Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 26 novembre 2024

26 Novembre 2024
https://www.nuovoparadigma.it/wp-content/uploads/2020/01/rassegna-stampa.jpg

RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

WINENEWS

TABACCO RESTA CAUSA PRINCIPALE

Rapporto Ocse su cancro e salute: le raccomandazioni ai Paesi per limitare
il consumo di alcol

Più analcolici, campagne informative mirate e meno pubblicità. Da
restrizioni sulla vendita a sanzioni per guida alterata. E aumentare la
tassazione

Aumentare la disponibilità di alternative analcoliche nei luoghi di ritrovo,
prevedere restrizioni pubblicitarie ed etichette di avvertenze nutrizionali
e sanitarie. E, poi, promuovere mesi “senza alcol”, campagne informative
mirate, aumentare la tassazione e introdurre prezzi unitari minimi con
restrizioni su orari e giorni di vendita di alcolici, rispettare l’età
minima legale per l’acquisto ed emettere sanzioni per guida in stato di
ebbrezza. Sono le raccomandazioni dell’Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico (Ocse), pubblicate, il 21 novembre scorso, nel
rapporto “Affrontare l’impatto del cancro sulla salute, l’economia e la
società” nella sezione relativa al consumo dannoso di alcol.

Un tema, quello “alcol e salute”, ormai sempre più centrale nel dibattito e
protagonista di molte campagne restrittive: è un esempio quello dell’India,
il Paese più popolato al mondo, che dopo aver già vietato la pubblicità
diretta degli alcolici sarebbe pronta a introdurre una legislazione per
dichiarare illegali anche gli spot pubblicitari surrogati e la
sponsorizzazione di eventi. In Italia è stata Federvini a porre l’accento
contro il consumo smodato di alcol con un focus sul “binge drinking”
(pratica diffusasi negli Stati Uniti che vede le persone bere in maniera
eccessiva solo per il gusto di ubriacarsi, ndr), prevedendo un piano di
sensibilizzazione volto a prevenire l’abuso di bevande alcoliche da parte
dei giovani promosso in collaborazione con le università italiane. Ma c’è
anche il caso del magazine americano “The New York Times”, che, a cadenza
quasi regolare, sulle sue colonne alterna articoli contro il consumo di
alcol, parlando anche di vino, con editoriali, invece, in sua difesa,
parlando – a seconda dell’autore del pezzo – di rischi e cattive abitudini o
del romanticismo e della parte culturale legata al settore enoico.

In generale, comunque, è la stessa Ocse ad osservare come sia il tabacco a
confermarsi l’area di intervento politico “più importante per la prevenzione
del cancro, rappresentando il 40-60% dell’impatto totale dell’azione sui
fattori di rischio”. Altresì, spiega però, che “è fondamentale che i
decisori integrino le politiche di controllo del tabacco con strategie che
mirino efficacemente a un insieme più ampio di fattori di rischio, tra cui
l’uso dannoso di alcol, la dieta, l’inquinamento atmosferico, il sovrappeso
e l’inattività fisica”. A livello globale infatti il tabacco viene definito
“di gran lunga” il fattore di rischio più importante per il tumore,
“responsabile del 27% dei decessi per cancro nell’Ocse e nell’Ue”. I rischi
professionali, la dieta, l’elevata glicemia a digiuno, l’elevato indice di
massa corporea (Bmi) e il consumo di alcol sono tutti responsabili di circa
“il 5-6% dei decessi per cancro”. Per quanto riguarda proprio l’alcol,
questo viene collegato a sette tipi diversi di tumore, e “contrariamente al
fumo di tabacco, il consumo pro capite medio nell’Ocse di alcol è cambiato
poco nell’ultimo decennio”, passando dagli 8,9 litri nel 2011 agli 8,6 nel
2021 (dai 10,5 ai 10,1 nell’Ue) e in circa il 40% dei Paesi il consumo è
aumentato. Tra le osservazioni riguardanti l’Italia l’Organizzazione stima
che l’azione contro il consumo dannoso di alcol eviterebbe l’11% delle morti
premature per incidente stradale e l’11% dei decessi per omicidio.
Permetterebbe un risparmio sulla spesa sanitaria nazionale in cure per il
cancro di 396,1 milioni di euro, ovvero il 3% della spesa sanitaria totale
dovuta ai tumori. E che, ogni anno, in seguito al consumo di alcol, vengono
prevenuti in Italia 5.723 casi di cancro (2% del totale dei casi all’anno) e
vengono salvate 764 persone da morte prematura (l’1,8% del totale dei
decessi all’anno).

IL RESTO DEL CARLINO Ascoli

Il figlio falciato da ubriaco: “Ben venga il pugno duro nel nuovo codice
della strada”

Luigi Corradetti è il papà di uno dei quattro angeli di Appignano, uccisi 17
anni fa: “Ok alle pene severe ma servono controlli. Bisogna far rispettare
le norme altrimenti è inutile”

Maria Grazia Lappa

Con il nuovo codice della strada saranno inasprite le pene per chi viaggia
ubriaco. Non vengono ritoccati i limiti alcolemici, ma si inaspriscono le
sanzioni per chi venisse trovato alla guida con valori superiori a quelli
consentiti. Tra queste figura l’obbligo di installazione del dispositivo
alcolock, sistema collegato al motore dell’auto, che ne impedisce
l’avviamento in caso di tasso alcolemico superiore a zero. E’ forse questo è
il fatto più sorprendente e che suscita dibattito. Abbiamo chiesto cosa
pensa di questi inasprimenti delle sanzioni a Luigi Corradetti (ex
carabiniere), papà di Davide, il ragazzo di 16 anni, che perse la vita nella
strage di Appignano. Quattro ragazzi dai 19 ai 15 morirono falciati da un
furgone, alla guida del quale si trovava un rom, che viaggiava completamente
ubriaco Marco Ahmetovic.

Corradetti, sono passati 17 lunghi anni dal quel tragico incidente, da
quella tragedia che ha segnato per sempre Appignano e tutto il Piceno. Oggi
si discute ancora di inasprimento delle sanzione per chi guida in stato di
ebrezza, cosa ne pensa?

“Sono pienamente d’accordo, sia per quanto riguarda l’alcolock, sia per le
regole per i monopattini e per tutto il resto, purtroppo temo che possiamo
fare tutte le leggi che vogliamo, ma se non le facciamo rispettare tutto
sarà vano. Occorrono controlli, pene severe, soprattutto per i giovani, che
sembrano poco inclini al rispetto, ai consigli. Guidare per molti è una
routine, al punto che iniziano a pensare di poterlo fare distratti o sotto
l’effetto di sostanze, ma le conseguenze possono essere drammatiche, in poco
tempo possono creare disastri, come è accaduto per i nostri ragazzi”.

Una tragedia incommensurabile, ma avete avuto la forza di andare avanti e
aprire la strada per l’omicidio stradale, lo rifarebbe?

“Certamente, anche se tutto questo non mi restituisce mio figlio. Dopo
l’incidente non ci siamo dati pace. E’ stato faticoso, doloroso partecipare
a trasmissioni, manifestazioni, ma volevamo giustizia per i nostri figli”.

A causa di ubriachi al volante si continua a morire?

“Temo, che nonostante le nuove leggi si continuerà a morire, non c’è
coscienza, la percezione di ciò che si può provocare, il dolore che si può
infliggere, chi assume queste sostanze sa che può fare del male. Ahmetovic
ha ottenuto sei anni, sei mesi e 20 giorni per la morte di quattro bravi
giovani, che cosa sono? Niente. Ha tutta la vita davanti, a noi resta solo
il dolore”.

Cosa prova dopo 17 anni?

“Il tempo per me non è passato. Quando torno a casa lo cerco. Mi manca il
suo sorriso, i suoi occhi, la sua gioia, a volte mi piace pensare che sia
qui con noi. La vita scorre, tutto è cambiato, i suoi amici sono cresciuti e
si sono fatti una vita, io sono qui che mi chiedo: chissà cosa avrebbe fatto
il mio Davide, si sarebbe sposato? Quale progetto per lui? Il tempo passa,
ma il dolore resta immutato, lacerante. Il cuore non si rassegna alla
mancanza, purtroppo per quattro famiglie ad Appignano restano le lacrime e
la disperazione”.

IL GIORNO

Legnano, ubriaco si allontana dal balcone per evitare i carabinieri ma
precipita dal terzo piano

Il 31enne stava partecipando a una festa a casa di alcuni amici, che hanno
chiamato il 112 perché gli ospiti facevano rumore, dopo aver alzato troppo
il gomito. Se l’è cavata con una frattura al femore

Paolo Girotti

Quando i carabinieri sono arrivati sul posto hanno inizialmente pensato si
potesse trattare di qualcosa di ben più grave, senza scartare neppure
l’ipotesi di un tentato omicidio: a vicenda chiarita, invece, l’episodio è
stato ricondotto a una caduta accidentale dal terzo piano di un edificio e
che, solo per un caso fortuito, il protagonista in evidente stato di
ebbrezza ha pagato con la sola frattura del femore.

L’episodio risale a domenica scorsa, 23 novembre, quando i militari sono
stati chiamati a intervenire in un complesso condominiale in via Montenevoso
32 a Legnano: qui, secondo la prima chiamata ricevuta dal centralino dei
carabinieri, era in corso una festa fin troppo rumorosa, tanto che erano
stati i due inquilini dello stesso appartamento al centro dell’improvvisato
evento ad allertare i militari. Una coppia di cittadini salvadoregni era
ospite nella serata di domenica, con una terza ragazza, nell’abitazione dei
due padroni di casa, un cittadino di nazionalità albanese e un altro
congolese: i due ospiti, secondo la ricostruzione, avevano però alzato
troppo il gomito, tanto da spingere i padroni di casa alla prima chiamata al
112 perché disturbati dall’eccessivo chiasso.

Non si sa cosa sia passato a quel punto nella testa di uno dei due
salvadoregni, fatto sta che l’uomo, un 31enne, dopo la chiamata al 112 ha
deciso che non ci sarebbe stato nulla di meglio da fare che tentare di
allontanarsi dall’appartamento scavalcando il balcone per avere accesso
all’appartamento vicino. Un’operazione già pericolosa da sobri e che si è
trasformata in una missione impossibile per una persona sotto l’effetto di
un’abbondante dose di alcolici. E infatti l’uomo ha presto perso la presa ed
è precipitato al suolo da oltre dieci metri di altezza, tanto che la seconda
chiamata al 112 segnalava, appunto, la caduta rovinosa del 31enne.

Qui è entrata in gioco anche la buona sorte, perché malgrado la caduta
sull’asfalto, quando i carabinieri e i soccorsi sono arrivati sul posto
hanno accertato che l’uomo se l’era cavata con una frattura la femore e una
ventina di giorni di prognosi.

Dalla ricostruzione dei fatti da parte dei militari è poi emerso, versione
confermata da tutti i presenti, che l’uomo, regolarmente in Italia e che
nulla aveva da nascondere, si era spaventato quando, dopo la prima
telefonata al 112, gli inquilini gli avevano impedito di uscire perché
temevano che potesse farsi male a causa dello stato “alterato”. Così, invece
di uscire dalla porta bloccata dagli inquilini preoccupati, il 31enne aveva
pensato bene di passare dal balcone.

INTRAVINO

Italians do it better

La verità sull’alcol (di Konstantin Baum)

di Maria Rita Mancini

<www.intravino.com/primo-piano/nel-dettaglio-italians-do-it-better-l
a-verita-sullalcol-di-konstantin-baum/>
www.intravino.com/primo-piano/nel-dettaglio-italians-do-it-better-la
-verita-sullalcol-di-konstantin-baum/

Mentre il super giornalista e produttore Bruno Vespa, alla presentazione
della guida del Gambero Rosso, si lancia in difese sperticate degli effetti
salutistici del vino, il Master of Wine Konstantin Baum sul suo canale
YouTube tratta questo hot topic con la consueta serietà, fornendo anche una
dettagliata bibliografia con link per le fonti utilizzate.

Non avete tempo di ascoltare tutto? Non capite l’inglese? I sottotitoli vi
danno l’orticaria?

Nessun problema, ci siamo qui noi perché il contributo di Baum è uno dei
pochi di valore e merita di essere riportato.

Quello che segue è un riassunto fedele con qualche commento a margine.

Iniziamo dai fondamentali.

L’abuso di alcol è dannoso. Fin qui tutti d’accordo. Ciò che invece fa
discutere non è tanto se un consumo moderato faccia bene – perché è ovvio
che nessuno di noi beve un calice di vino per diminuire il rischio di
malattie coronariche – quanto cercare di stabilire con plausibile
attendibilità i limiti di quello che viene definito “bere responsabile“. Se
ne parla con chiunque e ovunque: giornalisti e medici incravattati come si
conviene alla prima serata, fashion wine influencer alla ricerca di TikTok
virali, veterani del quartino della casa impegnati nel torneo di briscola al
circoletto di paese.

Opinioni divergenti, accumunate dal fatto che tutte immancabilmente sono
supportate da illustri riferimenti di circostanza. Che tu sia un radical
chic neoadepto del movimento sober curious o un irriducibile da osteria, ci
sarà sempre uno studio di uno stimatissimo professore dell’università di
Oxbridge pronto a dare lustro e rendere inconfutabile la tua teoria.

Questo perché il rapporto tra consumo di alcol e salute è piuttosto
complicato e riuscire a stabilire scientificamente ed empiricamente quanto
sia possibile bere senza arrecare danni ingenti al nostro corpo è un affare
davvero ingarbugliato. Si possono documentare evidenti correlazioni, ma non
causalità. (*) Sebbene sia facile dimostrare la connessione tra longevità e
consumo di alcol, è estremamente complesso provare come quest’ultimo possa
effettivamente modificare l’aspettativa di vita del singolo individuo.

Per farla semplice, ognuno di noi ha un amico che narra di un nonnino
vissuto fino alla veneranda età di 110 anni, cambiando donna ogni sera e
bevendo ogni giorno un fiaschetto di vino. Facciamo un esempio più valente.
La nota rivista scientifica inglese The Lancet riporta che il consumo di
alcol da leggero a moderato è stato associato a 23.000 nuovi casi di cancro,
ovvero il 2,3% di tutti i casi dei sette tipi di cancro correlati all’alcol.
Poi però nello stesso periodico è possibile leggere in un altro articolo che
“I rischi assoluti del bere da leggero a moderato sono piccoli e, sebbene
non esista un livello di consumo sicuro, sembra ragionevole che la qualità
della vita guadagnata da un drink occasionale possa essere considerata
maggiore del potenziale danno“. Con buona pace di chi sperava di trovare una
risposta definitiva.

Per conferire rigore scientifico servirebbe uno studio di controllo
randomizzato sull’impatto che le bevande alcoliche esercitano sulla salute,
come quelli che vengono condotti dalle case farmaceutiche per stabilire gli
effetti di un farmaco, prima che questo venga messo in commercio. L’ultimo
tentativo di portare avanti un simile esperimento è stato interrotto perché
il fatto che fosse finanziato dall’industria dell’alcol è stato ritenuto una
motivazione sufficiente ad inficiare eventuali considerazioni finali. Ad
intricare ancora di più la questione intervengono poi una serie di variabili
determinanti nel calcolare i rischi: il quantitativo di alcol delle bevande
(un calice di vino o uno shottino di vodka?), i tempi durante i quali la
dose viene assunta (in una sola sera o distribuita in una settimana?),
nonché le modalità (a stomaco vuoto o a cena?).

Se è difficile dimostrare che bere in quantità ridotte possa anche far bene,
è indubbiamente più semplice asserire che non bere affatto sia sicuramente
sano. Partendo da questo assioma di semplice comprensione, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha dichiarato che “Il rischio per la salute inizia sin
dalla prima goccia di alcol che entra in corpo”.

Ed ecco allora che nelle linee guida di alcune nazioni, come il Canada, il
limite per uno stile di vita sano scende drasticamente a 1 o 2 drink a
settimana. Tra gli integerrimi inquisitori, Baum cita Andrew Huberman,
l’uomo dall’aspetto un po’ mefistofelico che nell’immagine di copertina di
questo video fluttua sopra un calice come un ectoplasma: neuroscienziato e
professore ordinario presso il dipartimento dei neurobiologia della Stanford
School of Medicine, nonché autore di uno dei podcast più seguiti al mondo,
“Huberman Lab“.

Uno dei suoi episodi più famosi – “What Alcohol does to your body, brain &
health” (su YouTube, al momento, 7,1 mln di visualizzazioni e 11.613
commenti, alcuni dei quali davvero molto interessanti)

https://www.youtube.com/watch?v=DkS1pkKpILY – descrive gli effetti
devastanti dell’alcol sul cervello e sul corpo, imputabili anche ad un uso
estremamente contenuto. Oltre 7 milioni le visualizzazioni. Peccato che
nelle due ore di meticolosa dissertazione solamente due brevissimi minuti
vengano dedicati ai benefici che un consumo moderato può comportare. E non è
tutto. Così la singolar tenzone tra Baum e Huberman procede a colpi di
pubblicazioni scientifiche.

Huberman sostiene che bere più di due drink alla settimana implichi il
danneggiamento del microbiota intestinale. Baum risponde che lo studio
pubblicato sulla rivista Gastroenterology attesta che il consumo di vino
rosso influenza positivamente il microbiota intestinale. Huberman evidenzia
la possibilità che si verifichi un assottigliamento della materia grigia.
Baum lo corregge precisando che la ricerca in questione suppone anzi che
un’assunzione moderata di alcol possa diminuire il rischio di demenza.

Le bevande alcoliche oltre ad avere un valore culturale sono anche una sorta
di “lubrificante sociale“, che rende le interazioni tra le persone più
piacevoli o qualche volta semplicemente “sopportabili”. Probabilmente ha
ragione Konstantin Baum quando afferma che i movimenti votati alla quasi
completa astinenza pongano obiettivi irrealistici su larga scala.

Prendiamo il caso della Svezia: monopolio, tasse alte, soprattutto sui
prodotti entry-level, ed è vietata ogni forma di promozione. L’azienda
pubblica Systembolaget dichiara nella sua mission di voler limitare
l’accesso al fine di evitare i danni correlati all’alcol. Vista la politica
restrittiva ci si aspetterebbe un riscontro statistico significativo e
invece il consumo procapite in Svezia è solo leggermente inferiore alla
media dei paesi europei, mentre i casi di disturbi e dipendenze connessi
all’abuso di alcol sono decisamente al di sopra della media.

Ma è nelle considerazioni finali che Baum si dimostra ancora una volta un
tipo sveglio. Tra la sobrietà e la cirrosi epatica, tra gli estratti di
carruba e il binge drinking, c’è una terza via: il modello italiano. Abbiamo
un consumo procapite tra i più bassi in Europa e le dipendenze si attestano
sullo 0,6% (contro il 5,1% della Svezia). Non amano i nostri politici, non
invidiano la nostra burocrazia, aborrono le nostre infrastrutture, eppure i
paesi europei ammettono che gli italiani sanno bere:

-Preferiamo il vino e la birra ai superalcolici.

-Mangiamo mentre beviamo.

-Ci piace bere in compagnia, perché è più divertente.

Insomma, italians do it better! Parola di Master of Wine.

(*) Nota: la complicazione è particolarmente aggravata dagli interessi
economici legati alla produzione e al commercio del vino, con investimenti
mirati non a cercare la verità, ma a sostenere la tesi più conveniente.

IL FATTO QUOTIDIANO

“Se andate in vacanza in questi Paesi non bevete assolutamente gli alcolici
locali”: l’allarme degli esperti dopo i 6 morti per metanolo in Laos

L’avvelenamento da metanolo può manifestarsi con sintomi simili a quelli
dell’ubriachezza, come confusione, vertigini e sonnolenza. Tuttavia, ci sono
alcuni segnali specifici a cui prestare attenzione

“Fate attenzione a cosa bevete”. Il Ministero degli Esteri britannico ha
lanciato un appello ai turisti e agli espatriati, mettendoli in guardia sui
pericoli dell’avvelenamento da metanolo dopo che sei turisti sono morti
mentre erano in vacanza in Laos per aver bevuto “shottini” di vodka
contaminata. Con le vacanze invernali alle porte, le autorità raccomandano
di evitare alcolici offerti gratuitamente o venduti a prezzi sospettosamente
bassi, prestando attenzione a etichette mal stampate o con errori
ortografici. L’attenzione deve essere sempre massima: “Mai lasciare cibo o
bevande incustoditi e accettare solo alcolici da fonti affidabili. Il
problema del metanolo negli alcolici contraffatti è in aumento“, avverte il
Ministero. Ma cos’è il metanolo? E perché è così pericoloso? Si tratta di
una sostanza altamente tossica, viene spesso aggiunto agli alcolici
contraffatti per aumentarne il volume e i profitti. Ma le conseguenze per la
salute possono essere devastanti, portando a danni agli organi e alla morte.

La tragedia in Laos: sei morti e decine di ricoverati

La tragedia è avvenuta la scorsa settimana nella località turistica di Vang
Vieng, in Laos: sei persone hanno perso la vita, tra cui Simone White,
avvocatessa britannica di 28 anni, e due adolescenti australiane, Bianca
Jones e Holly Bowles. Le vittime avevano soggiornato presso il Nana
Backpackers Hostel, dove erano stati offerti gratuitamente colpi di vodka
contaminata. Bethany Clarke, un’amica di Simone White, ha condiviso la sua
esperienza nel gruppo Laos Backpacking su Facebook, avvertendo: “Evitate
tutti gli alcolici locali. Sei di noi sono attualmente in ospedale con
avvelenamento da metanolo“. La ragazza ha descritto come, dopo aver bevuto i
colpi gratuiti, si fosse sentita esausta, fino a svenire, con successivi
sintomi di nausea e insufficienza epatica: “Sono arrivata in tempo in un
ospedale privato, ma è stato necessario un lungo trattamento per
riprendermi”, ha aggiunto. La polizia locale ha arrestato il gestore
dell’ostello, Duong Duc Toan, e altri sospettati, anche se non sono ancora
state formulate accuse ufficiali.

I sintomi dell’avvelenamento da metanolo

L’avvelenamento da metanolo può manifestarsi con sintomi simili a quelli
dell’ubriachezza, come confusione, vertigini e sonnolenza. Tuttavia, ci sono
alcuni segnali specifici a cui prestare attenzione, come cambiamenti nella
vista, dolore addominale e muscolare. Il professor Sir Colin Berry, esperto
di patologia della Queen Mary University di Londra, mette in guardia,
spiegando al Daily Mail che la progressione dell’avvelenamento da metanolo
può portare a insufficienza renale, arresto respiratorio, coma e morte: “E’
fondamentale una diagnosi tempestiva, basta una quantità minima per
distruggere gli organi interni”.

Che cos’è il metanolo e perché è pericoloso

Il metanolo è un liquido incolore, spesso confuso con l’alcol etilico. È
fondamentale, però, non confondere le due sostanze dal momento che hanno
effetti molto diversi sul corpo umano. L’etanolo, presente nelle bevande
alcoliche, è metabolizzato dal fegato e, se consumato con moderazione, non
causa gravi danni. Il metanolo, invece, è altamente tossico e anche piccole
quantità possono causare cecità, danni agli organi e morte. La differenza
chimica tra i due è minima ma tanto basta per avere un impatto enorme sulla
loro tossicità. Se infatti l’etanolo è, per intenderci, l’alcol presente in
vino e birra; il metanolo viene usato invece in prodotti industriali come
vernici, antigelo e diluenti. Quando ingerito, può essere letale anche in
piccole quantità: bastano 15 ml (uno shottino, appunto) per causare la
morte. Come spiega al Daily Mail il professor Wayne Carter dell’Università
di Nottingham: “Il metanolo, una volta metabolizzato, si trasforma in
formaldeide e acido formico, entrambe sostanze altamente tossiche e
potenzialmente letali che possono causare danni irreversibili agli organi,
al sistema nervoso e agli occhi”.

Le mete a rischio

Dopo quanto accaduto ai turisti britannici in Laos, il Ministero degli
Esteri inglese ha quindi aggiornato le sue linee guida per i viaggiatori,
evidenziando il rischio di avvelenamento da metanolo anche in Indonesia,
Costa Rica, Vietnam, Cambogia e Laos.

Casi anche in Grecia e Turchia

Ma il problema non riguarda solo il Sud-est asiatico. Anche in Europa, in
località turistiche frequentate dai britannici, si sono verificati casi di
avvelenamento da metanolo. In Turchia, ad esempio, nel 2011 quattro turisti
russi sono morti e altre 20 persone sono state ricoverate in ospedale dopo
aver consumato whisky contaminato. Le autorità hanno arrestato 22 persone e
sequestrato migliaia di bottiglie di alcolici contraffatti. Anche in Grecia
si sono verificati casi di avvelenamento da metanolo: nel 2016, Hannah
Powell, una giovane britannica di 21 anni, era rimasta cieca e con
insufficienza renale dopo aver bevuto un cocktail a base di vodka
contaminata a Zante. Nel 2018 poi, 17 adolescenti erano stati ricoverati per
avvelenamento da metanolo nella stessa località.

Consigli per i viaggiatori

Gli esperti consigliano ai turisti di essere vigili e di prestare attenzione
ai sintomi dell’avvelenamento da metanolo. In caso di dubbio, è fondamentale
cercare immediatamente assistenza medica. Per prevenire il rischio di
avvelenamento, è importante:

– Non accettare bevande da sconosciuti.

– Non lasciare mai incustoditi cibi o bevande.

– Evitare marche di alcolici sconosciuti o dal prezzo troppo basso.

– Prestare attenzione a etichette mal stampate o con errori di ortografia.

VERBANIA MILLEVENTI

ENTRA UBRIACA NELL’ABITAZIONE DA CUI DEVE STARE LONTANA E AGGREDISCE L’EX
MARITO

I Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Domodossola hanno
tratto in arresto una giovane donna domiciliata in Ossola che, gravata dalla
misura dell’allontanamento dalla casa familiare, ha fatto accesso
nell’abitazione con l’intenzione di aggredire l’ex marito. Alla Centrale
Operativa della Compagnia Carabinieri di Domodossola, perveniva la richiesta
di intervento da parte di un uomo di Pallanzeno, che riferiva all’operatore
della centrale che l’ex moglie, colpita da un provvedimento di
allontanamento dalla casa familiare, aveva fatto acceso all’abitazione
utilizzando una copia delle chiavi della porta di ingresso e rifiutava di
allontanarsi. Giunta sul posto, la pattuglia dei Carabinieri ha appurato
l’effettiva presenza della donna in palese stato di ubriachezza. Alla vista
dei militari la 30enne andava in escandescenza e cercava di aggredire
nuovamente il marito non riuscendo nel suo intento grazie al pronto
intervento dei militari. La donna era colpita dalla misura
dell’allontanamento dalla casa familiare emessa dal Tribunale di Verbania lo
scorso mese di settembre per condotte di maltrattamenti nei confronti
dell’uomo. La donna è stata arrestata in flagranza per il reato di
maltrattamenti in famiglia eviolazione del provvedimento di allontanamento e
trattenuta, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, nelle camere di
sicurezza della Compagnia di Domodossola. Nella mattinata odierna il Gip
presso il Tribunale di Verbania ha convalidato l’arresto disponendo la
liberazione della donna.

LA REPUBBLICA

Diageo chiude la fabbrica di alcolici nell’ex Cinzano, 350 lavoratori a
rischio nell’Albese

a cura di Repubblica Torino

Domani sciopero a Santa Vittoria d’Alba. La multinazionale proprietaria di
Guinness, J&B, Smirnoff e altri celebri marchi: “Stabilimento obsoleto e
lontano dai consumatori del Nord Europa”

La multinazionale britannica Diageo, colosso specializzato nella produzione
di bevande alcoliche, annuncia la chiusura dello stabilimento di Santa
Vittoria d’Alba, in provincia di Cuneo. Nel sito produttivo, sede storica
della Cinzano fino agli anni Novanta, lavorano 349 dipendenti tra operai,
impiegati, quadri e dirigenti.

“Solo una minima parte della produzione di Santa Vittoria è destinata al
mercato italiano” si giustifica l’azienda – che ha tra i suoi numerosi
“cavalli di razza” la birra Guinness, il whisky J&B, la vodka Smirnoff,
tanto per fare qualche esempio – sottolineando “l’esigenza di focalizzare
gli investimenti sui siti ritenuti strategici”.

Secondo Diageo, che è tra le 100 aziende con la maggiore capitalizzazione
nella Borsa di Londra, lo stabilimento cuneese “è posizionato lontano dai
principali mercati e ha dimensioni ridotte”, oltre che “impianti obsoleti”,
mentre “i mercati del Nord Europa possono essere più facilmente serviti
dagli stabilimenti del nord di maggiori dimensioni e tecnologicamente più
avanzati”.

La chiusura è prevista non prima di giugno 2026. Diageo fa sapere di essere
disponibile “per esplorare soluzioni alternative per il futuro del sito, ivi
inclusa la possibile cessione a terzi”. La procedura di consultazione con i
sindacati è già stata avviata: “Garantiremo pieno sostegno a tutti i nostri
dipendenti nel corso di questo processo” continua la nota dell’azienda.

Le segreterie provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Ugl hanno
indetto per domani, mercoledì 27 novembre, uno sciopero di otto ore per ogni
turno di lavoro. Dalle 9,30 a mezzogiorno si terrà anche un
presidio-assemblea fuori dall’azienda.

FANPAGE

Lo scandalo nella nazionale femminile canadese: nelle feste alcoliche
“obbligatorie” accadevano cose strane

Dopo le polemiche nell’estate scorsa per il caso dei droni spia, la
selezione nord-americana torna sotto i riflettori per alcune pratiche che
coinvolgevano i membri dello staff.

A cura di Maurizio De Santis

Il calcio femminile canadese travolto dall’ennesimo scandalo. Feste
“obbligatorie”, giocattoli sessuali, battute spinte e serate alcoliche,
attacchi di panico entrano nel corredo accessorio di un’inchiesta che ha
letteralmente spazzato via i vertici della nazionale. È il prosieguo della
vicenda che era esplosa alle Olimpiadi di Parigi, quando la federazione fu
costretta a licenziare l’allenatrice, Bev Priestman, per un caso di
spionaggio. Per carpire i segreti delle rivali, aveva dato mandato di
utilizzare quegli strumenti così da registrare le sedute tattiche delle
avversarie.

Dallo scandalo dei droni spia ad altre pratiche all’interno dello staff

Non era l’unico modo con il quale raccoglieva informazioni “segrete” e
faceva parte di una pratica consolidata, che venne scoperta solo perché una
giocatrice, Rebekah Stott, della Nuova Zelanda (prossimo avversario del
Canada) avvertì uno strano ronzio sulla testa e capì che la sua selezione
era tenuta sotto controllo.

Fu solo l’inizio della tempesta che si sarebbe abbattuta sui canadesi. Quasi
quattro mesi più tardi, i membri coinvolti vennero arrestati (oltre al ct,
Bev Priestman, anche il suo assistente, Jasmine Mander, e un altro elemento
dello staff, Lombardi), la federazione fu multata (315mila dollari) e alla
selezione venne inflitta una pesante penalizzazione.

Le feste alcoliche “obbligatorie” tra bevute e lancio di giocattoli sessuali

Finita? No. Il giornale “The Globe and Mail” ha portato alla luce anche
anche una serie di pratiche nella gestione corrente che hanno alimentato
sdegno e vergogna. Nel rapporto pubblicato si citano in dettaglio “bevute
‘obbligatorie’ che avvenivano la sera prima delle partite” riservate a
persone dello staff e senza calciatrici. Durante questi incontri, si faceva
consumo di alcol in maniera eccessiva e, una volta caduto ogni freno
inibitorio, capitava fossero lanciati “giocattoli sessuali” fino a sfociare
in allusioni molto spinte. Ci sarebbero anche dei video a testimonianza di
questa situazione anomala, venuta alla luce solo negli ultimi giorni.

Ma c’è ancora dell’altro che viene menzionato nel dossier e getta una luce
inquietante: ovvero, il trattamento che l’assistente del ct, Jasmine Mander,
avrebbe riservato ad altri membri dello staff e collaboratori. Un
comportamento così pressante da provocare “crisi di pianto e attacchi di
panico”.

DISSAPORE

Perché i viticoltori francesi stanno spaccando delle bottiglie di vino
davanti ai Lidl?

I viticoltori della Valle del Rodano hanno preso a spaccare bottiglie di
vino davanti ad alcuni supermercati Lidl. Ma che succede?

di Luca Venturino

Guai a dire che i francesi non siano eloquenti, nelle loro proteste. Un anno
fa circa quintali di letame scaricati davanti a McDonald’s e uffici statali;
e ora bottiglie di vino mandate in frantumi davanti ai punti vendita di casa
Lidl nella bassa Valle del Rodano. I nostri protagonisti sono i viticoltori,
la pietra dello scandalo i prezzi a scaffale.

Jordan Charransol, presidente dei Giovani Agricoltori del Vaucluse, ha
accusato i supermercati di avere effettuato un “declassamento” dei vini a
denominazione Côtes-du-Rhône. La matematica, d’altro canto, parla chiaro: il
costo di produzione – spiega ancora Charransol – si tiene sull’euro e 40 al
litro, mentre i supermercati lo acquistano a 80 centesimi il litro per poi
rivenderlo a meno di un euro e settanta.

Vino venduto come bibite e la crisi francese

Il dado è tratto, insomma. “Tagliando in questo modo i prezzi stanno
distruggendo la viticoltura” ha continuato Charransol. Il suo appello è
rivolto anche e soprattutto ai consumatori: “Sanno bene che un prezzo così
basso non è sufficiente a pagare il viticoltore, e dunque non dovrebbero
comprare questi vini”.

Parte così la protesta: eloquente ed evidentemente simbolica. La risposta di
Lidl, naturalmente, non si è fatta attendere: il colosso della GDO ha
affermato di rappresentare “solo il 7% della distribuzione dei supermercati
in Francia” e che pertanto “non può assumersi la responsabilità dell’intero
settore”.

Come se non bastasse, la catena di supermercati ha aggiunto che i suoi
“prezzi di acquisto sono in linea con il resto del mercato e non sono
affatto inferiori a quelli di altri in questo settore”. (*) Come a dire: non
siamo colpevoli e se lo siamo sappiate che non siamo i soli. Beh, non si
sbagliano.

Non è certo la prima volta che i prezzi del vino francese conquistano
l’alloro della cronaca e infiammano i viticoltori d’Oltralpe. Solamente la
scorsa primavera i produttori di Bordeaux organizzarono una protesta dai
toni simili dopo avere scoperto che nei supermercati Carrefour i loro vini
erano venduti a meno delle bibite.

Insomma, c’è tensione. In Francia come nel resto del mondo i consumi di vino
sono in netta contrazione, con rapporti annuali densi di segni in rosso e
regioni storiche che stanno estirpando i propri vigneti in un chiaro
tentativo di riposizionamento. E le proteste, ne siamo pressoché certi,
continueranno.

(*) Nota: il fatto che un discount si difenda dicendo che i suoi prezzi non
sono più convenienti rispetto a quelli degli altri sembra paradossale.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

Associazione Nuovo Paradigma O.N.L.U.S. – C.F. 91071720931