Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 17 febbraio 2021

17 Febbraio 2021
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

IL MESSAGGERO

Guidonia, ubriaco picchia un bambino che gli era stato affidato da un’amica:
arrestato

Ha picchiato il bambino di 5 anni che la madre gli aveva affidato
provocandogli tumefazioni al volto e diverse ferite al corpo. Per questo i
carabinieri della stazione di Settecamini, in accordo con la Procura di
Tivoli, ieri pomeriggio hanno effettuato un fermo di indiziato di delitto
nei confronti di un cittadino ghanese 25enne, accusato di essere il
responsabile delle lesioni patite da un bimbo di 5 anni affidato alle sue
cure. I fatti sono accaduti domenica scorsa a Guidonia quando, una donna
ghanese, ha chiamato i militari che, giunti nella sua abitazione hanno
subito capito la gravità della situazione: il piccolo piangeva a dirotto con
il volto tumefatto e diverse ferite agli arti. Trasportato in ospedale, i
medici gli hanno diagnosticato diverse fratture con una prognosi di 60
giorni. A quel punto sono scattate le indagini che hanno portato i
carabinieri a stringere il cerchio attorno al responsabile di quanto
accaduto, ovvero un connazionale della madre del piccolo. Infatti, i
genitori, amici del 25enne fermato, dovendosi assentare per qualche ora,
hanno affidato a lui il piccolo pensandolo in mani sicure. Al loro rientro
hanno trovato il bambino in quelle condizioni il suo «babysitter»
completamente ubriaco. Il 25enne, sulla base degli elementi raccolti, è
stato arrestato e accompagnato a Rebibbia in attesa della convalida del
provvedimento.

LA NUOVA PROVINCIA

L’appello

Asti: «Basta ubriachi e degrado in piazza Marconi»

Da numerose attività della zona, gestite soprattutto da donne, si chiedono
più controlli sui bivacchi che si creano ogni giorno e che allontanano i
clienti

Può una gelateria essere costretta a dover cercare una vigilanza privata per
tenere lontano dalla clientela, e dagli stessi dipendenti, una serie di
soggetti che passano tutto il giorno bivaccando, spesso ubriachi?

Ed è normale che alcune persone, in attesa di salire su un pullman, debbano
“rifugiarsi” in un negozio perché infastiditi da un tizio, in evidente stato
di ebbrezza, che cammina avanti e indietro sul marciapiede? Senza
dimenticare quanto successo a un barista che, chiudendo l’attività, si è
trovato con una pistola puntata contro, un’arma da softair, modificata,
perché si è permesso di redarguire un tizio sorpreso a urinare davanti al
palazzo.

Storie che giungono da piazza Marconi, una delle zone più frequentate di
Asti, il punto di arrivo dei pendolari e, quando sarà nuovamente possibile,
anche dei turisti.

Una situazione di degrado e paura che molti commercianti, soprattutto donne,
vivono tutti i giorni a causa di quello che succede a poche decine di metri
da loro: bivacchi vicino alla fontana, persone che litigano, vomitano per
terra, urlano, rappresentando un problema per loro e per i clienti.

«Iniziano già al mattino – racconta Manuela Torre della storica Gelateria
Ferrara che si affaccia sulla piazza – e, anche se adesso siamo ancora
chiusi, presto riapriremo e saremo costretti ad assumere una vigilanza
privata per non perdere i clienti. Perché è proprio ciò che sta succedendo:
– continua l’esercente – abbiamo clienti che non vogliono più venire in
gelateria a causa delle brutte frequentazioni che ci sono in questa zona.
Sentirselo dire ti spacca il cuore perché ripenso ai tanti sacrifici fatti
dai miei genitori quando aprirono la gelateria. Con il Covid abbiamo già
perso il 50% del lavoro, ma non vogliamo perderne altro a causa del degrado
di piazza Marconi».

La titolare della gelateria non è l’unica a lamentarsi della scarsa
sicurezza della zona «che viene agevolata – continua – dalla poca
illuminazione pubblica». «Ci piacerebbe che il sindaco Rasero – aggiunge –
venisse da queste parti dopo le 18 a vedere cosa succede».

Anche il titolare del negozio Asticalzature conferma quanto riferito dalla
titolare della gelateria, ma aggiunge un altro punto importante: «Non è
tanto un problema di sicurezza reale, ma della reale percezione che abbiamo:
piazza Marconi viene percepita come un posto non bello, non sicuro, dove le
persone passano velocemente per togliersi il prima possibile». «Chiaramente
questa situazione – continua il negoziante – ha fatto perdere valore anche
gli immobili, ma se pensiamo che questa piazza è anche il biglietto da
visita per chi arriva in treno, c’è da chiedersi se non possa essere curata
meglio».

Meno tenero il giudizio dei titolari del bar “Capolinea Caffè” che parlano
senza troppi indugi di una piazza «dimenticata dalle istituzioni e dalle
forze dell’ordine».

«Ci sono molte donne che lavorano nelle attività di piazza Marconi –
racconta il gestore Michelangelo Paolasso che ha aperto il bar con la moglie
Elisabetta – Ci sono le telecamere, è vero, ma non so fino a che punto
servano se pensiamo a tutta la gente che si assembra e bivacca qui davanti,
ubriacandosi, senza neanche rispettare le norme antiCovid. Tutti noi
commercianti chiediamo controlli più rigidi e che la zona torni ad essere
più sicura sia per chi ci lavora, sia per i nostri clienti o per chi si deve
fermare per attendere gli autobus».

L’appello lanciato alle istituzioni e alle forze dell’ordine, affinché
intervengano, è corale da parte dell’imprenditoria al femminile che vuole
continuare a lavorare senza più temere per la propria sicurezza.

Un appello sottoscritto da Sweet abbigliamento, dall’Hotel Cavour, da
Servello forniture elettriche, da Asticalzature, dalla Gelateria Ferrara, da
Capolinea Caffè e anche dal servizio Taxi.

IL FATTO QUOTIDIANO

Sale ubriaco in aereo e si rifiuta di indossare la mascherina: arrestato
all’arrivo in aeroporto

È salito a bordo dell’aereo già ubriaco per via della vodka e del whisky
bevuti al duty-free. Poi, durante il volo Ryanair Cracovia-Manchester ha
continuato a mettere e togliere la mascherina nonostante il personale di
bordo lo abbia più volte invitato a usare il dispositivo di protezione e a
stare seduto correttamente. La storia la racconta il Daily Mail ed è quella
di Adrian Front, 30 anni, che una volta arrivato in aeroporto è stato
trattenuto dalla polizia. Il 30enne ha detto “vai affanc***” a un membro del
personale di bordo che cercava di convincerlo a indossare la mascherina
davanti a tutti i passeggeri, compresi bambini. Stando alle prime
ricostruzioni, Front stava tornando in Gran Bretagna dopo aver visitato,
nella sua città natale, sua figlia. Sarebbe stata la tristezza a spingerlo a
bere. Davanti alla Manchester Magistrates Court, il 30enne ha ammesso di
essere ubriaco. Durante il seguente processo il procuratore, Katherine
Allen, ha ribadito l’ubriachezza, la mascherina messa e tolta, le parole
oltraggiose dette al personale di bordo. L’avvocato difensore, Samantha
Corcoran, ha parlato dei recenti problemi di Front, rimasto senza lavoro e
con una figlia che vive con la madre a Cracovia: “Sa di non avere scuse per
il suo comportamento. Non ha precedenti ed un uomo buono. La sentenza
arriverà il prossimo marzo.

SPORTFACE

Maradona, la testimonianza della psicopedagoga Morel: “Era quasi
irriconoscibile per l’alcol”

by Deborah Sartori

Proseguono ancora le rivelazioni sui giorni precedenti alla morte di Diego
Armando Maradona, mentre era ricoverato dopo l’operazione al cervello. Tutto
questo nell’ambito dell’inchiesta della magistratura penale sulla morte
dell’ex fuoriclasse e il modo in cui veniva assistito. L’agenzia Noticias
Argentinas ha diffuso alcuni stralci della testimonianza della psicopedagoga
Griselda Morel, che seguiva Dieguito Fernando (otto anni), ultimogenito
dell’ex capitano del Napoli. Morel, che accompagnava il figlio nelle visite
al padre, ha raccontato: “Monona (la cuoca di Maradona, ndr) mi ha più volte
raccontato di come il personale di sicurezza sciogliesse delle pillole nella
birra, per fare in modo che lui stesse buono durante la notte. Lo facevano
prima che Maradona andasse a dormire, in modo da tenerlo a bada“.

“A volte era lui stesso a chiedere le pillole, perché soffriva di insonnia,
e loro facevano qualsiasi cosa. Se Diego si alzava alle 9 del mattino con il
desiderio di una birra, loro gliela davano” ha detto Morel, secondo cui “già
a settembre-ottobre Diego aveva problemi per via dell’alcol, beveva vino e
birra. Era così tutti i giorni, tanto che una delle ultime volte che sono
stata a visitarlo con Veronica (la ex compagna, e madre di Dieguito n.d.r.)
era così gonfio in volto da essere quasi irriconoscibile“.

“Ma una volta abbiamo trovato il ‘Diez’, e questo è il massimo” ha
proseguito Morel, “in una stanza che parlava al telefono…solo che
l’apparecchio non c’era, stava nella sua immaginazione“. La donna non ha
risparmiato parole dure anche nei confronti dei due fisioterapisti che si
alternavano nell’assistenza a Diego. “Gli offrivano continuamente da bere e
lo intontivano per fare i loro comodi” accusa la dottoressa, “quella casa
era ridotta uno schifo, con tanta sporcizia e un frigorifero pieno
esclusivamente di alcolici“. “Diego si lamentava che il bagno era al piano
di sopra, e allora loro lo lavavano con un tubo di gomma” rivela in un altro
stralcio della testimonianza.

GAMBERO ROSSO

Egitto: scoperto un “birrificio industriale” di 5000 anni fa ad Abydos

a cura di Lucia Facchini

A QUANTO PARE, LA DISTINZIONE TRA BIRRIFICI ARTIGIANALI E INDUSTRIALI RISALE
ALLA CIVILTÀ DEL NILO: NEL SITO ARCHEOLOGICO DI ABYDOS È STATA APPENA
RIVENUTA UNA “FABBRICA DELLA BIRRA” DA FAR CONCORRENZA ALLE GRANDI
MULTINAZIONALI DEL SETTORE BRASSICOLO. DATA DI COSTRUZIONE? 5000 ANNI FA!

Egitto: (forse) quello di Abydos è il birrificio più antico del mondo

Che la birra occupasse un posto privilegiato nella lista dei superfood più
quotati dell’Antico Egitto era cosa già ampiamente nota agli addetti ai
lavori. Usata sin dal 4500 come medicina, simbolo religioso e -se
adeguatamente diluita- persino come alimento sostitutivo del latte materno
in fase di svezzamento, la popolare bevanda alcolica ottenuta dalla
fermentazione del farro aveva un sapore molto simile al nostro vino bianco
(a causa della presenza del sidro di datteri nel lievito impiegato come
“starter”) e una gradazione abbastanza elevata, tra i 10 e i 12 gradi. Ma
dove veniva prodotta, e quanta se ne consumava? Grazie agli scavi condotti
nel sito archeologico di Abydos da Matthew Adams (docente presso l’Institute
of Fine Arts della New York University) e Deborah Vischak (assistente di
storia dell’arte e archeologia alla Princeton University) è finalmente
possibile scoprirlo. I ricercatori, infatti, hanno portato alla luce i resti
di un enorme birrificio nel cuore del Governatorato di Sohag, a Ovest del
fiume Nilo e a circa 450 Km di distanza dal Cairo: stando alle dichiarazioni
delle autorità locali, potrebbe trattarsi del più antico centro di
produzione brassicolo mai rinvenuto in Egitto.

Com’erano i primi “birrifici industriali” della storia?

Ad annunciare la scoperta Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio
supremo delle antichità, che ha anche avanzato le prime ipotesi di
datazione: secondo le conclusioni dell’indagine diffuse dal The Guardian, il
birrificio sarebbe stato edificato sotto il regime del “re guerriero” Narmer
(3150-2613 a.C.), sovrano illuminato a cui si deve l’unificazione fra Alto e
Basso Egitto e la fondazione del nucleo abitativo che negli anni a seguire
avrebbe visto sorgere la città di Menfi. Non è escluso, dunque, che lo
stabilimento sia stato eretto a scopo celebrativo, considerati il prestigio
acquisito dal sovrano e le dimensioni della struttura, paragonabile a una
grande multinazionale della birra; lo confermano i volumi di produzione
stimati da Adams, che raggiungono quota 22.400 litri per lotto, e
l’ottimizzazione dello spazio disponibile, ripartito in 8 grandi sale
attrezzate per la preparazione del pane. Sì, avete letto bene: gli egizi
realizzavano la bevanda a partire da un impasto molto simile a quello delle
pagnotte per il consumo quotidiano che, dopo essere stato infornato a basse
temperature in recipienti di terracotta, veniva spezzettato grossolanamente,
ricoperto di acqua e fatto fermentare con l’aggiunta di datteri e miele. Di
tanto in tanto, poi, le donne o i bambini calpestavano la poltiglia di
cereali in modo da favorire l’ammostamento. Un procedimento piuttosto
articolato (parliamo pur sempre di 5000 anni fa!) da cui si ottenevano
almeno tre tipi di birra: chiara (zythum), scura (curmy) e ad alta
concentrazione di nutrienti, per il faraone (sa).

La cultura della birra in Egitto

Tornando a noi, presso il sito archeologico gli studiosi hanno rinvenuto
anche 40 postazioni per l’uso di tini in ceramica o in terracotta, a
conferma degli alti volumi di birra prodotta in loco; si potrebbe quindi
dedurre che gli abitanti ne bevessero a profusione. Le ipotesi di Adams,
però, sfatano il mito di un consumo smodato a scopo alimentare: piuttosto,
suggerisce l’archeologo, la bevanda veniva usata durante i rituali di
sepoltura dei faraoni o, come attestano le analisi dei precedenti scavi
effettuati in zona, durante le cerimonie sacrificali per ingraziarsi le
divinità. “In ogni caso, il birrificio di Abydos ci dà l’idea della vastità
di risorse a disposizione dei sovrani sin dall’inizio della dinastia
faraonica, nonché della loro straordinaria capacità di organizzare il lavoro
specializzato”, ha dichiarato Adams alla testata Cbs News. “Secondo i nostri
calcoli, 22.000 litri di birra potrebbero essere utilizzati per servire una
pinta a persona in uno stadio sportivo da 40.000 posti: incredibile!”. Ma
non è escluso che ci sia dell’altro: “Continueremo a lavorare nei dintorni
del sito. Secondo noi, il birrificio è ancora più grande di quel che
pensiamo”.

CREMONA OGGI

Botte dal marito ubriaco e violento. I maltrattamenti sotto gli occhi della
figlia di 10 anni

Botte, minacce di morte, ingiurie, episodi spesso avvenuti in presenza della
loro figlia di 10 anni. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni
è finito a processo Alexandru, un romeno di 34 anni difeso dall’avvocato
Giorgio Lazar. La vittima, la moglie 42enne moldava, si è costituita parte
civile attraverso l’avvocato Vittorio Patrini.

I due coniugi avevano cointestata una casa presa in affitto, ma chi pagava
le spese era la moglie, che di giorno lavorava come badante. Dal 2017 il
marito non ha più lavorato, facendosi mantenere dalla donna. Non solo:
secondo l’accusa, l’uomo, spesso ubriaco, negli ultimi due anni l’aveva
picchiata, ingiuriata e minacciata di morte se lei lo avesse lasciato.

“Mi dava pugni sulla schiena”, ha raccontato oggi la vittima, “in faccia
mai, così non si vedeva. Mia figlia assisteva a tutto. Piangeva e si metteva
tra di noi. All’inizio mio marito alzava le mani una volta al mese, poi,
soprattutto quando beveva, sempre più spesso, fino a picchiarmi tutti i
giorni. Tirava pugni in bagno, rompeva le maniglie della porta, mi diceva
che mi avrebbe ammazzata. Mi diceva: ‘Non credere che te la cavi così, io
andrò in galera ma tu farai una brutta fine’”.

“Era tutto sulle mie spalle”, ha raccontato la donna. “Pagavo io l’affitto
della casa, e lui mi chiedeva i soldi per comprarsi le sigarette e il vino.
Non ce la facevo più. Addirittura la notte mi chiudevo in camera per paura
delle sue violenze fisiche e psicologiche. Avevo il portafoglio sotto il
cuscino perchè quando lui mi trovava la borsa faceva sparire tutto”.

Nel marzo dell’anno scorso la vittima si era trasferita a casa della sorella
e qualche giorno dopo era rientrata nella sua abitazione per prendere alcuni
indumenti. “Sono andata con mia figlia”, ha spiegato. “Lui stava dormendo,
ma poi si è svegliato. Mi ha detto di andarmene e poi ha preso un coltello
dalla cucina e me lo ha puntato contro. Mi voleva ammazzare. Era ubriaco.
Mia figlia si è messa in mezzo e lui ha lasciato il coltello”.

In un altro episodio lui l’aveva attesa fuori dal lavoro. “Era inizio
giugno”, ha riferito la donna. “Era ubriaco, mi aspettava. Io stavo entrando
nella mia auto e stavo prendendo il telefono per chiamare la polizia, ma lui
mi ha afferrata e mi ha messo la mano alla bocca e mi ha picchiata dandomi
dei pugni sul fianco destro. Mi ha detto che mi avrebbe uccisa. I vicini
hanno sentito i rumori e hanno chiamato aiuto e lui è scappato.

Per decisione del tribunale, l’imputato ha dovuto allontanarsi dalla sua
abitazione e lasciare la casa alla moglie e alla figlia. “Con lui non ho più
avuto a che fare”, ha detto la donna, che ha anche ottenuto l’affidamento
della minore.

Nella prossima udienza, fissata al 27 aprile, saranno sentiti gli ultimi
testimoni.

VOCE DI MANTOVA

Ubriaco alla guida sfugge ai carabinieri, che però lo aspettano sotto casa.
Denunciato 22enne

VIADANA Nella giornata di ieri i Carabinieri della Stazione di Viadana hanno
denunciato un ragazzo per guida in stato di ebbrezza.

I militari infatti, lo scorso 13 febbraio, durante un controllo alla
circolazione stradale, avevano intimato l’alt ad un uomo alla guida di una
Golf bianca, in via Ettore Sanfelice di Viadana; l’uomo alla guida però
accelerava repentinamente dandosi alla fuga per le vie del centro. I
Carabinieri, dopo aver letto chiaramente il numero di targa, si sono
presentati presso l’abitazione del giovane, dove erano presenti i genitori;
poco dopo giungeva a piedi anche il ragazzo, che aveva lasciato la macchina
parcheggiata poco distante. Accompagnato in caserma per gli accertamenti,
veniva sottoposto alla prova etilometrica che dava esito positivo; il
giovane era alla guida con un tasso alcolemico di oltre il doppio del limite
consentito.

Il ragazzo, D.L. classe 1999 nato a Guastalla e residente a Viadana, è
quindi stato deferito all’Autorità Giudiziaria di Mantova per guida in stato
di ebbrezza; per lui ovviamente è scattato anche il ritiro immediato della
patente, mentre il veicolo veniva sottoposto a fermo amministrativo.

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