Alcologiarassegna stampa vino birra e altri alcolici del 7.1.21

7 Gennaio 2021
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RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta

CORRIERE DELLA SERA CARDIOLOGIA

CARDIOLOGIA

Chi soffre di aritmie dovrebbe rinunciare del tutto all’alcol?

*Dosi eccessive di alcol possono determinare un aumento della frequenza
cardiaca e facilitare l’insorgenza di aritmie come la fibrillazione atriale*

di Claudio Tondo

Soffro di fibrillazione atriale, il cardiologo mi ha vietato di bere alcol
perché potrebbe favorire le aritmie. Davvero qualche bicchiere di vino può
danneggiare seriamente la mia salute? Voi che cosa ne pensate?

*Risponde Claudio Tondo, coordinatore Aritmologia, Centro Cardiologico
Monzino IRCCS, Milano.*

La relazione tra ritmo cardiaco e assunzione di alcol è nota da tempo, ma
bisogna fare chiarezza. In linea generale dosi eccessive di alcol,
esercitando un’azione eccitante sulle cellule del cuore, possono
determinare un aumento della frequenza cardiaca e facilitare l’insorgenza
di aritmie come la fibrillazione atriale.

*Cardiomiopatia dilatativa*

Bisogna inoltre ricordare che l’assunzione cronica di alcol in dosi
significative può portare allo sviluppo di cardiomiopatia dilatativa, che
provoca un incremento dei volumi delle camere cardiache (atri e ventricoli)
e una riduzione della contrattilità: due presupposti cruciali per
l’insorgenza di fibrillazione atriale.

*Rischio bevande fredde*

Un altro aspetto da sottolineare è la temperatura: sembra infatti che
l’’assunzione di alcolici ghiacciati, o molto freddi, favorisca
particolarmente l’insorgenza di aritmie. Ciò si verifica perché lo «stimolo
vagale», attivato dal freddo, determina una riduzione eccessiva della
frequenza cardiaca, ponendo le condizioni ideali per l’insorgenza di
fibrillazione atriale.

*Dosi moderate concesse*

Fatte queste osservazioni, non dobbiamo generalizzare. L’assunzione di
vino, in particolare rosso a temperatura ambiente, in dosi moderate (1-2
bicchieri al giorno per gli uomini, mezzo o uno per le donne) non va
necessariamente demonizzata. Certo, dobbiamo tenere in considerazione le
risposte cliniche individuali che possono variare da persona a persona: *chi
riconosce che una dose anche moderata di alcol favorisce l’insorgenza di
anomalie del ritmo cardiaco (ad esempio provoca extrasistole), è bene si
astenga dal consumo o lo riduca sensibilmente*. (*)

*Attenzione anche al cibo*

Ma attenzione: le anomalie del ritmo indotte dall’alcol spesso si
verificano in concomitanza di un’alimentazione più abbondante, per cui la
moderazione è anche rivolta alla quantità di cibo introdotta: gli eccessi a
tavola, infatti, possono favorire un’eccessiva distensione gastrica che, a
sua volta, si esprime con uno stimolo vagale capace di innescare un’aritmia.

(*) Nota: oltre alla mancanza di congiuntivi, in questa frase c’è anche una
mancanza di buon senso. Dosi moderate di alcolici alterano la percezione di
sé, con quali strumenti un bevitore potrebbe riconoscere l’insorgenza di
anomalie del ritmo cardiaco?

DILEI

Alcol e farmaci: perché può rivelarsi un mix pericoloso

*In generale, è buona norma non consumare mai alcol con nessun farmaco. Ma
ecco le principali interazioni*

Luana Trumino

ESPERTA DI BENESSERE

7 Gennaio 2021

La modalità di assunzione delle bevande alcoliche può determinare
importanti conseguenze per la salute. In particolare, evitare qualsiasi
bevanda alcolica durante una terapia farmacologica è una buona regola che
dovremmo sempre rispettare.

Ma perché questo mix può rivelarsi pericoloso? E quali sono le principali
interazioni tra alcol e farmaci? A fare chiarezza sono gli esperti che
hanno messo a punto le Linee guida per una sana alimentazione (revisione
2018).

Molti farmaci – si legge nel documento – vengono metabolizzati nel fegato
dagli stessi enzimi che metabolizzano l’alcol. Questo comporta un duplice
rischio: l’assunzione di alcol con questi farmaci comporta un rallentamento
dello smaltimento sia dell’alcol che del farmaco, con conseguenti fenomeni
di sovradosaggio. Se invece un bevitore abituale consuma il farmaco lontano
dall’assunzione di alcol, correrà il rischio di accelerata eliminazione del
principio attivo perché l’assunzione cronica di alcol avrà fatto sì che i
sistemi enzimatici agiscano più rapidamente.

*Attenzione agli effetti*

La raccomandazione, dunque, è quella di prestare la massima attenzione sia
per evitare effetti collaterali o avversi, a volte anche gravi, sia per
garantire che le terapie effettuate mantengano la loro efficacia
(scongiurando la riduzione o il rafforzamento degli effetti dei principi
attivi). Non a caso, in tanti foglietti illustrativi presenti nelle
confezioni dei farmaci è riportata l’avvertenza di queste possibili
interferenze, o l’esplicita indicazione di interrompere il consumo di alcol
durante la terapia farmacologica.

*Quali sono le più comuni*

Come si legge nella tabella redatta dagli esperti del Crea, le principali
interazioni tra alcol e farmaci avvengono in questi casi:

Sedativi, ipnotici, antidepressivi, ansiolitici, analgesici, barbiturici,
antipsicotici, antistaminici. L’etanolo contenuto negli alcolici potrebbe
rafforzare l’effetto sedativo di questi farmaci generando sonnolenza,
scarsa vigilanza e perdita di lucidità che potrebbe portare fino a crisi
respiratorie.

Attenzione anche quando si assumono anticoncezionali orali e antibiotici
come tetracicline, chinoloni ecc. In questo caso, l’alcol potrebbe
diminuire l’attività e/o la concentrazione nel sangue, rendendo il farmaco
inefficace. L’etanolo, con farmaci anticoagulanti, oltre a questi effetti
potrebbe causare un grave rischio di sanguinamento se l’assunzione di alcol
non viene sospesa.

Anche alcuni antidiabetici vengono potenziati dall’assunzione contemporanea
di alcol, per cui si possono avere crisi ipoglicemiche con alterazione
della lucidità mentale.

Altri farmaci di uso comune come il paracetamolo o l’ibuprofene possono
avere effetti tossici o dannosi poiché possono interagire con la
metabolizzazione dell’alcol, causando arrossamento della pelle, nausea,
vomito, palpitazioni e abbassamento della pressione.

È bene quindi chiedere sempre al farmacista o al medico se il farmaco che
stiamo prendendo sia compatibile con il consumo di alcol e leggere sempre
il foglietto illustrativo.

IL FATTO QUOTIDIANO

Più alcol dipendenza in pandemia?

07 GEN – Gentile Direttore,

il clima denso di timori e incertezze nel quale viviamo da ormai 10 mesi,
unito ad una genuina preoccupazione per la salute e per l’organizzazione
della sanità, offre l’occasione di riflettere in forme nuove sulle priorità
che un’efficace azione di salute pubblica deve saper indicare. Ed è
indubbio che, nel pieno di una pandemia, lo sforzo e le risorse
dell’organizzazione sanitaria debbano essere indirizzate prioritariamente
verso una risposta il più possibile rapida al problema della diffusione del
contagio attraverso misure di contenimento, nonché verso la cura di
pazienti più a rischio e la disponibilità – il prima possibile – di un
vaccino sicuro.

Ne deriva però di conseguenza il fatto che l’impegno professionale ed
economico-organizzativo scatenato dalla pandemia rischia di mettere sullo
sfondo le problematiche e la gestione delle patologie ordinarie, con non
pochi effetti deleteri sul piano diagnostico e terapeutico, di cui presto
si dovrà fare un’adeguata e trasparente contabilità. Occorre in altre
parole non dimenticarsi di quanto continua ad accadere su quello sfondo.

Tra le varie questioni di questo tipo, una che il momento attuale invita a
considerare in modo particolare è quella del disagio psicologico e della
sofferenza psichiatrica che derivano non solo dallo stress legato al
pericolo della infezione da Covid 19, ma anche da quello provocato
dall’isolamento, dalle mancate relazioni, dalle nuove condizioni di lavoro
e dall’eccesso di prossimità con i propri famigliari durante la chiusura.
Un’analisi in tal senso è stata condotta su un campione nazionale tra i 18
e i 75 anni da un gruppo di psichiatri dell’Università Cattolica di Roma,
da cui si evince che il 62% degli italiani ha affrontato il confinamento
senza alcun reale disagio psichico, ma il 38% ha invece registrato segnali
di disagio, per metà moderato e per metà severo.

Molti osservatori sottolineano a questo proposito che si tratterà di un
impatto a lungo termine di questo disagio, impatto che si misurerà anche in
termini di danno legato al fenomeno delle dipendenze patologiche, nel campo
dell’alcol e delle sostanze. Tra questi la denuncia lanciata dall’articolo
di M. Calandri sul sito di Repubblica del 18 dicembre scorso, che avanza
l’ipotesi, sicuramente plausibile ma tutta da verificare e decisamente
allarmistica, secondo la quale ansia e stress da confinamento metterebbero
a dura prova individui anche giovani, alcuni dei quali cercano poi forme di
automedicazione surrettizia ed autogestita, ad esempio attraverso il
consumo esagerato di alcol.

In merito a ciò va detto che in realtà analisi accreditate, ed in
particolare le indagini nazionali ed internazionali che cominciano ad
essere pubblicate in questo periodo, evidenziano che i giovani, soprattutto
nella fascia di età più bassa, hanno diminuito negli ultimi mesi le
occasioni di consumo e di abuso di alcol precedentemente legate alle uscite
fuori casa e sospese durante il confinamento.

E se è pur vero che i dati di vendita hanno mostrato sin dall’inizio della
pandemia un aumento degli acquisti di bevande alcoliche rispetto al periodo
precedente, non è ovvio dedurre da questo dato una indicazione di aumento
dei consumi (e a cascata della dipendenza, tanto meno precoce), vista la
riduzione dei consumi fuori casa.

Un articolo da poco pubblicato su Alcohol and Alcoholism a firma P.
Anderson (stimato osservatore dei fenomeni di alcol-dipendenza) mostra,
attraverso un’analisi attenta dei dati britannici, che i consumi delle
famiglie britanniche misurati sugli acquisti in eccesso durante il lockdown
(+41%) non compensano i mancati acquisti delle stesse nel canale fuori
casa, con un saldo finale sui consumi pari a un trascurabile 0,7%. Ben
lontano dunque dalle ipotesi avanzate rispetto al consumo eccedentario di
alcol da parte dei giovani in periodo di pandemia e di confinamento a casa.

Anche rispetto all’aumento degli acquisti on line, per i quali si parla di
una crescita a 3 cifre, va considerato che essa compensa la chiusura del
canale fuori casa, non è generalizzata né tipica dei giovani, e non
rimbalza con la stessa grandezza sui consumi reali.

Soprattutto dobbiamo ricordare che il fenomeno delle dipendenze, da alcol
ma anche da altre sostanze, deriva nella maggior parte dei casi da un
disagio psichico ed esistenziale preesistente e dai problemi legati
all’incertezza e all’ansia rispetto al futuro, che non nascono certo con la
pandemia, come ampiamente analizzato negli studi ormai ventennali
dell’Osservatorio Giovani e Alcol (OPGA).

Le statistiche segnalano da tempo, oltre all’aumento delle patologie
croniche, spesso in forma plurima, anche l’aumento del disagio psicologico
e mentale, che si manifesta in particolare tra i giovani sotto i 34 anni,
tra gli stranieri, tra le donne, tra i disoccupati e tra i cittadini del
Nord del paese. Ed il disturbo più diffuso risulta essere la depressione,
che coinvolge secondo dati Istat quasi 3 milioni di persone.

Occorre quindi guardare al complesso dei fenomeni legati al disagio
giovanile, e soprattutto alle iniziative di prevenzione e di arginamento
degli effetti più problematici del disagio, a cominciare dall’impegno
sociale ed economico per il sostegno di ambiti di vita e di formazione nei
quali sviluppare relazioni sociali significative, dialogo, condivisione,
mutuo aiuto, solidarietà di territorio. (*)

È in parte anche il tema del “welfare locale”, venuto a galla con tanta
drammaticità in questo periodo, che dovrebbe andare di pari passo con
l’integrazione dei servizi e la continuità assistenziale.

*Carla Collicelli CNR- CID Ethics Segretariato ASviS Vice Presidente
Osservatorio Giovani e Alcol*

(*) Nota: alcune problematiche sono correlate al consumo di alcolici, quasi
sempre senza poterne distinguere il reale rapporto causa/effetto.
L’Osservatorio Permanente Giovani e Alcol – emanazione dell’Assobirra non
affronta il problema principale: l’abnorme disponibilità di alcolici.

METEOWEEK

Ubriaco pianta la tenda a Venezia per visitare la città

*Un tedesco ubriaco pianta una tenda a Venezia per girare per la città e
visitarla, nonostante il Covid.*

Gabriella De Rosa

Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia del coronavirus e l’assenza
di turismo a Venezia, c’è chi decide di visitarla. Il viaggiatore decide un
modo alternativo di visitare la bellezza di Venezia. L’uomo era giunto da
Monaco due giorni fa. Ha scelto di campeggiare in pieno centro storico a
Venezia piantando la propria tenda ai Giardini di Castello, a due passi
dalla Biennale. Il 35enne tedesco è stato sanzionato dalla polizia locale e
allontanato con daspo. Prima di essere preso dalle forze dell’ordine il
campeggiatore abusivo si era avviato verso piazza San Marco, dopo aver
sistemato la sua tenda. Ieri pomeriggio la polizia è intervenuta mentre
perlustrava i giardini e ha trovato la tenda, poi ha intercettato il
tedesco in evidente stato di ebrezza verso San Marco, nelle calli adiacenti
alla Torre dell’Orologio.

L’uomo, giunto in treno da Monaco, è stato sanzionato sia per il campeggio
abusivo che per lo stato di ubriachezza. Infine, è stato raggiunto da un
provvedimento di daspo dal centro storico di Venezia per 48 ore. Il
trasgressore dovrà pagare una sanzione di 400 euro.

RETE8

Ortona: bar chiuso due volte in due giorni

BARBARA ORSINI 07/01/2021

Chiuso per due volte in due giorni un bar di Ortona, il titolare denunciato
per aver somministrato alcolici ad un avventore visibilmente ubriaco che
insieme ad altri 10 sono stati sorpresi senza D.P.I. e, quindi, sanzionati.

Controlli dei carabinieri per il rispetto delle norme di comportamento di
contrasto alla pandemia da CoViD-19 in occasione della festività
dell’Epifania. Nel centro commerciale “Ortona Center” un equipaggio
dell’Aliquota Radiomobile è intervenuta su segnalazione al 112 per la
presenza di un avventore privo di mascherina. L’uomo è stato individuato e,
dopo non poche insistenze e rimostranze, ha fornito ai carabinieri i
documenti di identità ed è stato, quindi, sanzionato per il mancato uso dei
D.P.I. ed invitato ad indossare la mascherina protettiva.

La stessa sera, a notte fonda, sempre un equipaggio dell’Aliquota
Radiomobile è intervenuto in un noto bar del centro urbano dove ha
sorpreso, con la serranda semiabbassata, 6 avventori intenti a consumare
alcolici e senza indossare la mascherina. Tutti sono stati sanzionati; uno
di loro era visibilmente sotto i fumi dell’alcool e gli è stata contestata
anche la sanzione per ubriachezza in luogo pubblico mentre il gestore è
stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di
Chieti per avergli somministrato ancora alcolici quando già era
visibilmente ubriaco.

Il bar è stato chiuso in attesa dei provvedimenti della Prefettura di
Chieti ma la sorpresa è stata che il giorno seguente i carabinieri della
stazione di Ortona, nel verificare l’ottemperanza di sospensione delle
licenze disposta il giorno precedente, hanno constatato che il locale era
aperto e che serviva regolarmente bevande ad altri 5 avventori che, anche
in questo caso, non indossavano i dispositivi di protezione individuali e
sono stati quindi sanzionati mentre il bar è stato nuovamente chiuso così
come è stata informata la Prefettura di Chieti.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

Associazione Nuovo Paradigma O.N.L.U.S. – C.F. 91071720931