Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 29 agosto 2024

29 Agosto 2024
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

30SCIENCE.COM

Alcol e social media sono associati a problemi di salute mentale

Roma – Dai social media all’alcol ai cibi ultra-processati fino all’inquinamento atmosferico, alcuni dei principali fattori nocivi per la salute sembrano associati anche a esiti di salute mentale significativamente negativi. A evidenziarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Global Public Health, condotto dagli scienziati della London School of Hygiene & Tropical Medicine. Il team, guidato da Kate Dun-Campbell, ha eseguito una sintesi generale di 65 lavori precedenti che esaminavano la connessione tra la salute umana e tabacco, alcol, cibi ultra-processati, gioco d’azzardo, social media, combustibili fossili, cambiamento climatico e inquinamento atmosferico. A livello globale, spiegano gli esperti, circa una persona su otto attualmente soffre di un disturbo di salute mentale, tra cui depressione, ansia e tendenze al suicidio, per nominarne solo alcune. In alcuni casi, sostengono gli scienziati, tali disturbi possono essere correlati al modo in cui le attività commerciali e le materie prime influiscono sulla salute. I determinanti commerciali possono includere abitudini e prodotti specificatamente malsani, come alcol, tabacco, cibo spazzatura e combustibili fossili, ma anche fattori più ampi e meno diretti, come il cambiamento climatico o i social media. I ricercatori hanno individuato delle evidenze di collegamento tra depressione e alcol, tabacco, d’azzardo, social media, cibi ultra-processati e inquinamento atmosferico. Questi fattori sono stati associati anche a tendenze suicide e all’ansia. La revisione si basava su metodologie e misurazioni diverse e non è riuscita a stabilire la causa sottostante degli esiti negativi sulla salute mentale. I risultati suggeriscono inoltre che le materie prime non sane dovrebbero essere prese in considerazione quando si valutano le potenziali cause della salute mentale. “La nostra analisi – conclude Dun-Campbell – evidenzia che esistono già prove convincenti dell’impatto negativo dei prodotti non salutari sulla salute mentale, nonostante le lacune fondamentali nella comprensione dell’impatto delle più ampie pratiche commerciali. Saranno tuttavia necessari ulteriori approfondimenti”. (30Science.com)

SALERNO TODAY

Alcol ai minori: 13enne finisce in ospedale, accertamenti in corso

La ragazzina avrebbe trascorso la serata con delle coetanee in un locale

Tensione nella tarda serata di lunedì, ad Eboli, dove una 13enne è finita in ospedale, dopo aver alzato troppo il gomito. Dopo il lavaggio gastrico e diverse ore di osservazione, la giovane è stata dimessa dal nosocomio, ma il padre si sarebbe detto pronto a sporgere denuncia contro il titolare del locale che le ha somministrato l’alcol, nonostante la ragazza non avesse raggiunto la maggior età. Necessario sarà chiarire nel dettaglio le circostanze dell’accaduto.

L’appello

Unanime, intanto, l’appello delle famiglie degli adolescenti del territorio, affinchè vengano incrementati i controlli nei locali per scongiurare la somministrazione di alcol ai minori, già vietata dalla legge.

LACITTADISALERNO.IT

Ubriaca a 13 anni a Eboli, i ristoratori: «Incolpevoli»

di Francesco Faenza

I gestori del locale: «Concesso solo l’area, servizio ai tavoli a carico dell’associazione»

Tredicenne ubriaca, ricoverata in ospedale dopo una festa con le amiche. I titolari del ristorante spiegano la loro versione dei fatti: «Un’associazione di giovani ci ha chiesto di organizzare una festa a bordo piscina, lunedì sera. Abbiamo firmato un contratto. Chiaramente con persone maggiorenni. Se a quella festa hanno partecipato delle ragazze minorenni, noi non potevamo saperlo. Il servizio ai tavoli non era di nostra competenza. Hanno organizzato e gestito tutto i titolari dell’associazione».

L’evento

La festa è proseguita fino alle tre e mezza di notte. «È stato un evento civilissimo. Nessuno screzio, nessun gesto di bullismo. C’era anche il servizio d’ordine vista la presenza di tanti giovani. Abbiamo appreso della minore ubriaca dal giornale».

WESUD

Locali di Crotone multati: bevande alcoliche a minori e occupazione abusiva

Nel corso di un controllo eseguito dalla Squadra Amministrativa della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Crotone, sono emerse gravi irregolarità in un noto locale di intrattenimento della città. Durante l’ispezione, gli agenti hanno scoperto che il personale del locale aveva servito bevande alcoliche a due minori, di 13 e 17 anni.

Il controllo ha rivelato che i due giovani avevano appena ricevuto cocktail alcolici, nonostante l’età inferiore al limite legale per il consumo di alcolici. Di conseguenza, il barista e il titolare del locale sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Crotone per la somministrazione di alcol a minori, con particolare gravità per il caso del minorenne di 13 anni. Inoltre, è stata applicata una sanzione amministrativa per il servizio al minore di 17 anni e per la violazione delle norme che impongono la sospensione della somministrazione di alcolici tra le 3.00 e le 6.00 del mattino.

In un’altra operazione, la polizia ha anche sanzionato il titolare di un locale situato sul lungomare di Crotone. Quest’ultimo era stato trovato in violazione delle autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico, avendo posizionato sedie, tavoli e fioriere in un’area superiore a quella concessa.

Le autorità locali continuano a intensificare i controlli per garantire il rispetto delle normative e la sicurezza pubblica, evidenziando l’importanza di monitorare e sanzionare le violazioni delle leggi riguardanti il consumo di alcol e l’occupazione di spazi pubblici.

RIMINI TODAY

Abuso di alcol, parte una campagna di comunicazione: da inizio anno 300 sanzioni solo in città

Da inizio anno a oggi, elevate 300 sanzioni per guida in stato d’ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze, 258 le patenti ritirate

Il Comune di Rimini aderisce alla campagna di comunicazione contro l’abuso di alcol denominata “Addicted2life. Non te la bere”, che la Regione Emilia-Romagna ha lanciato a inizio aprile con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

Una campagna che si concentra su un tema molto delicato, lanciata in aprile, proprio nel mese dedicato alla prevenzione alcologica e pensata per essere inserita tra le attività di comunicazione dei Piani Regionali della Prevenzione non solo dell’Emilia-Romagna. La campagna è stata infatti già condivisa con il Coordinamento interregionale delle dipendenze (coordinato dalla Regione Umbria) e il Coordinamento interregionale della prevenzione (coordinato dal Veneto).

Un messaggio supportato anche da un video (visibile al seguente link <salute.regione.emilia-romagna.it/prevenzione-alcologica> salute.regione.emilia-romagna.it/prevenzione-alcologica ) (*) che parla a tutti, ma che ha come destinatari principali i giovani tra i 18 e i 25 anni, i quali, secondo il rapporto del ‘sistema di sorveglianza Passi 2021/2022’, sono i più esposti a comportamenti di consumo a maggior rischio, in particolare al cosiddetto ‘binge drinking’, cioè l’abbuffata alcolica: la tendenza a bere una grande quantità di alcol concentrata in poco tempo.

“Il contrasto al fenomeno dell’abuso di alcol tra i giovani – precisa l’assessore ai servizi sociali Kristina Gianfreda – è un tema fondamentale anche nel nostro territorio, come nel resto del Paese. Questa campagna, che mette al centro le passioni e il linguaggio dei ragazzi, è finalizzata a stabilire un dialogo aperto, coinvolgente e autentico, capace di affrontare il tema in modo chiaro e senza pregiudizi, per stimolare un senso di responsabilità, evitando toni moralistici. Purtroppo, l’abuso è sempre più diffuso ed è un pericolo per i giovani e i giovanissimi. L’obiettivo che vogliamo condividere in pieno è quello di informare sui rischi associati al consumo eccessivo di alcol, che può avere pesanti conseguenze, fino a causare anche gravi malattie”.

Un messaggio che è necessario divulgare con forza, anche a Rimini, dove, dai report messi a disposizione dagli uffici della Polizia Locale, risultano dati preoccupanti per il numero di sanzioni agli articoli 186 e 187 del Codice della Strada, registrate dall’inizio dell’anno al 26 agosto scorso.

Fino allo scorso lunedì, infatti, risultano esattamente 300 le violazioni accertate, di cui 258 patenti ritirate, in riferimento agli articoli “guida sotto l’influenza dell’alcol” e “guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti”. Precisamente, sono state 295 le sanzioni per il primo caso (guida in stato d’ebbrezza) e 11 per il secondo (alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti), 6 i casi in cui sono state riscontrate entrambe contemporaneamente.

Tra quelle con la guida in stato d’ebbrezza (295), 149 sono di tipo amministrativo, ovvero con un tasso alcolemico tra 0,5 e 0,8 grammi per litro (g/l). Sono invece 146 quelle che hanno attivato un procedimento penale, ovvero con un tasso superiore a 0,8 grammi per litro (g/l). Numeri significativi, se si pensa che di questi 300 conducenti sanzionati, 37 (ovvero oltre il 12%) sono neopatentati o comunque con meno di 21 anni.

Questi accertamenti sono stati eseguiti in tutto il territorio comunale, in diverse tipologie di servizi da parte di differenti reparti della Polizia Locale: 254 nelle ore notturne e 46 in quelle diurne, per un totale di 268 controlli fatti con posti di blocco sulla strada, a cui si aggiungono 32 rilevazioni successive a incidenti stradali (di cui 17 con lesioni). Tra i 300 conducenti sorpresi un tasso alcolemico non regolare o alterazione per sostanze, la prevalenza (257) è stata sorpresa alla guida di un’autovettura, ma risultano anche 37 motocicli, 5 biciclette e un monopattino. Veicoli tra i quali sono stati eseguiti diversi provvedimenti, come 8 fermi amministrativi e 16 sequestri.

“Campagne di prevenzione, comunicazione e controlli. Percorsi paralleli – dichiara l’assessore alla sicurezza Juri Magrini – che abbiamo l’obbligo di continuare a perseguire contemporaneamente, per promuovere, soprattutto tra i più giovani, una nuova consapevolezza e un nuovo senso di responsabilità. Atteggiamenti indispensabili per gestire questo pericoloso e fin troppo diffuso fenomeno. L’impegno per il contrasto all’abuso di alcol, in ogni sua forma, è una responsabilità fondamentale che abbiamo nei confronti della nostra comunità. Un impegno per il quale non abbasseremo mai la guardia. L’intensificazione dei controlli che abbiamo disposto in questi mesi, infatti, non riguarda solo la strada ma anche la vendita abusiva di alcolici. Lo scopo è quello di rompere sin dal principio la catena di comportamenti che aumenta il rischio di consumo e l’incidentalità sulle strade, non solo nella stagione estiva ma in qualsiasi periodo dell’anno. Un impegno importante, messo in campo dalla Polizia Locale, che mi sento di ringraziare per la presenza costante sul territorio, in tutti i fine settimana e nelle occasioni di maggiore necessità”.

(*) Nota: sono andato a vedere il video. Purtroppo, anche lì viene scritto “campagna contro l’abuso di alcol”.

Per i motivi mille volte spiegati in rassegna, parlare di “abuso di alcol” è la base per rendere pressoché inutile ed inefficace qualsiasi iniziativa di prevenzione sui rischi conseguenti al consumo di vino, birra e altri alcolici (da parte di ogni fascia di età, non solo dei giovani).

Certamente molto più efficace di una campagna sul bere di nessuno (nessuno beve “alcol” e nessuno considera “abuso” il proprio bere) è l’opera di controllo e repressione sulla strada, preziosissima.

IL MESSAGGERO

Ryanair, stop all’abuso di alcol. O’Leary: «Due drink al massimo per i passeggeri»

Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, ha lanciato un appello per introdurre limiti al consumo di alcol negli aeroporti, nel tentativo di arginare l’aumento dei comportamenti disordinati a bordo degli aerei. O’Leary ha suggerito che i passeggeri dovrebbero limitarsi a due drink per viaggio, per contrastare un incremento di episodi di violenza e comportamenti antisociali durante i voli.

Comportamenti violenti e consumo di alcol: una combinazione pericolosa

In un’intervista rilasciata al Daily Telegraph, O’Leary ha sottolineato che gli scoppi di violenza stanno diventando un evento settimanale, soprattutto quando l’alcol viene combinato con altre sostanze. «Non vogliamo privare le persone di un drink, ma non permettiamo alla gente di guidare in stato di ebbrezza, eppure continuiamo a farli salire su un aereo a 10.000 metri di altezza» ha dichiarato. O’Leary ha aggiunto che è difficile per le compagnie aeree identificare le persone in stato di ebbrezza al gate, soprattutto quando si imbarcano in gruppo.

«Finché riescono a stare in piedi e a muoversi lentamente, riescono a passare. Poi, una volta decollato l’aereo, vediamo i comportamenti scorretti emergere» ha spiegato O’Leary. Il CEO di Ryanair ha evidenziato che il personale di bordo e gli altri passeggeri sono spesso bersagli di questi episodi, aggravati dai ritardi che prolungano il tempo di consumo di alcol negli aeroporti.

O’Leary ha inoltre affermato che un tempo, chi beveva troppo finiva semplicemente per cadere o addormentarsi, ma oggi questi passeggeri fanno uso anche di pillole e “polveri”, creando un mix pericoloso che porta a comportamenti molto più aggressivi e difficili da gestire.

Ryanair ha già preso provvedimenti in merito, controllando i bagagli dei passeggeri prima dell’imbarco per voli verso destinazioni note per le feste, come Ibiza e alcune isole greche, che sono tra le più colpite da questi problemi.

INTRAVINO

Riflessione sull’alcol

Santi e bevitori. Un viaggio alcolico in terre astemie

di Massimiliano Ferrari

In un’epoca polarizzata come la nostra, l’uscita di un libro come Santi e bevitori susciterà invariabilmente sdegno ed entusiasmo, con due opposte fazioni a farne un manifesto delle rispettive correnti. Da una parte, i cosiddetti neoproibizionisti e le loro crociate a favore di una vita analcolica e sobria giustificheranno l’atteggiamento dei santi, ovvero gli astemi per imposizione o volontà, mentre dall’altra troviamo la riserva indiana dei bevitori, coloro che cercano il piacere effimero di un goccio di vino o altri alcolici. (*)

L’ultimo libro uscito in Italia di Lawrence Osborne, per la benemerita Adelphi, è il resoconto delle esperienze di un bevitore consumato che per trarsi fuori dalle sabbie mobili di una propensione troppo spiccata verso il bicchiere realizza che l’unico modo per riuscirci è quello di affrontare un viaggio alcolico in terre astemie, come recita il sottotitolo del volume.

Ovviamente si tratta solo di un pretesto. Osborne è un inglese incidentale, expat disilluso e disincantato, votato solo ad un culto della vita di chi ha visto e bevuto tutto. Il suo sguardo è indulgente, aperto alla diversità – che nel suo caso significa essere astemi – e tende a non emettere mai giudizi o valutazioni. Già nelle prime pagine si intuisce quale sarà il proposito della recherce: fedele al suo desiderio di farsi un drink ovunque e comunque, Osborne cerca di capire cosa separi santi e bevitori, valutando le ragioni dei primi ma rimanendo fedele membro dei secondi, e lo fa affrontando proibizioni e rischi di un’avventura alcolica laddove questa è proibita.

Il risultato sono una serie di reportage nei quali l’autore britannico si misura con diversi contesti, soprattutto asiatici e mediorientali, in cui l’alcol è visto alla stregua di “una malattia dell’anima“, come gli viene suggerito da un gruppo di studenti coranici sull’isola di Giava.

I resoconti di Osborne compongono un Grand Tour ad alta gradazione alcolica che lo porta a viaggiare di volta in volta fra le province islamiste del sud thailandese, Beirut e la valle della Beqā’ a bere arak e vini libanesi, a cercare in compagnia della fidanzata italiana una bottiglia di Champagne a Mascate per festeggiare la fine dell’anno oppure a Islamabad con il proposito neppure troppo velato di ubriacarsi in uno dei paesi più ostili all’alcol sulla faccia della Terra.

Descrivendo così il libro si rischia però di darne un’immagine ingannevole o quantomeno confusa perché non si tratta dell’avventura alcolica di un beone sbruffone che vuole infrangere qualche tabù.

Le vicende in cui viene coinvolto l’autore sono sì spassose, audaci, punteggiate da una buona dose di ironia british e arricchite da uno sguardo sul mondo beffardo ma allo stesso modo il libro è in controluce un’attenta riflessione sul valore che l’alcol possiede per molte civiltà, sui rapporti che gli uomini instaurano con esso e su come, in definitiva, il bere e l’astensione definiscono due modi d’essere, due cattedrali del pensiero che reciprocamente faticano a comprendersi.

Ad una lettura superficiale i pellegrinaggi profani di Osborne nelle terre che hanno dichiarato una guerra santa al demone alcolico sembreranno inopportuni se non addirittura blasfemi. Ma quello che compie l’autore britannico è una messa in discussione, senza intenti offensivi o denigratori, di certi valori e di certe posizioni radicali, e facendolo ci mostra anche la faccia di un Islam diverso, meno rigoroso nei confronti degli eccessi alcolici e, in alcuni casi, patria di distillati e fermentazioni che hanno attraversato guerre e divieti. Penso, tra gli altri, ai vigneti del Libano e dell’Egitto, al raki turco o al Cairo definito “un lago di distillati preziosi che intellettuali e uomini di gusto potevano suggere a piacimento, come splendide api“.

Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Quella di un islamismo radicale che fa esplodere bar, night club e hotel come nell’attentato di Bali del 2002 in quanto simboli della dissolutezza occidentale e luoghi di consumo di alcol e affini. È interessante notare come negli ultimi decenni l’industria globale del bere abbia attecchito in quasi ogni luogo, adattandosi a contesti e abitudini di consumo diverse, e parallelamente si siano gettati i semi di una sempre maggiore radicalizzazione in diversi stati asiatici e mediorientali che vedono l’alcol come espressione del male, agente di un imperialismo occidentale contro cui lottare. Quello che emerge leggendo queste pagine è che la realtà di ogni luogo sembra permeata dal desiderio di alcol e che leggere la storia dell’umanità attraverso il suo rapporto con alcolici di ogni tipo non sia un’operazione così astrusa.

In definitiva, il libro di Lawrence Osborne è una intensa e utile ventata di aria fresca in un momento storico in cui anatemi e proclami contro vino e alcolici vari si fanno più pressanti, e non si tratta di difenderne il consumo né di sottostimare effetti e danni alla salute.

Osborne non cerca accondiscendenza, è consapevole che l’alcol sia una droga, che una singola molecola sia sufficiente ad alterare mente e corpo. Piuttosto la lettura di Santi e bevitori ci ricorda che bere è innanzitutto una questione di libertà, di scelte e di desiderio, ma allo stesso modo aiuta a ricordarci le ragioni degli astemi, la convinzione coerente di coloro che scelgono di non bere, e questa ambivalenza affascinante percorre tutto il libro.

(*) Nota: l’inizio dell’articolo, là dove parla di “neoproibizionisti” e di “crociate” può far passare la voglia di andare avanti con la lettura. Invece secondo me vale la pena di leggere fino in fondo.

CORRIERE TORINO

Cuneo alcol free. In molte zone della città vietato bere 24 su 24 in nome dell’«equilibrio di convivenza civile»

Di Lorenzo Rosso

Estesa e potenziata la misura presa anni fa per alcune aree dal comune, le Forze dell’ordine e la Prefettura. Multe da 25 a 500 euro per i trasgressori (e dall’inizio del 2024 ne sono già state emesse 96)

A Cuneo è vietato consumare alcol h24 in alcune zone della città. Forse è l’unico luogo in Piemonte nel quale viene applicato questo divieto. Di sicuro è un’idea tutta cuneese «pensata in casa nostra», come dice la sindaca, Patrizia Manassero. Nel capoluogo di provincia dove il buon vino è di casa, si è deciso di utilizzare questo metodo di prevenzione per evitare episodi di disordine pubblico.

La decisione è stata presa qualche anno fa a seguito di un confronto con le Forze dell’ordine e la Prefettura ma, da metà agosto, è stata emessa un’ordinanza che aumenta le zone di divieto per «equilibrio di convivenza civile», come si legge nell’ordinanza.

Attualmente risultano essere 16 i luoghi interessati tra vie, piazze, corsi e parchi (i più significativi sono: zona stazione, corso Giolitti, piazza Boves, piazza Costituzione e parco della Resistenza).

Il divieto vale per tutto il giorno e la notte: non si possono consumare alcolici di qualsiasi gradazione e in qualsiasi contenitore. Per gli esercenti che hanno i locali in queste zone è stata vietata la vendita d’asporto dalle 21 alle 7 (fatta eccezione di chi consuma nei dehors). Si rischiano sanzioni da 25 a 500 euro. E la Polizia Locale ha già emesso 96 multe da inizio anno (in maggior parte in corso Dante, corso Giolitti e piazzale Libertà).

L’ordinanza è nata con uno scopo ben preciso: prevenire casi di violenza in zone in cui convivono diverse culture ed è presente un consumo di sostanze stupefacenti, specialmente Crack, che mischiato con l’alcol può causare dei problemi di ordine pubblico.

«Dal primo giorno in cui abbiamo emesso l’ordinanza c’è stata la consapevolezza che il tema vero sia un altro – commenta la sindaca -, ossia quello della prevenzione all’uso di sostanze che, mischiate all’alcol, possono far alterare le persone con ricadute anche in termini di disordine pubblico. (*) Sul fronte della prevenzione, stiamo facendo molto e continueremo a fare altrettanto. Un progetto importante al quale sta lavorando il nostro Consorzio Socio-assistenziale (Csas) è la creazione di un centro servizi per la vulnerabilità estrema finanziato dal Pnrr che sarà attivo dal 2026; ad oggi a disposizione c’è attivo il Punto meet, per la consulenza giuridica degli extracomunitari oltre che le unità di strada».

C’è però un rischio. Ossia che il consumo di alcol si sposti dalle aree di divieto a quelle senza divieto, costringendo così ad estendere le zone fino, ipoteticamente, a far diventare Cuneo totalmente «Alcol free». «Questo non è il nostro obiettivo – conclude Manassero -; sebbene dobbiamo accompagnare la situazione reale e monitorare la città quando il rischio per la sicurezza sale; la restrizione deve andare di pari passo con la prevenzione: solo così potremo ottenere dei buoni risultati”.

In Piemonte ci sono ancora aziende sanitarie che non possiedono un “Drop-in”, una struttura a “bassa soglia” per accogliere tossicodipendenti: “Come Alleanza Verdi Sinistra lo chiederemo in Regione – commenta la consigliera regionale cuneese Giulia Marro (Avs) -. Non possiamo continuare a spostare il problema. Non critico la misura: ogni cittadino deve sentirsi sicuro, sia i residenti sia chi abita le nostre strade senza diritti e con facili cadute nelle dipendenze. Occorre più prevenzione con politiche di riduzione del danno (**), accessibili e che affrontino il problema. Come si sta vedendo su Cuneo”.

Lorenzo Rosso

(*) Nota: l’alcol del vino, della birra e degli altri alcolici è in grado di alterare i comportamenti anche da solo.

(**) Nota: come scriveva già 25 anni fa Andrea Mattei, prima che ridurre il danno occorre lavorare per ridurre il rischio.

L’UNIONE SARDA

Iglesias, ubriaco litiga con la compagna e sferra calci agli agenti: arrestato

Il 28enne, all’arrivo dei poliziotti, ha tentato di non farli entrare in casa

Resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Di queste accuse deve rispondere un uomo di 28 anni, arrestato dalla Polizia.

Nelle prime ore del mattino di lunedì, una Volante del Commissariato di Iglesias è intervenuta in un’abitazione del centro dopo che era stata segnalata una violenta lite familiare.

Giunti sul posto, gli agenti hanno tentato di accedere all’interno dell’appartamento ma il 28enne si rifiutava di aprire la porta. Dopo vari tentativi, i poliziotti sono riusciti a convincere l’uomo ad aprire: all’interno della casa lui, ubriaco, e la sua compagna.

Il giovane si è scagliato contro gli agenti e anche dopo essere stato immobilizzato e rinchiuso in macchina ha continuato a sferrare calci.

Accompagnato negli uffici del Commissariato, il gip ha convalidato l’arresto con l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora. (*)

(*) Nota: in un simile contesto, parrebbe più indicato un obbligo di NON dimora.

ANCONA TODAY

Acido in faccia alla moglie e coltellate: «Ero ubriaco e drogato». Salvata dal figlio

Convalidato l’arresto del 45enne che ha tentato di uccidere la convivente. Resta in carcere. Aveva già una condanna per maltrattamenti

FABRIANO – È entrato in casa alle 3 sorprendendo la moglie in bagno. Lí ha iniziato ad accoltellarla, ferendola ad un seno, dopo aver chiuso la porta blindata con un chiavistello. Aveva le chiavi che aveva sottratto in precedenza. Se la donna è ancora viva è grazie al figlio di 14 anni che ha trattenuto il padre difendendo la madre. Sono i particolari del tentato omicidio del 25 agosto scorso che hanno portato i carabinieri ad arrestare un marocchino dopo il tentato femminicidio della moglie. Ieri la giudice Sonia Piermartini ha convalidato l’arresto disponendo il carcere per l’uomo. È accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’uso di una sostanza chimica, lesioni aggravate e stalking. Durante l’udienza di convalida il marocchino, difeso dall’avvocato Simone Matraxia, ha detto solo poche parole. «Ero ubriaco e drogato, non ricordo nulla di quella sera». In casa ha fatto irruzione a notte fonda. Dopo il primo fendente sferrato la moglie è corsa via verso la camera da letto per mettersi in salvo ma lui l’ha inseguita continuando a brandire la lama e a sferrare colpi.

L’ha presa anche a pugni. A quel punto è intervenuto uno dei figli della coppia, minorenne, che si è buttato sul padre per fermarlo cercando di trattenerlo mentre tentava di colpire ancora la madre, già ferita. L’uomo ha preso poi un barattolo con dentro una sostanza acida che non è stato ancora identificata. Ha versato il liquido sul volto della donna ed è fuggito. Poco dopo è stato raggiunto dai carabinieri e arrestato. Il liquido ha creato delle abrasioni agli occhi della moglie non ritenute gravi. La donna è stata portata in ospedale e i medici hanno riscontrato anche un trauma facciale. Il marocchino era stato condannato a giugno del 2022 per maltrattamenti in famiglia. A maggio scorso era stato ammonito dal questore di Ancona perché aveva minacciato la moglie di morte. «Porto la tua testa a tua madre» le avrebbe detto quando poche sere prima lei non lo aveva fatto entrare in casa. Due giorni dopo aveva cercato di avvicinarla per strada ma la donna era riuscita a raggiungere un bar e a chiedere aiuto. Il 23 giugno scorso il marito l’ha aggredita dopo una lite scoppiata in casa e ha riportato 18 giorni di prognosi.

RIETILIFE

Ubriaco, litiga con la compagna e minaccia i Carabinieri: denunciato

Nel corso di uno dei consueti servizi di controllo del territorio svolti dall’Arma nell’area del Cicolano, i Carabinieri della Stazione di Fiamignano hanno denunciato a piede libero un cinquantenne, di origini straniere, ritenuto responsabile dei reati di ubriachezza molesta, resistenza e minaccia a Pubblico Ufficiale.

I militari, mentre stavano perlustrando il centro abitato del comune reatino, hanno notato una donna che camminava inspiegabilmente sotto la pioggia. I Carabinieri si sono avvicinati per verificare se avesse bisogno di aiuto, e hanno appreso che era appena fuggita da casa a seguito di un litigio avuto con il compagno il quale, nell’occasione, aveva assunto un comportamento piuttosto violento.

Considerato ciò, i Carabinieri, dopo essersi assicurati delle buone condizioni di salute della donna, al fine di verificare quanto realmente accaduto, si sono portati presso l’abitazione della coppia.

Qui, in effetti, è stato trovato un uomo che, in evidente stato di alterazione dovuto all’abuso di sostanze alcoliche, nel tentativo di sottrarsi al controllo, ha improvvisamente iniziato a inveire contro i militari rivolgendo loro insulti e minacce.

Egli, abilmente riportato alla calma dagli operanti, è stato compiutamente identificato e successivamente deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati di ubriachezza molesta, minaccia e resistenza a Pubblico Ufficiale.

CORRIERE.IT

Putin e le sue manie di grandezza: presto inaugurata una «città del vino»

di Valentina Romagnoli

Il progetto sorgerà a Gelendzhik, città russa a sud-est della Crimea. Un museo, due cantine e la più grande enoteca della Russia sono soltanto alcune delle costruzioni previste. Una nuova trovata di Vladimir Putin per combattere i dazi dell’esportazioni dall’Europa?

Tra un conflitto che dura da oltre 900 giorni e trattative di pace che sembrano ancora lontane, il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di coltivare una delle sue grandi passioni: il vino. L’ultimo zar ha infatti intenzione di inaugurare a Gelendzhik, la propria «città del vino», come riportato dalla testata indipendente russa «Agentstvo» e ripreso dal portale neozelandese «Wine Searcher».

Il progetto

Il centro urbano di circa 80mila abitanti affacciato sul Mar Nero, a sud della Crimea (una delle zone più calde del conflitto), ospiterà un nuovo, grande, progetto enologico, in pieno stile imperialista. Il complesso vinicolo sarà uno dei più costosi al mondo e comprenderà la più grande enoteca della Russia, un museo interattivo dedicato al vino, numerose sale di degustazione, una scuola per sommelier e produttori vinicoli, un centro espositivo, ma soprattutto due cantine per la produzione. La prima sarà costruita seguendo lo stile italiano, con l’aiuto di consulenti del Bel Paese. Mentre la seconda sarà dedicata al vino in stile francese, con consulenti provenienti dalla République. Secondo le stime riportate da The Insider, il valore complessivo di queste cantine si aggirerebbe intorno ai 176 milioni di dollari.

La scelta della città

Gelendzhik non si trova soltanto vicina alla Crimea, ma è anche la città in cui sorge la residenza di Putin, un’immensa villa di quasi 18mila metri quadri con campi sportivi, piscine, un eliporto, una discoteca, una serra e altri servizi di lusso che negli anni hanno suscitato non poche polemiche. Anche il dissidente Aleksej Navalny, morto all’interno della colonia penale di Kharp questo inverno, ne aveva denunciato l’opulenza. Affacciandosi sul mar Nero, il territorio è ideale per la viticoltura, con un clima piuttosto mite e un terreno fertile. Putin infatti non è il primo a investire nella viticoltura della zona: anche Roman Abramovich, amico del presidente ed ex proprietario della squadra di calcio inglese Chelsea, possiede 4 milioni di dollari in terreni e cantine.

L’economia di guerra

Dopo l’aumento di dazi e accise per l’importazione dei beni provenienti da Paesi considerati «ostili» (molti stati europei e più di tutti gli Stati Uniti), la Russia di Putin sta investendo più che mai nel settore produttivo, applicando tecniche e segreti appresi dai competitor in anni di scambi commerciali. La cultura vitivinicola non appartiene solo ai territori europei, ma Paesi come la Georgia, ad esempio, vantano una tecnica e una tradizione molto antiche. Eppure, per la sua «città del vino» il presidente ha scelto come modelli la Francia e l’Italia. La mossa del capo di stato russo non ha solo obiettivi «autarchici». Il proprietario della società Velesstroy, che ha preso in carico il progetto, è il croato Kreshimir Filipovich, soprannominato dai media russi «portafoglio di Putin». Secondo alcune testate indipendenti, la Velesstroy avrebbe infatti il compito di riciclare denaro dalla società statale russa di oleodotti Transneft.

La passione del presidente

Che allo zar piaccia il vino non è una novità. In particolare, il rosso corposo e ricco di tannini. Nel 2013 un monastero greco-ortodosso gli dedicò uno speciale blend creato apposta per accontentare i suoi desideri: 70 per cento di Cabernet Sauvignon e 30 per cento di Limnio, una varietà di uva rossa greca. Nel 2020, la rivista Forbes rivelò che Putin possiede una collezione di vini in una delle più grandi cantine sotterranee al mondo, situata a Cricova, in Moldavia. La sua costruzione risale all’epoca staliniana, un progetto così colossale da servirsi di segnali stradali e semafori per regolare il traffico nei tunnel che separano i caveau. Negli anni precedenti all’invasione dell’Ucraina è stata visitata anche da grandi leader mondiali, tra cui Angela Merkel e Joe Biden.

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