Alcologiarassegna stampa vino birra e altri alcolici del 12.1.24

12 Gennaio 2024
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RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta

MENSHEALTH

Dry January, un mese senza bere alcolici: sei pronto alla sfida?

*App e siti dedicati accompagnano alla sfida: “Un’opportunità per provare a
stare senza un ingrediente abituale (e dannoso) per molti”*

Di Luca MignaniPubblicato: 12/01/2024

Si chiama Dry January, o Sober January: un mese all’anno, gennaio, senza
alcol. Una challenge importata dall’Inghilterra, per mettere in discussione
le proprie abitudini legate al bere e sperimentare i benefici sulla salute
legati all’azzeramento del consumo di alcolici.

Siti e app dedicati accompagnano l’utente durante la sfida, tracciando ad
esempio la riduzione calorica giornaliera o il denaro risparmiato.

Invece di concentrarsi sui rischi che comporta l’alcol, Dry January,
sostenuto da numerose associazioni mediche, mette l’accento sui benefici
derivanti dal rallentarne il consumo. “Un’opportunità per sperimentare la
vita senza questo ingrediente abituale e misurare quanto sia essenziale per
noi”, le parole all’Ansa di Michel Lejoyeux, professore di psichiatria e
tossicodipendenza all’Università di Parigi Cité.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, relativi al 2016, dicono
che l’uso di alcol ha causato nel mondo circa 3 milioni di morti, il 5,3%
di tutti decessi. In Italia, un report dell’Istituto Superiore di Sanità
riporta invece che, nel biennio 2021-2022, una persona su 6 ha fatto un
consumo di alcolici definito a “maggior rischio” per la salute, per
quantità o modalità di assunzione.

*Dry January, un mese senza bere alcolici: i vantaggi della sfida*

Sul Dry January, o Sober January, si sono recentemente espressi all’Ansa
alcuni esperti francesi, come Michel Lejoyeux, professore di psichiatria e
tossicodipendenza all’Università di Parigi Cité. “Grazie a questa sfida
potremo verificare se una serata con gli amici senza alcol è un calvario,
se tornare a casa da lavoro esausti e non versarsi da bere è complicato”,
le sue parole.

Un altro vantaggio di questa challenge, secondo Lejoyeux, è che
“denormalizza l’alcol, in una cultura che ci spinge a considerare malati
coloro che non bevono”. Tra i benefici: “Si dorme meglio, la pelle diventa
più luminosa. E ancora: fai scelte migliori, sei molto più in forma, ti
concentri più facilmente”.

Secondo i medici, un periodo di astinenza, anche se limitato nel tempo, è
benefico per la salute: “In coloro che bevono davvero troppo, in 4-6
settimane, il fegato può riacquistare più o meno la sua normale funzione”,
riferisce Henri-Jean Aubin, professore di psichiatria e tossicodipendenza
presso l’Università di Paris-Saclay. “Un forte bevitore che sperimenta di
non bere una volta, sarà poi in una posizione molto migliore per smettere
di nuovo in seguito, se ne avrà voglia”.

In Francia è stata Laurence Cottet a lanciare, quattro anni, fa il Sober
January: “Invito a impostare la sfida per un mese. Ad esempio: niente alcol
durante la settimana o per un mese, o niente alcol da soli. Bere meno e
meglio, insomma: non da soli e non tutti i giorni. Il consumo eccessivo di
alcol è direttamente o indirettamente responsabile di più di sessanta
malattie. È la principale causa di ospedalizzazione e la seconda causa di
morte prevenibile in Francia (dopo il tabacco) con circa 45.000 decessi
all’anno”.

*L’app di Dry January*

L’associazione benefica Alcohol Change UK propone, sul sito dedicato, un
test per comprendere di quale livello sia la conoscenza dell’alcol. E un
altro per capire che tipo di bevitore sia la persona che si cimenta nella
sfida. In più, l’app ufficiale di Dry January, Try Dry, accompagna le
persone durante la challenge.

Gratuita, creata in collaborazione con alcolisti, basata sulla scienza
comportamentale e sulla cultura della sperimentazione, ha tra le sue
caratteristiche il “bere pianificato”, obiettivi personalizzati e missioni
speciali. Tiene traccia del consumo alcolico giornaliero, delle calorie e
del denaro risparmiato. Aiuta a stabilire obiettivi su misura e ha un
programma di coaching via mail gratuito. In più, monitora i progressi e li
mostra attraverso diversi grafici, invia promemoria quotidiani, propone
quiz.

*ARBD e ARBI: i danni cerebrali collegati e correlati all’alcol*

L’associazione benefica Alcohol Change UK, in relazione al Dry January,
sottolinea poi “che esistono prove evidenti che il consumo eccessivo e
regolare di alcol può aumentare il rischio di sviluppare le forme più
comuni di demenza, come il morbo di Alzheimer e la demenza vascolare. Bere
frequentemente nella prima età adulta può anche aumentare il rischio di
sviluppare demenza a esordio precoce”.

Il danno cerebrale collegato all’alcol (ARBD), o danno cerebrale correlato
all’alcol (ARBI), è un termine generico che indica il danno che può
verificarsi al cervello a causa del consumo eccessivo di alcol a lungo
termine, spiegano gli esperti. ARBD viene talvolta anche definito “cervello
umido” o con il nome di una delle forme più conosciute della condizione, la
sindrome di Wernicke-Korsakoff.

L’ARBD si verifica perché, nel tempo, bere troppo alcol può modificare la
forma fisica e la struttura del cervello. Questi cambiamenti sono il
risultato degli effetti tossici dell’alcol e della mancanza di vitamina B1
(tiamina). La carenza di vitamine è un problema comune per i forti bevitori
a lungo termine, poiché l’alcol impedisce al corpo di assorbire
correttamente alcune vitamine.

I sintomi di ARBD possono includere: personalità alterata e stati d’animo
instabili; difficoltà a pensare, apprendere e ricordare; confabulazione
(colmare le lacune nei ricordi con informazioni irrilevanti o imprecise);
problemi nel controllare gli impulsi. L’ARBD viene spesso confuso con il
morbo di Alzheimer, ma non è progressivo e non peggiora inevitabilmente nel
tempo.

*Consumo di alcol a basso rischio: come calcolarlo con le UA*

Chief Medical Officer (CMO), che riunisce medici del Regno Unito, ha
pubblicato le linee guida sul consumo di alcol “a basso rischio”. In
sostanza: bere non più di 14 unità alcoliche a settimana, distribuite su
tre o più giorni e con qualche giorno libero.

L’Istituto Superiore di Sanità spiega che l’unità alcolica (UA) corrisponde
a 12 grammi di etanolo, quantità approssimativamente contenuta in una
lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino
di liquore (40 ml), alle gradazioni tipiche di queste bevande
(rispettivamente 4,5° – 12°- 40°).

La soglia del consumo moderato per gli uomini è uguale a 2 UA in media al
giorno (60 UA al mese). Per le donne, invece, 1 UA in media al giorno (30
UA al mese).

Per quanto riguarda il consumo episodico invece, l’assunzione eccessiva di
alcol in una singola occasione (binge drinking) comporta un sostanziale
incremento di rischio di lesioni traumatiche e altri effetti nocivi. Anche
per questi casi, diverse istituzioni sanitarie fissano fissano livelli di
soglia differenti per i due sessi: 5 UA per gli uomini, 4 per le donne.

Un’altra delle modalità di consumo a maggior rischio è l’assunzione di
bevande alcoliche fuori pasto, perché determina livelli più elevati di
alcolemia, a parità di quantità consumate, e si associa anche a molteplici
effetti nocivi cronici. L’Oms elenca il consumo fuori pasto tra i fattori
che determinano un aumento della mortalità.

*Ministero della Salute: le malattie causate dall’alcol*

Secondo i dati dell’Oms, solo nel 2016 l’uso di alcol ha causato nel mondo
circa 3 milioni di morti, ossia il 5,3% di tutti decessi (più di tre quarti
si è verificato tra gli uomini). Il Ministero della Salute specifica poi
che l’alcol non è un nutriente e il suo consumo non è utile all’organismo.
Causa invece danni diretti alle cellule di molti organi, soprattutto fegato
e sistema nervoso centrale, e in particolare alle cellule del cervello.

L’alcol è infatti la principale causa di molte malattie. Tra le prime,
sindrome o crisi di astinenza da alcol e coma etilico o intossicazione
acuta da alcol. Per quanto riguarda le patologie organiche, oltre a
dell’apparato gastroenterico (esofagite, gastrite, steatosi, epatite acuta
e cronica, cirrosi epatica, pancreatiti e tumori) e del sistema nervoso
centrale e periferico (atrofia cerebrale, polinevriti), altri sistemi
risultano coinvolti.

Alcuni esempi: il sistema cardiovascolare (infarto miocardico,
tromboflebiti, vasculiti), l’endocrino-riproduttivo (infertilità,
impotenza, diminuzione del desiderio sessuale, alterazioni ormonali),
talora in modo irreversibile. L’alcol è anche causa concomitante di alcuni
tumori maligni, parzialmente alcol-attribuibili, come il tumore
dell’oro-faringe, dell’esofago, del colon-retto, della laringe, del fegato
e della mammella.

La IARC (International Agency for Research on Cancer) lo classifica nel
gruppo “sicuramente cancerogeno per l’uomo”. L’alcol è inoltre responsabile
di molti danni indiretti (i cosiddetti danni alcol-correlati), dovuti a
comportamenti associati a stati di intossicazione acuta, come nel caso dei
comportamenti sessuali a rischio, degli infortuni sul lavoro, degli episodi
di violenza, della guida in stato di ebbrezza.

*Istituto Superiore di Sanità: i numeri del consumo di alcol degli italiani*

Il report dell’ISS, relativo al biennio 2021-2022, indica che il 42% degli
adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni dichiara di non consumare
bevande alcoliche. Una persona su 6 (17%), però, ne fa un consumo definito
a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione.
Il 9% per consumi episodici eccessivi, un altro 9% per consumo alcolico
esclusivamente/prevalentemente fuori pasto, il 2% per un consumo abituale
elevato.

Il consumo a “maggior rischio” è più frequente tra i giovani e giovanissimi
(fra i 18-24enni la quota sfiora il 35%), fra gli uomini (21% vs 13% nelle
donne) e fra le persone senza difficoltà economiche (19% vs 14% di chi ha
molte difficoltà economiche) o con un alto livello di istruzione (20% fra i
laureati vs 8% fra chi ha, al più, la licenza elementare).

Rilevante il numero di persone che assume alcol pur avendo una
controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato, fra i
quali il 52% dichiara di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti
l’intervista. L’11% delle donne in gravidanza riferisce di aver consumato
alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista e fra quelle che allattano al
seno la quota aumenta al 29%.

Il consumo di alcol a “maggior rischio” resta una prerogativa dei residenti
nel Nord Italia, in particolare Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia
Giulia. Al Sud, il Molise ha la percentuale di consumatori di alcol a
“maggior rischio” più alta della media nazionale e paragonabile a quella
della PA di Bolzano.

Nel 2021 7,7 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 20%
degli uomini e all’8,7% delle donne) hanno bevuto quantità di alcol tali da
esporre la propria salute a rischio. 3 milioni e mezzo di persone hanno
bevuto per ubriacarsi e 750mila sono stati i consumatori dannosi, coloro
cioè che hanno consumato alcol provocando un danno alla loro salute, a
livello fisico o mentale.

Altri dati: tra i 36 milioni di consumatori di alcol in Italia, 20 milioni
sono uomini (77% del totale), 16 donne (56%). 10 milioni e mezzo di
italiani sopra i 18 anni hanno bevuto alcol quotidianamente. Tra i
consumatori a rischio, i giovani sono circa 1.370.000 tra 11 e 25 anni, di
cui 620.000 minorenni.

INTERNAZIONALE.IT

Il gennaio senza alcol diventa un’abitudine per gli europei

12 gennaio 2024

Tra i dieci paesi del mondo in cui si beve di più, nove sono nell’Unione
europea. Emerge però una nuova tendenza tra gli europei che, spinti da
stili di vita più sani e consapevoli, stanno abbracciando iniziative come
il dry january (gennaio a secco), un mese senza alcol dopo gli eccessi
delle feste di fine anno. Ma esistono anche versioni più moderate, che
puntano a ridurre i consumi di bevande alcoliche.

La nuova puntata del notiziario video Europa Settegiorni, che racconta ogni
settimana le società e la vita dei cittadini del continente, spiega dov’è
nata l’iniziativa del dry january, con un reportage dal Regno Unito, e si
concentra su quanto bevono i giovani europei e come sono cambiate le
abitudini e le politiche di prevenzione nei vari paesi in questi ultimi
anni.

VIDEO:
www.internazionale.it/notizie/2024/01/12/gennaio-senza-alcol-dry-january

TAG43

Dry January, che cos’è e perché tante persone smettono di bere per tutto il
primo mese dell’anno?

*È un’iniziativa nata nel Regno Unito già 10 anni fa che sta avendo molto
successo sui social, soprattutto su TikTok e tra la Gen Z. Ecco quali sono
i benefici ma anche i rischi.*

Camilla Valerio

12/01/2024

Il Dry January, letteralmente gennaio secco, è una sfida che consiste nel
non bere alcool per tutto il mese di gennaio per ripulirsi dagli eccessi
delle vacanze di fine anno. Scopriamo come nasce, perché in molti vi
partecipano e quali sono i rischi e i benefici.

*Dry January: che cos’è e perché è così popolare?*

A lanciare l’iniziativa 10 anni fa è stata l’Alcohol Change UK,
un’associazione di beneficenza che ha riscosso subito una grande adesione
con 4 mila partecipanti. Negli ultimi anni, grazie ai social e soprattutto
TikTok dov’è molto attiva la Gen Z, ha riscosso un grande successo con
l’hashtag che ha raggiunto più di 451.2 milioni di visualizzazioni. Questo
lo si deve soprattutto al fatto che le generazioni più giovani sono più
sensibili al tema della salute, del wellness e dell’alimentazione corretta.
Da qualche anno, ormai, sempre nel periodo di gennaio esiste un’altra sfida
che si chiama Veganuary e che prevede di seguire una dieta vegana per 31
giorni. Al di là della questione puramente salutare, il Dry January è anche
un modo per parlare di sobrietà, di consumo problematico di alcool in certi
paesi dove bere è una sorta di rito socioculturale ma anche e degli effetti
negativi della dipendenza che però non si può certamente risolvere
solamente con un’astinenza di un mese.

*Dry January: quali sono i benefici*

Gli esperti sembrano concordare sul fatto che il Dry January possa avere
benefici se a farlo sono persone che non hanno una vera dipendenza
dall’alcool ma hanno solamente esagerato per un periodo. In questo caso,
infatti, i risvolti positivi possono palesarsi anche nel breve periodo con
un miglioramento del sonno, minore irritabilità e una miglior sensazione di
salute del corpo a partire dalla pelle. Oltre ai fattori più pratici, in un
articolo sul New York Times Sara Jo Nixon, neuroscienziata cognitiva, ha
detto che in generale un mese senza alcool stimola una riflessione nelle
persone rispetto al proprio rapporto con l’alcool che diventa quindi più
maturo e consapevole. Le persone, ci dice l’esperta, iniziano a domandarsi:
«Perché bevo questa quantità? Ha un ruolo nel modo in cui mi sento? Penso
di averne bisogno?» Il New York Times ha però ricordato che non esistono
studi scientifici sufficienti per dire con certezza quali sono i benefici
della sfida.

*Dry January: quali sono i rischi*

I rischi maggiori del Dry January sono legati alle persone che soffrono di
una vera e propria dipendenza da alcool. In questi casi, infatti, l’uscita
dal problema non è da perseguire in maniera autonoma attraverso una sfida
che ha comunque una caratteristica ludica e commerciale. Per risolvere
problemi gravi con l’alcool è necessario infatti rivolgersi a un
professionista per evitare di incappare nella sindrome da astinenza che può
palesarsi con disturbi anche molto gravi.

VOGUEITALIA

Il futuro del nostro sabato sera è senza alcol (al suo posto ci saranno i
mocktail)

*La Gen Z non è interessata a bere alcol, solo i mocktail (ovvero finti
cocktail analcolici)*

di Francesca Faccani

*Mocktail e sabato sera senza alcol: il futuro è nei drink analcolici*

Se non fosse stato per l’antibiotico, nemmeno ci avrei mai provato a
passare un sabato sera fuori a ballare con le amiche senza sorseggiare un
bicchiere di gin tonic e nemmeno un calice di vino. Significava rinunciare
a concludere la serata trovando rifugio nel bagno della discoteca per
chiacchierare con ragazze sconosciute di segni zodiacali, ex fidanzati,
rossetti e lucidalabbra. Un rito femminile fondativo del sabato sera per me
irrinunciabile. Costretta a farlo per colpa dell’antibiotico, si è rivelato
invece una sorpresa piacevole, risvegliarsi la mattina dopo ricordandomi
perfettamente di tutte le interazioni che ho avuto, scandagliando nella
memoria i volti di chi ho incontrato e che cosa ci siamo detti, senza mal
di testa o quel retrogusto amarognolo in bocca che per tutta la giornata ti
fa rimpiangere gli eccessi della sera prima. Questi sono i sabati sera del
futuro, senza alcol e annebbiamenti della testa, sostituiti, invece, dalla
lucidità che ti può dare un mocktail, cioè un drink che fa finta di essere
un cocktail senza però alcuna gradazione alcolica.

*Sempre meno persone vogliono consumare alcol*

Sono sempre meno le persone che bevono (si parla di qualche drink, non di
esagerare) la sera, il 41 per cento dei Millennial e il 21 per cento per la
Generazione Z, secondo un’indagine condotta da Marketplace. Tra le tante
spiegazioni emerge quella che considera l’aumento di opzioni analcoliche
nel menù dei bar, con i baristi che non ti guardano più sdegnati quando
ordini una limonata (fino a poco tempo fa l’unica opzione disponibile) o
uno Shirley Temple. Chi ha finanziato la ricerca crede che l’aumento di
scelta di bevande analcoliche che sia da ricondurre alla anxiety economy,
che comanda tutte le scelte di mercato che sono state fatte per combattere
l’ansia generazionale di cui ci siamo accorti di soffrire durante la
pandemia, e che ci ha fatto quindi scaricare le app di meditazione, ci ha
costretti a praticare yoga e pilates, a fare uso degli oli essenziali
calmanti. Durante la pandemia ci siamo accorti che bevevamo decisamente
troppo, dice a Forbes il capo della ricerca, e siamo sempre più convinti
(grazie anche alla Gen Z) che l’abuso di alcol infici sulla propria salute
mentale.

*Il trend Sober Party su TikTok*

È quello che crede Jules Rangi, che su TikTok si chiama Recovering Party
Girl. Nei suoi video racconta del suo passato da ragazza folle che si
ubriacava sempre tutti i sabati in discoteca esagerando e pentendosene
puntualmente il giorno dopo, e di com’è riuscita a superare il trauma,
riuscendo a frequentare quei luoghi festosi senza alcol in corpo. Hanno
milioni di visualizzazioni i video su TikTok raccolti sotto l’hashtag
#soberparty, in cui ragazze si riprendono in discoteca mentre ballano
sobrie e si divertono comunque. Altre si scambiano consigli su come
sopravvivere a una serata a ballare da sobrie – puntano tutti sui mocktail.
L’aspetto è lo stesso colorato e stratificato dei cocktail alcolici, hanno
nomi fantasiosi che finalmente non ci vergogniamo a pronunciare.

TREVISOTODAY

A processo per guida in stato d’ebbrezza, aveva il reflusso gastrico:
medico assolto (*)

*Il 40enne, primario presso un ospedale di Milano, era stato uno dei
cosiddetti “angeli di Bergamo” durante la pandemia Covid. Fermato per guida
in stato di alcolemia, la lettura del test sarebbe stata alterata dalle sue
condizioni di salute*

Sembrava alcolemia e invece…era un reflusso gastroesofageo. Questa, in
sintesi, la storia capitata a un medico 40enne, oggi primario in un
ospedale milanese, che il 4 gennaio del 2020 è stato denunciato per guida
in stato d’ebbrezza. Lui spergiurava che il livello di alcol nel sangue, un
valore compreso tra gli 1 e 0,88 grammi per litro, non era dovuto a una
notte di stravizzi. Ma gli agenti che lo avevano fermato, che di medicina
non sanno nulla, si erano limitati a registrare i risultati e far scattare
la denuncia penale. Alla fine è stato assolto: a processo non è emersa la
certezza sul fatto che avesse bevuto un bicchiere di troppo oppure che
quelle “letture” dell’alcol test fossero dovute ad una banale acidità di
stomaco.

L’uomo si è trovato ad affrontare un processo “imbarazzante” non solo
perché, in caso di condanna, ci sarebbe potute essere delle conseguenze
professionali ma anche perché era stato tra gli “angeli di Bergamo”, ovvero
quei medici che si erano trovati in prima linea ai tempi in cui nella
bergamasca si era scatenata come da nessun altra parte la prima ondata
dell’epidemia da Covid 19 e le bare per i morti venivano trasportate dai
camion militari.

Erano le 3,36 della notte quando il medico viaggiava a bordo della sua Golf
e viene fermato nel territorio comunale di Treviso. Si sottopone senza
problemi al test anti-alcol ma l’apparecchio da un responso che gli gela il
sangue: il suo tasso alcolometrico si attesta su un valore pari a 1.
Qualche minuto più tardi il test viene ripetuto e la lettura questa volta è
pari 0,88. Certo di non aver bevuto l’uomo ha subito un sospetto: soffre
infatti di un fastidioso reflusso e, come medico, sa bene che quel problema
all’apparato gastrico può comportare un aumento dell’alcalinità del sangue.

Nel corso dell’udienza il difensore, l’avvocato Fabio Capraro, prepara una
corposa documentazione medica che certifica lo stato di salute del suo
assistito. In più fra notare che lo strumento utilizzato dovrebbe essere
sottoposto al cambio della batteria ogni 300 letture, cosa che emerge non
essere avvenuta. In realtà sarebbero state proprio le sue condizioni che
avrebbero convinto il giudice: con il reflusso, trattandosi di letture che
avevano dato dei risultati quantitativamente limitati e che l’uomo
presentava un comportamento normale e non certo tipico di persone che si
sono messe al volante da ubriachi, è impossibile dire se l’alcolemia fosse
in effetti dovuta al consumo di alcol o piuttosto al probabile effetto
collaterale di un problema legato al reflusso.

(*) Nota: automobili e alcolici fan quasi parte della famiglia; la cultura
ci ha insegnato che con loro si possono passare dei bei momenti, ci si
amoreggiare e dobbiamo averne cura. Anche nelle formali aule di tribunale
si fa fatica a vedere automobili e alcolici sotto una luce negativa. È
anche per questo che si guarda con più simpatia il bere e la guida
piuttosto che la sicurezza stradale.

DISSAPORE

Dopo la festa aziendale, chef due stelle Michelin investe il suo stagista:
è grave

*Lo chef bistellato Nick Bril del The Jane di Anversa ha investito un suo
stagista in un incidente le cui dinamiche sono ancora da verificare.*

di Massimo De Marco

12 Gennaio 2024

È una bruttissima vicenda quella che coinvolge lo chef stellato Nick Bril:
sotto gli effetti dell’alcool ha investito un suo stagista proprio nel
parcheggio del suo ristorante, il due stelle Michelin The Jane. La vittima
è al momento in ospedale e si trova in condizioni critiche. (* )

*L’intervento della polizia*

Secondo le dichiarazioni di un portavoce della polizia, le forze
dell’ordine sono intervenute appena dopo l’incidente, avvenuto tra le 6 e
le 7 della mattina, allertate dallo stesso chef Bril, e hanno dovuto
constatare la sua positività all’alcool test, dovendo quindi procedere
all’immediato ritiro della patente e alla confisca del mezzo di cui era
alla guida. Lo chef di origini olandesi sembra essere in stato di shock,
come sostenuto anche dal suo avvocato, per cui restano ancora sconosciute
le dinamiche dell’incidente che dovranno essere chiarite in fase di
interrogatorio.

(*) Nota: chi lavora nella ristorazione e nel mondo degli alcolici è
maggiormente a rischio di incorrere in problemi alcol correlati. La
pericolosità degli alcolici è in relazione alla disponibilità e
frequentazione. Niente di strano, se non fosse che proprio coloro che hanno
più problemi alcol correlati spesso si propongono per le campagne di
prevenzione.

VIRGILIO

Trivero Ubriachi Molesti al Bar Devono Intervenire i Carabinieri

CENTROPAGINA

Fabriano: Ubriachi vengono ‘scaricati’ dall’amico lungo la superstrada

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

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