Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 1 ottobre 2022

1 Ottobre 2022
https://www.nuovoparadigma.it/wp-content/uploads/2020/01/rassegna-stampa.jpg

RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

ROMA TODAY

Ventenne morto sul raccordo, è omicidio stradale: Chi l’ha tamponato era
ubriaco

Il 43enne, sottoposto ad alcol test, è risultato positivo. Non gravi gli
altri tre feriti

Dovrà rispondere di omicidio stradale il 43enne che, nella notte, alla guida
di una Bmw sul raccordo, ha innescato una carambola in cui ha perso la vita
A.A., 20enne originario di Fiumicino. L’alcol test a cui è stato sottoposto
ha infatti dato esito positivo. L’uomo era ubriaco e nonostante questo si è
messo al volante della sua vettura. Alle 2 della notte, giunto al chilometro
57 e 900, in carreggiata interna, tra le uscite Pontina e Magliana, ha
tamponato una Fiat Punto, guidata dal 20enne poi rimasto ucciso.

L’impatto ha infatti innescato una vera e propria carambola, con
l’utilitaria trasformata in una biglia impazzita che ha urtato contro il
guardrail e contro altre 2 autovetture. Un ammasso di lamiere, la scena
presentatasi di fronte ai soccorritori. I vigili del fuoco, intervenuti
sulla Fiat Punto, non hanno potuto far altro che consegnare ai medici del
118 un corpo privo di vita.

Nel frattempo gli agenti della stradale, intervenuti sul posto, si erano già
accorti dello stato di alterazione del 43enne alla guida della Bmw. Un
motivo in più, oltre alla prassi, per procedere all’alcol test. I risultati,
arrivati dopo le 9, oltre i limiti di legge hanno reso naturale la
formulazione dell’accusa di omicidio stradale.

Altre tre persone sono rimaste ferite: per loro ricoveri in codice giallo in
ospedale e condizioni giudicate guaribili in pochi giorni.

IL RESTO DEL CARLINO Rimini

Il Jolly riparte dal bracciale anti-alcol per i minori

Questa sera riapre a Novafeltria la discoteca Jolly e tanti giovani della
Valmarecchia non vedono l’ora. Il locale riparte con una serie di novità, a
partire da una sala dedicata agli over 18, e ingressi con consumazione
analcolica per i minori. “Dopo due anni complicati per via delle restrizioni
anti-Covid – dicono gli organizzatori – si torna alla normalità. Niente
greenpass e mascherina, solo consigliata. Nuovo anche lo staff. Ci saranno
serate a tema e sorprese”.

Tra le novità assolute, una rivisitazione degli interni: da questa sera sarà
presente una sala riservata ai maggiorenni chiamata ‘Laser privé’, per
invogliare i ragazzi più grandi a tornare a ballare. Per contrastare poi
l’abuso di alcol tra i minori, all’ingresso ci sarà un rigoroso controllo
dei documenti d’identità, a cui seguirà l’assegnazione di uno speciale
braccialetto, diverso per i minorenni e per maggiorenni. Ai primi saranno
servite solo bevande analcoliche. Sempre sul versante della sicurezza, lo
staff security all’ingresso userà un metal detector. Non mancheranno poi
fuori dal locale controlli preventivi delle forze dell’ordine. Il Jolly è
pronto a ripartire per garantire un luogo di divertimento sano e sicuro, ai
tanti giovani della Valmarecchia.

IL MESSAGGERO

La Spezia, beve gin tonic alla guida e rifiuta alcol test: «Me la gioco al
processo». Multa record da 6mila euro

Per l’uomo anche una denuncia e il ritiro della patente

Sorseggiava un gin tonic mentre era alla guida nelle vie di La Spezia con il
proprio autocarro, ma il cocktail gli è costato caro: fermato dalla polizia
locale, l’uomo è stato multato per 6mila euro e denunciato.

Al volante mentre sorseggiava il cocktail, l’uomo è stato notato dagli
agenti della Polizia locale che dopo averlo seguito lo hanno fermato.
All’apertura della portiera gli agenti sono stati investiti da un forte
odore di alcool, mentre accanto al sedile era montata una staffa per
alloggiare il bicchiere. L’uomo si è però rifiutato di sottoporsi all’alcool
test, nonostante la prova con il precursore dell’etilometro avesse dato
esito positivo. Informato dalle conseguenze ha risposto che «se la sarebbe
giocata al processo». Nemmeno l’intervento del suo avvocato di fiducia è
riuscito a farlo desistere dalla decisione. Ulteriori accertamenti hanno
consentito di appurare che l’uomo non era nuovo a tale comportamento ed anzi
per lui bere alla guida era circostanza non eccezionale.

ANSA Emilia-Romagna

Droga: Ausl Bologna, preoccupa l’aumento dei mix con alcol

Aumenta incidenza consumi su donne, non nativi e minori

Non più tossicodipendenti “classici”, assuntori di una specifica sostanza
illegale, ma sempre più “poliassuntori”, cioè coloro che fanno abuso di mix
di droghe e alcol, in particolare cocaina e alcol e cannabis e alcol.

È il profilo che emerge come il più preoccupante dall’Osservatorio
epidemiologico metropolitano dipendenze dell’Azienda Usl di Bologna il cui
rapporto è stato presentato oggi dal responsabile Raimondo Pavarin.

Il dossier prende in considerazione i cosiddetti “consumatori problematici”,
ovvero coloro che si sono rivolti a un Serd, a un pronto soccorso o che sono
stati ricoverati in un ospedale per problemi correlati all’uso di sostanze
illegali o di alcol.

Quel che emerge, sottolinea Pavarin, è “un cambiamento nelle caratteristiche
delle persone che si rivolgono ai servizi”. Se da una parte diminuisce il
numero di consumatori problematici di sostanze illegali in generale (da
3.625 nel 2020 a 3.330 nel 2021) e di alcol (da 2.622 nel 2020 a 2533 nel
2021), dall’altra aumenta il numero complessivo di consumatori di cocaina,
passando da 1.505 nel 2020 a 1.556 nel 2021. A preoccupare in maniera
particolare, però, è il fenomeno della poliassunzione, spiega Pavarin: “Non
più tossicodipenti classici ma questa fascia legata alla poliassunzione”.

Per quanto riguarda cocaina+alcol si passa dai 253 del 2020 ai 289 del 2021
mentre nel caso di cannabis+alcol, gli 81 poliassuntori del 2020 diventano
97 nel 2021. Complessivamente diminuisce l’età media dei consumatori, da 37
anni nel 2020 a 34.9 anni nel 2021. Ad aumentare è anche l’incidenza su
donne, non nativi e minori. Tra questi ultimi si segnala l’aumento
dell’incidenza del consumo problematico di alcol (0.75 su mille residenti) e
di sostanze illegali (0.54 su mille residenti). A rimanere stabile è invece
il numero di decessi per overdose (10 decessi, come nel 2020), meno della
metà rispetto al 2019 (23 decessi).

IL FATTO QUOTIDIANO

Gianluca Grignani: “Non dipendo dall’alcol né dal gioco, ogni tanto esploro.

Fedez è l’unico che potrebbe fare il premier: paraculo e diverso da me, ma
mi fiderei”

Il Mei quest’anno consegnerà al cantautore la Targa Mei speciale per il
25ennale de La Fabbrica di Plastica che l’artista eseguirà interamente dal
vivo il 16 ottobre al Fabrique di Milano. Sabato primo ottobre, l’artista si
esibirà a Faenza, sul palco del Mei che ha premiato il suo disco come “uno
dei migliori esempi di rock italiano alternativo, fuori dagli schemi
tradizionali del pop italiano dell’epoca”. Grignani si racconta a FQMagazine
in una lunga intervista

Ricordo le notti chiuso in studio. Solo, nel buio mi dicevo: Gianluca,
guarda che se fai questo disco rischi di non fare più questo lavoro”: lo
racconta come se fosse ieri e invece sono passati 25 anni da “La Fabbrica di
Plastica”. Il Mei quest’anno consegnerà a Gianluca Grignani la Targa Mei
speciale per il 25ennale del disco che l’artista eseguirà interamente dal
vivo il 16 ottobre al Fabrique di Milano. Sabato primo ottobre, l’artista si
esibirà a Faenza, sul palco del Mei che ha premiato il suo disco come “uno
dei migliori esempi di rock italiano alternativo, fuori dagli schemi
tradizionali del pop italiano dell’epoca”. “A quei tempi ho spiazzato tutti,
in Italia nessuno si sarebbe permesso di fare un album del genere”, racconta
il cantautore milanese. “C’erano dei tabù, la musica doveva essere fatta in
una certa maniera e io ho fatto quel disco per romperli, ero stufo. Mi sono
trovato un muro addosso. C’è stato un atteggiamento difficile da parte di
tutti, anche da parte dei miei colleghi. Ricordo un chitarrista che non
voleva stare in studio con me, mi prendeva in giro diceva che ero matto e
che non sapevo suonare perché ero mancino. Solo Dalla se ne è accorto che il
mio modo di suonare è solo mio. So io la fatica che ho fatto per imparare a
suonare con la destra. Ecco perché La mia storia tra le dita è tutta in
levare. La mia musica all’inizio era ritmicamente in levare perché facevo
fatica, dovevo trasformare ciò che avevo nella testa e ho avuto subito un
successo tale che capisco che potevo essere fastidioso, ma per fortuna sono
ancora qui. Le persone che mi seguivano già allora, sapevano prima di me chi
ero”.

Quanto l’è costato andare dritto per la sua strada?

Sembrava all’epoca che la pagassi e poi l’ho pagata davvero ma gli altri la
pagheranno di più perché io sono in evoluzione costante, in divenire. Adesso
sono un cowboy, conosco la vita meglio di molti altri nel mio ambiente. Quel
disco avrebbe ucciso chiunque. E invece a me ha salvato vita. Ero scappato
in Sud America dopo un momento assurdo, è stato il delirio, erano tutti
fenomeni sulla mia pelle. Avevano tutti un interesse, le persone intorno
volevano ottenere tutti qualcosa. Non avevo nessuno che mi aiutasse prima
che le cose iniziassero a girare in una certa maniera.

Quel disco ha segnato una significativa rivoluzione per la scena.

La rivoluzione non si fa, accade. Sono rivoluzionario perché continuo ad
esserlo, fin da piccolo sono così. Sono rivoluzionario ma umile, ho scoperto
di riuscire a pensare più agli altri che a me stesso tanto da dovermelo
scrivere addosso (mostra l’avambraccio con su tatuato: ricordati di volerti
bene). Prima, pensavo di dover morire e di poter essere compreso solo dopo
la mia morte e invece è successo che ho preso anche dei premi letterari per
le mie canzoni. L’ultimo, il Federiciano, mi ha scioccato, non me lo
aspettavo, me l’ha consegnato il figlio di Quasimodo”.

Torniamo a “Fabbrica”, da dove nasce quella visione, compreso l’omaggio a
Kubrick nel video?

“Fabbrica è stato un momento di grande ispirazione, avevo bisogno di gridare
come un bambino che non conosce le parole. Ma non cavalco ciò che ti fa
vibrare le corde, potrei farlo, ma ognuno deve vederci ciò che vuole. Io ho
gridato. Collocare la propria visione è da cofanetto. Roger Waters non parla
mai di The Wall, Gilmour lo fa perché non l’ha scritto lui, è però un grande
chitarrista”.

Cosa prova, oggi, per quel ragazzo che era?

Non lo vedo più ma in realtà se l’è cavata, non poteva fare altrimenti. Non
posso dirgli nulla. Era solo ma non se ne rendeva conto. Ero solo,
fastidioso, ribelle, bello o almeno così dicevano. La solitudine esiste come
sensazione, è l’abbandono. A un certo punto mi son trovato senza punti di
riferimento, lo ero per altri ma non avevo nessuno a cui appigliarmi. Ho
pianto molto, proprio qui, in questa stanza, questa casa mi ricorda molte
emozioni. Sono legato emotivamente ai luoghi. Non ero adatto a quei tempi,
io venivo dal grunge, ero facilmente attaccabile e i media stupidamente non
capivano i miei messaggi. Tendevano a non farmi passare per ciò che ero e mi
venivano addosso. Allora non era facile accettarmi, però c’era qualcosa che
voleva comunque io continuassi a fare questo lavoro ed era la gente. Io devo
solo ringraziare la gente. Perché è per merito loro che io esisto. Pochi
giorni fa, all’Arena non riuscivo quasi a parlare tante erano le grida del
pubblico. Questo affetto mi viene dato perché sono uno di loro, non perché
sono bravo e bello ma perché li rispetto, perché salgo sul palco senza
sentirmi migliore di loro, senza ergermi.

Oggi Fabbrica è considerato un capolavoro. Cosa è cambiato da allora?

È successo che le nuove generazioni si sono rivoltate e quelle vecchie hanno
perso questo strano concetto su di me che faceva comodo, senza che io abbia
fatto nulla per cambiarlo. I media ti usano per quel che gli conviene:
Grignani andava bene come ragazzo bello e ribelle. Io ho fatto in modo che
la gente cambiasse la visione dei media, ha deciso il mio pubblico cosa sono
e questo non me lo toglie nessuno. Viviamo in un momento in cui le cose sono
davvero cambiate. Dopo Gesù Cristo e i Beatles, la rivoluzione adesso la fa
il web. Non esiste più il prototipo né l’icona da imitare perché il pubblico
comprenda la tua arte, se parliamo di arte fatta per comunicare non solo per
vendere, altrimenti non è arte. Oggi il sistema permette di andare avanti a
chi ha del potenziale umano, ecco perché mi arriva un riconoscimento in più
in questo momento. È giusto e mi permette di andare avanti e di scrivere, io
lo reputo giusto altrimenti devo crepare per essere considerato? ma ho solo
50 anni e presto pubblicherò una trilogia, “Verde Smeraldo”. Lo devo a
Stefania, una mia amica che non è più con noi. Lei mi ha insegnato la
rivoluzione.

Anche “Non dirò il tuo nome” è dedicata a lei?

No, lei era Sara, la mia fidanzata. La stessa per cui ho scritto “La mia
storia tra le dita”. Mi sono innamorato una volta sola a 16 anni e a
quell’età non si può parlare di amore, quindi credo di essere
sentimentalmente vergine. Scrivo d’amore immedesimandomi, ma mi manca. Nei
miei pezzi, costruisco una donna per come vorrei che fosse. Non so come
potrebbe essere incontrarla, adesso che ho 50 anni.

Che ricordi ed emozioni associa ai suoi primi successi?

Sono uscito fuori senza che neanche vedessero la mia faccia e con “La mia
storia tra le dita” ho venduto 60mila copie, poi sono arrivato e ho
combinato un casino. Se non mi facevo vedere era meglio. In Italia si
tendeva a manipolare molto, si tendeva a fagocitare tutto. L’anno dopo, non
volevano che andassi a Sanremo con “Destinazione Paradiso” ma con “Una donna
così”: volevano plasmarmi e io gli ho distrutto tutto, gli ho portato via la
pentola d’oro ma l’ho fatto col cervello più di quanto si possa pensare.
Sono così da quando sono nato, ho dovuto imparare a difendermi ma non lo
farò mai abbastanza da me stesso.

Per lei cosa significa essere un artista?

L’artista accende un faro dove altri non lo fanno e non può fare altrimenti,
è la sua condizione esistenziale. Non è stato facile accettare questa cosa,
per una persona come me. Mi fa paura sentirmi un artista, sapere di essere
diverso. Forse non mi crederai, ma sono un buono, sono umile. Più gente c’è
ai concerti e più io tendo ad abbracciarli, a comunicare. C’è una parte di
me che ne ha bisogno di farlo, è come una lingua che mi fa parlare con gli
altri. Sono un artista figlio di più dei tempi che corrono che di quelli da
cui sono venuto fuori. Dovevo capire chi fossi e accettare che lo potessi
fare anche se gli altri non mi davano questa possibilità, perché non volevo
mercificare la mia musica.

Però ha scritto anche lei pezzi commerciali.

L’aiuola era un gioco che ha funzionato, i Beatles hanno fatto Yellow
Submarine. Volevo fare dimostrare a me stesso che potevo fare una hit estiva
senza problemi.

Oggi, con il web, crede sarebbe diverso rispetto ai tempi di “Fabbrica di
Plastica”?

Adoro i Måneskin e credo che il web oggi gli abbia permesso di fare quello
che prima non si poteva, ma anche per me è così, ho 50 anni e faccio ancora
musica interessante, non c’è nessun divario tra me e la nuova generazione di
artisti. Blanco, Irama e Rkomi mi chiamano leggenda, credo di essere
transgenerazionale. Il web ci dà la possibilità di andare ovunque, essere
famosi tra un po’ sarà fuori moda. Il potere ormai è volatile. Noi siamo
ancora nel Medioevo perché non ce ne rendiamo conto di quanto siamo liberi.
Il sistema oggi è rivoltabile e il futuro non è più di quelli furbi ma di
chi ha del potenziale umano, è questa la vera rivoluzione.

Lei è di ispirazione per molti, ma chi ispira Grignani?

Neil Young ha fatto il mio stesso viaggio, ha anche lui quel tipo di
atteggiamento. Non ha ancora capito chi è, è un artista enorme. All’epoca,
si staccò dai CSNY perché per lui erano troppo pop: questa è la solitudine.
Non voleva essere etichettato. Chi fa arte non deve avere interessi
economici, io non ho mai cercato tanti soldi, l’80% dei miei colleghi pensa
ai soldi e poi magari non li fa. Oppure smettono di essere artisti. Avrei
voluto fare un disco come “The Bends” dei Radiohead, neanche loro volevano
essere catalogati e perciò Tom York, quando ha iniziato a parlarsi addosso
ha fatto un altro gruppo, The Smile. Mi ispiro anche a Picasso e Van Gogh, a
Charlie Chaplin, a Kafka, a Poe. Non sopporto Dostoevskij. Adoro Bob Dylan
che a 20 anni aveva già capito tutto».

Spesso è stato demonizzato, negli ultimi tempi.

Non sono un santo e da che si pensi, non sono uno che beve volentieri,
guarda quanto è distante da me la demonizzazione di cui tu parli. Da qui
alla piazza del paese più vicino su 30 persone chi è santo? Non dipendo
dall’alcol né dal gioco. Certo, ogni tanto esploro ma non ho dipendenze
perché non ho mai visto nessuno uscirne. (*) Mio nonno è stato portato via
dall’alcool, era anche lui un musicista. Il gioco mi annoia, già la parola
dipendenza mi annoia perché ho un cervello sempre in movimento. Non mi
interessa ciò che si dice di me, il tempo darà più ragione. Me ne frego
quando è il momento di farlo e ci riesco bene. Anche delle critiche piovute
sulla mia esibizione di Sanremo, l’ho saputo dopo dieci giorni che rompevano
le palle. Lo sapevano persone che lavoravano con me. Ho capito subito che
era una cazzata. Prima, mi struggevo stupidamente ma a un certo punto ho
capito che certi miei atteggiamenti sembrano surreali solo a chi crede che
le favole non esistano, perché non ha possibilità di cambiare o non vuole
farlo.

Crede nel potere della musica per poter agire sulla società civile?

Non sono politico ma se c’è da prendere posizione lo faccio e se ci fosse la
possibilità scenderei in campo, non per fare il fenomeno ma come soldato.
L’unico che può fare il presidente del Consiglio in Italia è Fedez: è
intelligente, semplice e furbo. Anche se è distante da me, ha una
personalità abbastanza paracula per fare il presidente: è l’unico di cui Io
mi fiderei.

Nella sua vita, c’è qualcuno di cui si fida?

Le persone di cui posso fidarmi sono quelle entrate da poco nella mia vita,
sapevo che prima o poi le avrei incontrare a furia di scremare e andare
avanti. Hanno capacità particolari non solo artistiche ma anche umane.
Lavorare con me significa fare delle scelte, fare una vita piuttosto che
un’altra, stare su un cavallo. Starmi vicino è difficile ma sono uno di cui
ci si può fidare. Però con me bisogna volare alto, avere delle idee, sono
inquieto, questa è la fatica di accettare di essere un artista. È difficile
essere per natura fuori dal coro. Vorrei morire il più tardi possibile, ho
tante cose da scrivere e da dire. Credo di avere un senso per cui scrivo, un
sweet spot sulla Terra. Non ero fatto per un’altra vita, ci ho provato.

(*) Nota: “ogni tanto esploro ma non ho dipendenze perché non ho mai visto
nessuno uscirne” è una frase che pare rivelare l’opposto di quello che dice.

ROMA TODAY

Ubriaca in un locale infastidisce i clienti e poi aggredisce i carabinieri

I fatti ad Anguillara Sabazia

Ubriaca in un locale ha prima dato in escandescenze nei confronti dei
clienti, poi ha aggredito i carabinieri intervenuti su segnalazione del
titolare. I fatti in un locale di Anguillara Sabazia. Qui una 33enne romena
è stata arrestata per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Una serata tranquilla si è per lei trasformata nell’anticamera di guai con
la giustizia. Colpa di diversi bicchieri di troppo. In stato di alterazione,
ha infatti iniziato ad infastidire gli altri clienti del locale. Il titolare
ha tentato di allontanarla una prima volta, una seconda. Quindi la decisione
di chiamare i carabinieri.

I militari della stazione di Anguillara hanno cercato di riportare la calma,
ma la donna in tutta risposta ha aggredito anche loro. A quel punto sono
scattate le manette.

CORRIERE ADRIATICO

Pesaro, ubriaco a 17 anni rapina due coetanei e aggredisce i carabinieri: il
baby bullo va in carcere

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

Associazione Nuovo Paradigma O.N.L.U.S. – C.F. 91071720931