l’Unione Albergatori e pubblici esercenti HGV.

L’iniziativa è stata presentata oggi (8 gennaio) nell’ambito di una
conferenza stampa tenutasi a Bolzano. All’evento hanno preso parte il
direttore del Dipartimento Salute Günther Burger, il direttore sanitario
dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige Josef Widmann, la primaria del
Servizio per le dipendenze di Bolzano Bettina Meraner, il direttore del
Forum Prevenzione Peter Koler e Stephanie Dissertori dell’HGV.

30 giorni senza alcol

Da Capodanno, la campagna provinciale “CO,OL – Dry January Challenge“
sensibilizza le persone a non bere alcolici per un mese, diventando così
parte di un movimento mondiale di milioni di persone che si concedono un
gennaio senza alcol. Il corpo e la mente utilizzano questa pausa dall’alcol
per rigenerarsi. Inoltre, si dorme meglio, si risparmia denaro e si guadagna
del tempo da dedicare al benessere. “Gennaio offre un’opportunità perfetta
per prendersi una pausa dall’alcol dopo un dicembre ricco di feste, e sempre
più persone colgono l’occasione”, ha dichiarato Peter Koler, direttore del
Forum Prevenzione.

Bettina Meraner, primaria del Servizio per le dipendenze di Bolzano, ha
sottolineato che “l’Alto Adige è ancora tra i primi posti in termini di
consumo problematico di alcol. Questo rende sempre più importante continuare
a parlarne”. Josef Widmann, direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria, ha
ribadito l’importanza della sensibilizzazione per prevenire modelli di
consumo problematico. “L’azione dipende dal pensiero, quindi è fondamentale
cambiare l’atteggiamento sociale e culturale nei confronti del consumo di
alcol, la sensibilizzazione e la pianificazione a lungo termine sono
essenziali”, ha detto Widmann.

La “CO,OL – Dry January Challenge” è indicata per persone con comportamenti
di consumo molto diversi: dai bevitori occasionali ai consumatori abituali
di alcol. Non è chiaramente adatta a chi ha una dipendenza.

Le iniziative

Il messaggio della campagna verrà diffuso attraverso vari canali di
comunicazione, come la pagina web www.coolcomma0.com/home-it , spot
radiofonici, annunci sulla stampa, social media, con l’aiuto di influencer,
podcast, banner, manifesti in varie istituzioni della provincia, nonché con
video sui treni e nelle stazioni.

Quest’anno l’Unione Albergatori e pubblici esercenti dell’Alto Adige (HGV) è
partner dell’iniziativa. “Come HGV, noi e le nostre aziende ci impegniamo
per sensibilizzare ad uno stile di vita consapevole e di qualità. Ecco
perché sosteniamo questa campagna”, ha dichiarato il presidente
dell’associazione, Manfred Pinzger.

Stephanie Dissertori ha illustrato le iniziative previste da HGV durante la
conferenza stampa. Le imprese associate riceveranno speciali espositori da
banco per informare sull’iniziativa e motivare gli ospiti a partecipare alla
sfida volta al “non consumo”. Sul sito web presenti, tra le altre cose,
ricette di bevande analcoliche create ad hoc e una gamma di produttori
analcolici locali.

Un canale WhatsApp per tutti i partecipanti ha lo scopo di aiutarli a
raccogliere il maggior numero possibile di giorni senza alcol e a
condividere le informazioni sui benefici.

Valido supporto è fornito dall’applicazione internazionale e multilingue Try
Dry. Funziona come un diario, mostrando la frequenza e i consumi di alcol.
Inoltre, consente di registrare il proprio benessere, mostra quanto si sta
risparmiando e riconosce i successi conseguiti. L’app può essere utilizzata
non solo a gennaio, ma tutto l’anno. La campagna prevede uno scambio
internazionale di informazioni ed esperienze con il Regno Unito, la
Svizzera, la Norvegia, la Francia e gli Stati Uniti. L’applicazione da
quest’anno è disponibile in lingua italiana.

L’11 gennaio, dalle 17.00 alle 20.00, verrà organizzato un evento presso la
“Haus Goethe” di Bolzano. Ci sarà un aperitivo speciale con creazioni di
cocktail analcolici e presentazioni di start-up locali che producono bevande
analcoliche.

INTRAVINO

Fare a meno del Dry January (e vivere meglio)

di Michele Antonio Fino e Tommaso Ciuffoletti

Nel loro celeberrimo Eat well stay well. The Mediterranean way (1975), Ancel
e Margaret Keys, gli inventori della dieta mediterranea per americani (poi
se volete un’altra volta potremo approfondire perché di invenzione si tratti
e non di scoperta, ma nel caso voleste farvi una buona idea, fate un giro su
DOI – Denominazione di Origine Inventata) scrivevano che nelle popolazioni
che essi avevano scelto per analizzarne i costumi alimentari (in Italia,
Francia, Spagna e Grecia) il vino era sempre presente nei pasti principali,
cioè gli unici che la gente faceva.

Scrivevano che un uomo beveva in media una pinta (470 ml) di vino a pranzo e
la sua signora circa metà, di vini tra gli 11 e i 14° gradi. Basterebbe
questo, tra l’altro, a far ben comprendere che la loro non è una
ricostruzione della tradizione: che fossero disponibili largamente ai più
poveri vini di quella forza – anche solo a fine ‘800, figuriamoci prima – è
semplicemente fantasioso. Ma torniamo al racconto. Ancel e Margaret
appuntano che gli uomini mediterranei risultano assumere quasi il 10% di
calorie dal vino. Non consumano mai superalcolici, salvo qualche aperitivo
(anche questo un documento di quanto sia recente la loro invenzione).
Viceversa, scrivono, non pochi uomini di affari americani assumono, a inizio
anni ’70, il 20% o più delle loro calorie dall’alcol.

Ai coniugi Keys, ignari di ciò che sappiamo oggi sull’alcol, interessavano
le calorie: la loro missione era convincere gli americani a passare a una
dieta meno calorica, meno ricca di grassi saturi, ma accattivante e
appetitosa. L’alcol sviluppa circa 7 calorie al grammo e un grammo di alcol
è pari a 1,26 ml di alcol puro.

Aggiungevano poi una osservazione che per questo ragionamento è
fondamentale: l’ubriachezza è molto poco comune nei paesi mediterranei,
nonostante la domenica durante un pranzo di festa si beva anche una
bottiglia o più a testa, in un tempo non inferiore alle due ore.

Come già detto, i coniugi Keys non avevano a disposizione i dati del GBD di
Lancet sui pericoli connessi al consumo di alcol, per cui la loro
valutazione era limitata alle calorie e alla constatazione che il bere
dannoso (quello con immediati effetti negativi, come l’ubriachezza, la
perdita dei sensi, l’intossicazione acuta e tutte le conseguenze pericolose
per sé e per gli altri) non è tipico di un consumo quotidiano, durante i
pasti di una quantità moderata di vino.

Certo, la loro idea di moderato era alta, ma questo perché noi sappiamo che
digerire l’alcol trasformandolo in acetaldeide sottopone COMUNQUE il corpo a
uno stress che deriva proprio da questo prodotto del metabolismo:
semplicemente ineliminabile. Tuttavia, intuivano un aspetto: quanto
maggiormente favorevole alla digestione è la proporzione (meno alcol, più
tempo) tanto minori sono gli effetti negativi dell’alcol, in termini di
acuzie.

Cosa c’entra tutto questo con il Dry January?

Innanzitutto chiariamo di cosa parliamo quando parliamo di Dry January,
partendo dal fatto che tale nome è un marchio registrato di proprietà
dell’organizzazione Alcohol Change UK [1], gruppo di pressione per
sensibilizzare sui rischi dell’alcool. Questo gruppo ha sviluppato nel tempo
una serie di campagne, utilizzando spesso proprio il calendario per dare
loro risalto. Ecco quindi la Alcohol Awareness Week [2], che un tempo era
indetta a novembre e ora si tiene a luglio, ed ecco il Dry January.

Questa attenzione ad iniziative così fortemente calendarizzate, anche nel
nome stesso, risponde ad una utilità social che chi abbia mai avuto
responsabilità di social media manager conosce bene. È la stessa logica
delle giornate mondiali che, proprio con l’avvento dei social, sono passate
da essere momenti ufficiali per riflettere su temi di una certa rilevanza,
ad ingolfare un calendario in cui non mancano giornate dedicate alla
qualunque (dalla giornata mondiale della Lentezza, il 27 febbraio, alla
giornata mondiale dell’Orgasmo il 22 dicembre) [3].

Tuttavia siccome sia i social media manager che gli editori di testate
online hanno ormai la stessa esigenza di fare visualizzazioni, la lunga onda
dei calendari ad uso click non ha accennato a conoscere flessioni. E basterà
digitare su Google “Dry January” per capire che il gioco funziona. Un
profluvio di articoli facili facili, per proporre un tema di rapido consumo
e altrettanto rapido click.

Se proviamo a leggere questi articoli, infatti, troveremo una costruzione
piuttosto simile. Ricorrono i titoli con punto di domanda stile “A cosa
serve il Dry January?”, “È davvero utile il Dry January?” e così via. In
questo senso, la domanda invita al click per scoprire la risposta, ma ciò
che normalmente si troverà cliccando uno qualunque di quei link – non
importa se in italiano, inglese o altra lingua – sarà un articolo che,
muovendosi con la dovuta cautela che non si può non usare quando si tratta
di salute, citerà una ricerca compiuta dall’università del Sussex che
sostiene i benefici effetti di questa iniziativa per coloro che vi
aderiscono.

Prendiamo, tra i tanti disponibili, uno degli articoli meglio realizzati,
(non a caso) quello del Post. Che meglio di quanto fanno tanti altri riporta
i dati della succitata ricerca.

Una ricerca della University of Sussex
(www.sussex.ac.uk/news/article/47131-how-dry-january-is-the-secret-t
o-better-sleep-saving-money-and-losing-weight ) guidata dallo psicologo
Richard de Visser e condotta su oltre 800 partecipanti al Dry January del
2018 mostrò che, tra quelle persone, non bere nel mese di gennaio aveva
favorito una generale riduzione nel consumo di alcol riscontrabile ancora ad
agosto. Erano mediamente diminuite sia la frequenza delle sbornie (da 3,4 a
2,1 al mese), sia i giorni della settimana in cui le persone bevevano (da
4,3 a 3,3), sia le unità di alcol assunto in quei giorni (da 8,6 a 7,1).

Le persone riferirono inoltre notevoli benefici immediati tra cui un
risparmio economico rilevante, una migliore qualità del sonno e una perdita
di peso. E gli stessi benefici e cambiamenti dello stile di vita furono
riferiti, seppure in misura minore, dalle persone che avevano aderito al Dry
January ma non erano riuscite a rispettarlo perfettamente: dato interpretato
dai ricercatori come una prova dell’influenza comunque positiva
dell’iniziativa.

Tutto chiaro? Beh, avete provato a cliccare il link alla ricerca menzionata?
Rimanda non già alla ricerca in sé, dove si presentano le tesi, la
metodologia, i risultati etc… Rimanda ad un comunicato stampa, pubblicato sì
sulla pagina della Università del Sussex, ma questo comunicato appare un po’
particolare. Per cominciare non rimanda, nemmeno lui, ad alcun paper da
scaricare, ma in secondo luogo è accompagnato dalle frasi del Dr Richard
Piper, CEO di Alcohol Change UK, che è – appunto – l’organizzazione che
detiene il marchio Dry January. Il dubbio che la ricerca sia stata
commissionata, anche se non viene detto espressamente, viene.

Un’ulteriore indagine venne condotta, sempre dall’Università del Sussex,
sempre dallo psicologo Richard de Visser, anche nel 2019 e in questo caso si
può trovare online il relativo paper [4].

“La ricerca si basa su indagini condotte su due campioni di bevitori adulti.
Un campione di iscritti al Dry January è stato reclutato invitando le
persone a compilare un questionario online al momento dell’iscrizione
tramite il sito web o l’applicazione per telefoni cellulari. Un campione di
membri della popolazione generale è stato reclutato da una società di
ricerca sociale indipendente. Entrambi i campioni hanno completato i
questionari online di riferimento per un periodo di 10 giorni che si è
concluso il 5 gennaio 2019”.

Non ci spingiamo oltre nel valutare il merito di queste ricerche, ma ecco,
se i presupposti scientifici a corredo di tanta comunicazione sono questi
beh… crediamo sia giusto valutarne la consistenza, anche perché, sul fronte
opposto, una ricerca enorme per “dimostrare” i vantaggi del bere moderato è
stata cancellata dall’NIH statunitense perché c’erano stati semplici
contatti tra ricercatori e industria delle bevande alcoliche.

Il Dry January pare proprio essere nient’altro che un altro tassello di
sostituzione di momenti simbolici, di passaggio, nel corso dell’anno che, un
tempo, erano scanditi dalla religione, e adesso sono scanditi dai riti del
consumo. Fateci caso, altrimenti un’altra volta vi raccontiamo quale preciso
scadenziario rappresentano Halloween, Ringraziamento, BlackFriday,
Calendario dell’Avvento (che non vi serve per andare a messa…), Natale,
Capodanno, San Valentino, Spring Break, Pasqua, Festa della mamma: sono
tutti maglioncini cerulei, direbbe Miranda ne “Il Diavolo veste Prada”.
Tutta roba che CREDETE siano feste vostre, ma lo sono solo in quanto ci
spendete i denari.

Se il Dry January fosse come la quaresima dei nostri nonni contadini,
sarebbe una pausa da certi alimenti che però non finirebbe con un qualche
liberate gli ormeggi. Invece, siamo seri, quanti di noi che hanno pensato al
Dry January non assaporano già il finale, come se si auto-caricassero a
molla per tornare a bere come Pantagruele?

Peccato, soprattutto perché tutti gli studi più recenti che hanno
individuato delle correlazioni positive tra consumo di alcol e protezione
cardiovascolare, protezione contro le malattie degenerative e diabete di
tipo 2 – senza MAI trovare che questi vantaggi non si accompagnassero
comunque a un aumento di rischio di patologie diverse connesse all’alcol,
tra cui diversi tipi di cancro – hanno trovato questi “vantaggi” solo per
bevitori quotidiani e moderati, nell’ordine di 20 cl di alcol/die per gli
uomini e 10 cl/die per le donne.

Dunque, se non bevete, non credete a chi porta ragioni “sanitarie” per
iniziare: mente, visto che nessuna società scientifica suggerisce di
iniziare a bere, nemmeno quando trova qualche correlazione marginale
positiva. Per trarre benefici dalle sostanze minori disciolte nel vino
dovremmo prenderci una cirrosi sicura viste le quantità necessarie.

Se bevete e non intendete smettere, non fate l’errore di pensare che se
state a secco cinque giorni in settimana allora al sabato vi spetta una
bottiglia (che tra l’altro è lo straordinario risultato documentato dalla
“ricerca” di Università del Sussex: i suoi bevitori diventati morigerati
sono scesi da 7,8 a 6,4 bicchieri di vino rosso al 14% di alcol per volta…),
perché la concentrazione dell’alcol in poco tempo elimina i vantaggi
marginali e massimizza tutte le conseguenze negative. L’unico modo di
minimizzare i rischi, ineliminabili, godendosi la bevanda e guadagnando
forse qualche vantaggio marginale (specialmente per alcuni aspetti
cardiocircolatori), il consumo moderato e quotidiano è da preferire a
qualsiasi stop&go.

Michele Antonio Fino e Tommaso Ciuffoletti

[1] trademarks.ipo.gov.uk/ipo-tmcase/page/Results/1/UK00003025919

[2]
alcoholchange.org.uk/get-involved/campaigns/alcohol-awareness-week-1

[3]
www.esquire.com/it/news/attualita/a14424817/giornate-mondiali-assurd
e/

[4]
www.drugsandalcohol.ie/32647/1/R-de-Visser-Dry-January-evaluation-20
19.pdf

IL GIORNO

Vigevano, alcol a minorenni: sanzionato il titolare di un bar della movida

Intensificati i controlli della polizia locale

Vigevano, 8 gennaio 2024 – Gli agenti della polizia locale di Vigevano hanno
sanzionato il titolare di un bar della zona della movida di via Rocca
Vecchia per l’illecita vendita di alcolici a minorenni, la stessa sanziona
alla quale era andato incontro solo pochi giorni fa. E’ il risultato dei
controlli effettuati dal personale del comando di via Rocca Vecchia a
seguito della crescente presenza di adolescenti, spesso in stato di
alterazione per il consumo di alcol in quella zona.

Nelle ultime settimane nella zona sono stati identificati diversi minorenni,
maschi e femmine e in un caso un minore di 16 anni, ai quali erano state
somministrate bevande alcoliche. E’ bene ricordare che la vendita di alcun a
minorenni sino ai 16 prevede una sanzione amministrativa di 333,33 euro;
quella a ragazzi di età inferiore ai 16 anni configura invece un illecito di
natura penale.

GENOVA TODAY

Ubriaca a scuola a 17 anni, ragazza rischia il coma etilico

Salta le prime due ore di scuola e arriva all’istituto in evidente stato di
ebbrezza, dando di matto è stato necessario l’intervento delle forze
dell’ordine e dei genitori della diciassettenne

Genova – Ubriaca alle dieci del mattino, il fatto di per sé non
rappresenterebbe una notizia, se non fosse che la persona in questione abbia
17 anni, sia arrivata a scuola in evidente stato di ebbrezza dopo aver
saltato le prime due ore di lezione e abbia resistito all’intervento prima
del personale scolastico, poi della polizia, con un tasso alcolico in corpo
vicinissimo alla soglia del coma etilico.

L’episodio è accaduto lo scorso 24 settembre, lei, giovane figlia di una
coppia di sudamericani, aveva iniziato a bere dalle prime ore del mattino.
Dirigendosi verso scuola con un tasso alcolico altissimo importunava i
passanti che vedendola in condizioni di difficoltà cercavano di darle una
mano.

La diciassettenne è arrivata a scuola del centro genovese alle dieci, dopo
aver saltato così le prime due ore di lezione. Visto lo stato d’allarme sono
dovuti intervenire i poliziotti del Commissariato di Pré ai quali la ragazza
non ha voluto fornire le generalità.

Per questo ci ha pensato il personale scolastico, che ha chiamato i genitori
della ragazza. La mamma intervenuta ha chiesto scusa per il “disturbo”, ma è
stata ripresa dalle forze dell’ordine che le hanno richiesto maggior
attenzione nei confronti della figlia, multata dalla polizia per ubriachezza
molesta.

Un ubriachezza che per poco non portava la ragazza in coma etilico, un
episodio allarmante che deve far riflettere sui rischi che corrono questi
ragazzi.

IL FATTO QUOTIDIANO

Bevono alcol adulterato e muoiono: 4 vittime e oltre 40 persone intossicate

Quattro persone sono morte e più di quaranta sono rimaste intossicate dopo
aver aver consumato una bevanda con all’interno alcol adulterato. Come
dichiarato all’Afp da Fethi Baccouche, portavoce del tribunale di Medenine,
in Tunisia, il responsabile dell’avvelenamento è stato immediatamente
arrestato dalle autorità locali. Sono in corso le indagini per risalire alla
composizione della sostanza che ha provocato la contaminazione. Dei
ricoverati, in molti hanno potuto lasciare le strutture locali; altri,
invece, sono stati trasferiti in ospedali della capitale a causa
dell’aggravarsi delle condizioni di salute.

Non è la prima volta che si verificano intossicazioni e morti, causate dalla
consumazione di bevande alcoliche adulterate. La prassi è comune e ha spesso
il fine di acquistare alcol a prezzi molto più contenuti rispetto a quello
venduto nei negozi. E’ una pratica rischiosa che però non sembra frenare le
popolazioni locali.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

Associazione Nuovo Paradigma O.N.L.U.S. – C.F. 91071720931