RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta
QUOTIDIANO NAZIONALE
Bellantone (ISS): ad adulti mezzo calice vino a pasto non fa male
10 feb 2025
*Milano*, 10 feb. (askanews) – Nel suo rapporto del giugno 2024,
l’Organizzazione mondiale della sanità associa il consumo di alcol ad oltre
200 problemi di salute, evidenziando che gli effetti negativi dipendono
sopratutto dalla quantità consumata e dalla frequenza degli eccessi. Questo
tema da sempre molto discusso riguarda naturalmente anche il vino, la cui
percentuale di alcol è di gran lunga inferiore a quella dei distillati ma
per il quale in Europa si torna a parlare di nuove misure per limitarne il
consumo, tra cui l’introduzione in etichetta delle avvertenze sanitarie.
Sul consumo di alcol, askanews ha chiesto un breve commento a Rocco
Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) organo
tecnico scientifico da sempre molto attento e prudente su questo tema così
delicato e attuale. “Io direi che bisogna fare molta attenzione agli
alcolici in genere, al vino, soprattutto negli adolescenti” ha spiegato
Bellantone a margine dell’inaugurazione del master sulla riabilitazione del
paziente fragile promosso da Maugeri e Università di Pavia, ricordando che
“oltre un 1,8 mln dei nostri giovani consumano alcol, 700mila di questi
hanno avuto degli episodi di ubriacatura e 300mila di questi sono arrivati
sino al coma etilico: quindi bisogna stare molto attenti. Dopodiché – ha
concluso parlando degli adulti – mezzo bicchiere a pasto è un qualcosa di
piacevole e non dannoso”. (*)
(*) Nota: secondo l’OMS non esiste una dose di alcolici senza rischi. Il
presidente dell’Istituto Superiore di Sanità non è d’accordo.
DOMANI
Basta allarmismo su giovani e alcol, l’emergenza non c’è (*)
*Franca Beccaria, sociologa *10 febbraio 2025
Sebbene la questione risalga a 30 anni fa e ogni anno sia stato dipinto dai
media come più drammatico del precedente, molti studi (qualitativi e
quantitativi) smentiscono quasi tutte le affermazioni ricorrenti
*Da oltre 30 anni studio il fenomeno del bere da un punto di vista
sociologico, con particolare attenzione ai giovani. Per questa ragione
faccio un salto sulla sedia ogni volta che vedo un titolo di giornale sul
tema. Poi, con rassegnazione, leggo sapendo già cosa mi aspetta. *L’articolo
apparso su Domani lo scorso 22 gennaio è perfettamente in linea con i toni
allarmistici usati dai media negli ultimi 20 anni. Chi sui giornali scrive
di giovani e alcol sembra si senta sempre in dovere di usare espressioni
quali “pandemia alcolica”, “generazione alcolica”, “allarme alcol”, “teneri
alcolisti” e fare gran uso di percentuali piegate a supporto della tesi di
partenza: cresce l’allarme alcol tra i giovani.
Non è difficile, basta scegliere un numero, un dato puntuale, senza neppure
grattare oltre l’etichetta per interrogarsi cosa quel numero misuri
realmente. Ed è così che, ad esempio, dal rapporto della Commissione
europea (Oecd, 2024) si riporta che, in linea con i dati Usa, oltre il 30
per cento dei 15enni si è ubriacato più di una volta nella vita,
concludendo che anche in Italia il trend sarebbe cambiato, ovviamente in
peggio.
*Trend in diminuzione *Tuttavia basterebbe leggere con un minimo di
attenzione il rapporto per mettere in dubbio queste certezze: «Osservando
le tendenze a lungo termine, si è registrata una significativa diminuzione
della percentuale di adolescenti che riportano episodi ripetuti di
ubriachezza negli ultimi due decenni. Nel 2002, il 39 per cento dei ragazzi
di 15 anni nei paesi dell’Ue dichiarava di aver vissuto episodi ripetuti di
ubriachezza, ma questa percentuale è scesa al 23 per cento nel 2022».
È dunque vero che adolescenti e giovani bevono sempre di più? Secondo i
dati relativi al 2022 riportati dall’ultima relazione al parlamento
sull’alcol, il trend degli ultimi 10 anni è in diminuzione in tutte le
fasce di età giovanili (11-24 anni), tranne tra le ragazze di 18-24 anni.
La riduzione è significativa tra gli 11-17enni, sia maschi sia femmine.
Anche il dato sulla cosiddetta abbuffata alcolica (binge drinking) è in
diminuzione, tranne tra le ragazze, andamento confermato dallo studio
europeo Espad (2023).
Il decremento dei consumi di alcolici nelle società occidentali, in
particolare tra i giovani, è una tendenza in corso sin dal primo decennio
del nuovo millennio, tanto che sembra che il bere abbia perso il suo
fascino nella Generazione Z. Ma quali sono le ragioni? È una domanda che ha
sollecitato gli studiosi e sono già molte le pubblicazioni e i convegni sul
tema. Peccato che questo tema in Italia non solo non susciti interesse ma
in pochi sembrano essersene accorti.
*De-normalizzazione del bere *Il fenomeno è complesso e influenzato da
diversi fattori sociali, culturali ed economici. Questa tendenza può essere
attribuita a una maggiore consapevolezza degli effetti nocivi dell’alcol,
all’attuazione di iniziative di prevenzione associate, a cambiamenti
normativi ma soprattutto sociali.
È sicuramente maggiore la diffusione di stili di vita salutari, ma sono
mutate anche le norme sociali: mentre fino a poco tempo fa essere astemio
implicava il rischio (o almeno il timore) di essere esclusi dal gruppo,
oggi tra i giovani, soprattutto tra i giovanissimi, si assiste a una sorta
di de-normalizzazione del bere. Ci si interroga inoltre sul ruolo dei
social, che hanno cambiato le abitudini di svago dei giovani, oggi più
propensi a restare a casa. (**)
Sebbene la questione alcol e giovani risalga a 30 anni fa e ogni anno sia
stato dipinto dai media come più drammatico del precedente, molti studi
(qualitativi e quantitativi) smentiscono quasi tutte le affermazioni
ricorrenti. Le denunce allarmistiche sul bere giovanile spesso incolpano i
giovani di aver abbandonato la cultura tradizionale del bere, come se
questa fosse esente da rischi, a favore di stili di consumo orientati
all’intossicazione tipici delle culture nordiche.
In realtà le evidenze smentiscono questa ipotetica omologazione e indicano
che le nuove generazioni riflettono maggiormente sugli effetti ricercati
nell’alcol e sullo spazio temporale, sociale, psicologico da riservare
all’uso occasionale più intenso. Rispetto al bere “tradizionale” poi in
pochi ricordano che alla fine degli anni ’70 il consumo di alcol pro capite
in Italia era quasi tre volte rispetto a quello di oggi: circa 20 litri di
alcol puro contro gli attuali 7,8!
Queste riflessioni vogliono essere un invito a guardare alla complessità
del fenomeno, senza ridimensionare i problemi nel breve e nel lungo
termine legati agli eccessi alcolici.
*Franca Beccaria, sociologa, è presidente dell’Istituto di ricerca e
formazione Eclectica+ e coordinatrice scientifica del master EMDAS
(European Masters in Drug and Alcohol Studies) *(*) Nota: il consumo di
alcolici è la prima causa di morte nella fascia giovanile. Perché mai non
si dovrebbe essere allarmati?
(**) Nota: la denormalizzazione degli alcolici, analogamente a quanto è
accaduto per il tabacco, è l’inevitabile destino degli alcolici, oltre che
un
obbiettivo dell’OMS.
WINENEWS
Beca, arriva anche il no di Confagricoltura: “per il vino inasprimento
delle misure inaccettabile”
*Un’altra presa di posizione contraria al Documento di revisione del Piano
Ue di prevenzione del cancro: “va contro un settore vitale per
l’economia” *Bruxelles,
11 Febbraio 2025
In Europa c’è un tema che sta facendo molto discutere ed è la revisione del
Beca (Beating Cancer Plan) a cui il mondo del beverage guarda con
attenzione in un momento storico complicato per il settore. Nello Staff
Working Document che la Commissione Ue ha firmato il 4 febbraio si parla di
strategie per ridurre tanti fattori di rischio, tra cui “il consumo dannoso
di alcol” (ma anche, per dovere di cronaca, il fumo, l’obesità, la mancanza
di attività fisica, l’esposizione a sostanze inquinanti ed a radiazioni, e
così via, ndr). Le proposte che riguardano il consumo di alcol con tanto di
aumento delle tasse, limitazioni alla comunicazione e alla promozione,
hanno acceso un campanello di allarme nel settore. Critiche al documento
sono già arrivate da Unione Italiana Vini (Uiv), Coldiretti e Filiera
Italia, Cia – Agricoltori Italiani e Città del Vino, e, all’elenco, si
aggiunge anche Confagricoltura.
Il presidente della Fnp Vino di Confagricoltura, Christian Marchesini, ha
spiegato che “i contenuti del recente documento della Commissione Ue per la
modifica del piano del 2021, il Beating Cancer (Beca), sono addirittura
peggiorativi rispetto al Piano di tre anni fa, già bocciato
dall’Europarlamento. Per il settore vitivinicolo, già alle prese con un
periodo difficile per la minaccia dei dazi, il calo dei consumi e le forti
incertezze sul futuro, un inasprimento delle misure è inaccettabile in
questi termini”.
Marchesini ha chiarito che “non ci opponiamo ai principi ispiratori del
Beca, ma il vino è innanzitutto cultura, derivante da pratiche agricole che
arricchiscono i territori, elemento fortemente legato al concetto di Dieta
Mediterranea Patrimonio dell’Umanità, e pertanto non può essere paragonato
a una semplice bevanda alcolica”. (*)
Confagricoltura dice che “la Commissione Europea sta invece preparando
nuove misure che riguardano l’accessibilità dei prodotti (ad esempio
prezzi, tassazione e acquisti transfrontalieri), l’informazione ai
consumatori e la regolamentazione della pubblicità degli alcolici” e si
appella “agli europarlamentari italiani per riportare ad un livello
scientifico e pragmatico le discussioni su un documento che va contro un
settore vitale per l’economia italiana ed europea”.
(*) Nota: il vino è cultura, esattamente come lo sono le armi in USA, e per
lo stesso motivo la famigliarità minimizza la percezione dei suoi rischi.
Il vino non fa parte della dieta mediterranea. Provate a cercarlo nella
piramide alimentare della Fondazione Dieta Mediterranea.
*https://www.fondazionedietamediterranea.it/dieta/la-piramide-alimentare/
<www.fondazionedietamediterranea.it/dieta/la-piramide-alimentare/>*
IL RESTO DEL CARLINO
Nuovo codice della strada, il vino nei ristoranti alla prova della riforma:
“Vendite, calo drammatico”
*I nuovi divieti più stringenti per un tasso alcolemico oltre 0,8 suscitano
timori. E alcuni gestori sono diventati ’creativi’: l’Osteria del
Ferrovecchio propone un servizio navetta, e a Cesena c’è il ’salvapatente’
grazie a un B&B *11 feb 2025
*SOFIA VEGEZZI Forlì*, 11 febbraio 2025 – Alcolock, divieti per chi guida,
sanzioni. Queste novità nel codice della strada hanno suscitato un forte
panico generalizzato nell’approcciarsi a vino, birra e alcolici che, come
riportano i proprietari dei locali del comprensorio forlivese, ha inciso
sui guadagni nell’ultimo mese.
“Passando tra i tavoli durante il servizio sento spesso le persone
chiacchierare, e percepisco la paura che adesso hanno nel bere”, racconta
Kevin Romano, uno dei proprietari dell’enoteca Ciacarò in via dei Mille,
tra quelle che hanno più subìto il colpo dell’introduzione del nuovo codice
della strada. “Ordinano comunque alcol, ma di meno: invece delle due
bottiglie di prima ne prendono solo una, o si organizzano affinché uno di
loro non beva per guidare al ritorno. La cosa secondo me più spiacevole è
che quello che ordinano non viene bevuto con serenità, che dovrebbe essere
ciò che un gestore di enoteca offre al consumatore, creando un’atmosfera
piacevole nella sua interezza. C’è stato anche un ribasso economico, ma per
ora ristretto”, conclude.
Una conferma simile arriva da Gilberto Casadio, del ristorante pizzeria Da
Gusto (via Zampeschi 7): “Anche da noi l’alcol è calato. Forse sui nostri
scontrini incide di meno rispetto agli altri ristoratori della zona, perché
lavoriamo molto nei pranzi dei giorni feriali servendo gli operai delle
ditte limitrofe, che durante il turno non possono bere. Ma noto l’ansia nei
clienti: le grandi tavolate ordinano solo birra, e le bottiglie di vino
sono praticamente sparite, cosa che incide sul nostro guadagno. Abbiamo
notato però un incremento della birra 00”. Si tratta dell’alternativa
analcolica alla famosa bevanda bionda, che permette di preservarne il gusto
senza rischiare le alterazioni delle facoltà mentali e fisiche che l’alcol
può provocare.
Alcuni proprietari hanno deciso di muoversi andando incontro ai clienti: a
dimostrare l’innovazione e l’intuito forlivese c’è l’Osteria del
Ferrovecchio (piazza Dante Alighieri 22), che ha iniziato a proporre un
servizio di navetta: “Per sopperire al disagio manifestato dai nostri
avventori, e permetter loro di ritrovare la serenità nel momento della cena
fuori, abbiamo istituito un servizio taxi: nel territorio di Forlì, con 10
euro a persona il nostro collaboratore va a prendere e poi riporta a casa i
clienti che lo desiderano – racconta la proprietaria, Alda Gega –. Il
servizio è già attivo. Per ora l’hanno sperimentato due clienti, e ne sono
rimasti soddisfatti”.
Anche Simone Rosetti, titolare della mitica Ca’ de Be’ di Bertinoro,
proprio ieri ha lanciato un’iniziativa che va nella direzione di bere un
bicchiere in più in sicurezza, senza rischiare la patente. Presso un altro
suo locale, l’Osteria Michiletta di Cesena, “abbiamo creato un ‘pacchetto
salva-patente’, in cui per chi sceglierà il nostro menù con l’abbinamento
di vini mettiamo a disposizione anche il pernottamento, ad un prezzo
aggiuntivo calmierato, quasi gratuito, presso il vicino Bed&Breakfast ‘Le
Rossi Bed’, perché vogliamo che le persone continuino a provare
l’esperienza del ristorante”. L’analisi della situazione, del resto, è
simile anche a Bertinoro: “Si è quasi azzerata la vendita di bottiglie, è
rimasto solo qualche calice. L’unico momento che regge è il pranzo,
soprattutto nei weekend, quando le persone dopo il pasto possono fare una
passeggiata e smaltire l’alcol prima di rientrare in macchina. Ma la sera
la vendita è diventata drammatica”.La paura generalizzata per la stretta
sui provvedimenti per chi viene sanzionato per guida in stato di ebbrezza
ha portato anche ad un lieve aumento della richiesta di taxi su Forlì. Così
Alex Melli, presidente del consorzio dei tassisti di Forlì: “Abbiamo notato
un incremento sulle corse serali, aggiuntivo rispetto al normale periodo
delle festività, anche se le persone si stanno col tempo adeguando alle
nuove norme, e il picco è già scemato”. Il dato è confermato dal
vicepresidente del consorzio, Luca Salpietra: “C’è stato effettivamente un
aumento delle chiamate da ristoranti e locali, soprattutto tra Natale e
Capodanno, e nella fascia serale, fino a notte inoltrata: le vetture del
consorzio, che sono le uniche ad operare a Forlì nel settore dei taxi,
hanno comunque sempre coperto tranquillamente la domanda del servizio”.
TRCMODENA
Controlli sulle strade? A Modena arriva la spina di birra alcol zero.
*E’ la scelta fatta dall’Irish Pub di via Gallucci, luogo storico della
movida serale. E’ stato il primo locale dell’Emilia Romagna ad introdurla.
MODENA* – Da un lato il nuovo Codice della Strada che ha fatto calare la
vendita di bevande alcoliche, facendo preoccupare esercenti di locali,
cantine e consorzi; dall’altro il Dry January, letteralmente il gennaio
secco, cioè l’iniziativa nata in Inghilterra già nel 2013 per promuovere
l’uso consapevole di alcol dopo le feste natalizie. Ecco che anche in
Italia si sta diffondendo il trend di bere analcolico, tanti i nuovi
prodotti usciti sul mercato, un trend che si stima possa crescere
ulteriormente nei prossimi anni.
A Modena l’Irish Pub di Via Gallucci, luogo storico della movida serale, è
stato il primo locale dell’Emilia Romagna a impiantare nei scorsi giorni
una spina di birra analcolica. Tra le 25 proposte di birre ora ce ne è
anche una alcol zero.
CORRIERE ROMAGNA
Guidava per Cesena ubriaco: assolto perché “non parla né capisce l’italiano”
10 febbraio 2025
*Cesena *Lo avevano fermato alla guida in stato d’ebbrezza. Ma non essendo
in grado di comprendere “le carte” che gli avevano posto in mano come
sanzione e denuncia per essersi trovato alla guida dopo aver bevuto, non va
condannato penalmente.
Una sentenza che garantisce appieno il diritto di difesa, quella letta nei
giorni scorsi in tribunale a Forlì dal giudice Sonia Serafini, che doveva
esaminare il caso di un 25enne macedone, arrivato in città da poche ore e
che non conosce una parola di italiano.
Il 25enne aveva guidato con la sua auto fino in Romagna per recarsi in
visita ai genitori: che a Cesena vivono e lavorano da tanto tempo. Sulla
strada è stato fermato da una pattuglia delle forze dell’ordine in servizio
di controllo per la sicurezza della circolazione. È stato sottoposto
all’etilometro ed aveva un tasso oscillante tra gli 0,80 e l’1,5 g/l:
sufficiente per potergli ritirare la partente e denunciarlo per l’ebbrezza
al volante, non per il sequestro a scopo di confisca della sua vettura.
A distanza di oltre tre anni da quel mese di giugno il 25enne, difeso
dall’avvocato Alessandro Sintucci, è stato giudicato per la guida in stato
d’ebbrezza. L’avviso di quanto era successo su strada e dell’esito dei
controlli, era stato consegnato direttamente nelle mani dello stesso
giovane macedone: che però di quei fogli ricevuti non era in grado di
comprendere assolutamente nulla. In aula sono stati chiamati anche due
testimoni (un amico del giovane ed un amico della mamma) che accorsero
quando lui li chiamò dopo il controllo subito su strada. Hanno testimoniato
come il 25enne non parli e non comprenda la lingua italiana. Aspetto a cui
le forze di polizia non avevano pensato al momento della denuncia.
Ci sono sentenze di Cassazione che spiegano come l’atto di verifica della
guida in stato d’ebbrezza rientri tra quelli urgenti ed irripetibili e che
quindi si debba comunque procedere immediatamente a notificarlo anche se
chi lo riceve non comprende il linguaggio (e la scrittura) di quanto gli
stia accadendo. Ma stando alla sentenza emessa, a prevalere è comunque il
diritto di difesa delle persone: quell’atto di contestazione dell’ebbrezza
alla guida è nullo, perché non poteva essere capito dal diretto interessato
che non aveva avuto neppure il tempo di potersi far assistere da un legale
difensore. Anche perché non sapeva, nel dettaglio, di “averne bisogno”.
Così, malgrado la richiesta di condanna avanzata dal pm Francesco Buzzi, il
giudice ha assolto il 25enne macedone dalle accuse. Dare un avviso in mano
ad una persona che non può comprenderlo, equivale dunque a non averlo dato.
GAMBEROROSSO
*Notizie Vino *”Vade retro vino analcolico e ostie senza glutine”. La
Chiesa d’Inghilterra chiude alle alternative alimentari
*Per la Comunione rimangono obbligatorie le ostie con la farina di frumento
e il vino alcolico. E parte il dibattito teologico *11 Feb 2025
*a cura di Marzio Taccetti *Il nuovo dogma della Chiesa d’Inghilterra sta
suscitando un serio dibattito teologico nel Paese. L’istituzione religiosa
ha infatti affermato la propria posizione in merito agli elementi che vanno
obbligatoriamente usati per celebrare la Santa Comunione: pane a base di
farina di frumento, e vino che contenga una parte alcolica.
*Il “no” della chiesa *La decisione arriva in un contesto in cui sempre più
persone adottano diete senza glutine per motivi di salute e in cui i vini
analcolici stanno guadagnando popolarità come alternativa per chi non
consuma alcol. Tuttavia, la Chiesa d’Inghilterra ha scelto di mantenere la
tradizione, sottolineando l’importanza della conformità agli elementi
biblici del sacramento.
Il Vescovo di Lichfield e presidente della Commissione Liturgica della
Chiesa, Michael Ipgrave, ha sottolineato che un cambiamento in tal senso
avrebbe richiesto la revisione di due principi consolidati nella dottrina
della Chiesa d’Inghilterra.
*Vade retro no-alcol e gluten-free *Questa decisione, formalizzata nei
documenti preparatori del Sinodo Generale, ha suscitato critiche e
sollevato questioni legate all’inclusività della celebrazione eucaristica.
«Sia i sacerdoti che i fedeli che non sono in grado di consumare glutine
e/o alcol sono costretti a ricevere un solo elemento dell’eucaristia o
possono vedersi vietati entrambi se non li possono consumare», ha detto il
reverendo Alice Kemp, definendo la scelta una vera e propria “ingiustizia”.
*Comunione a metà *Una disputa teologica che Ipgrave ha tentato di
risolvere, chiarendo che la dottrina prevede la possibilità di ricevere la
comunione in ogni caso. «Ricevere la santa comunione di un solo elemento in
caso di necessità non è una “esclusione” ma piena partecipazione al
sacramento, come spesso praticato nella comunione degli infermi, o con i
bambini» ha detto Ipgrave.
Chi non può consumare glutine o alcol, dovrà accontentarsi di una comunione
a “metà” o, come suggerisce il Vescovo di Lichfield, che la fede supplisca
alla carenza fisica.
«Coloro che, per ragioni fisiche, non possono ricevere il sacramento devono
sentirsi pienamente partecipi per mezzo della fede, beneficiando ugualmente
della grazia trasmessa attraverso di essa».
Tuttavia, per alcuni fedeli, questa soluzione rappresenta una limitazione
dell’esperienza liturgica. Resta da vedere se, in futuro, il Sinodo rivedrà
questa posizione o se la Chiesa continuerà a mantenere fermamente la
propria linea. Nel frattempo, i fedeli con restrizioni alimentari dovranno
affidarsi alle soluzioni previste dal rito o trovare altre modalità di
partecipazione spirituale.
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