Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 27 novembre 2024

27 Novembre 2024
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

CORRIERE.IT

Il vino senza alcol non sarà più vietato in Italia: il decreto del governo
che copia Francia e Spagna

di Redazione Economia

Il ministro all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha presentato una bozza
di decreto per consentire la produzione di vini de-alcolati o a basso tenore
alcolico. Il nodo delle risorse e la questione delle denominazioni da
tutelare

Sarebbe una rivoluzione e apre ottime opportunità per i nostri produttori di
vino anche all’estero, dove la normativa è molto più avanti. Per questo il
governo corre ai ripari venendo incontro alle richieste delle associazioni
vitivinicole che si stanno battendo affinché anche in Italia si possano
produrre vini senza alcol, tecnicamente dealcolati, o a basso tenore
alcolico. Il ministro competente all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha
appena presentato una bozza di decreto per consentire anche alla nostra
filiera di aggredire un mercato in forte crescita in particolare all’estero
ma col quale i produttori italiani non possono finora confrontarsi. Un
mercato che a livello globale genera un fatturato di un miliardo di euro
solo negli Stati Uniti, il principale mercato per il vino italiano.

Produzione finora impossibile

Nonostante in Europa tali prodotti siano già stati regolamentati in Italia
l’attuale impianto normativo vieta che si potesse chiamare «vino» una
bevanda con un tenore alcolico inferiore agli 8,5 gradi. I vini de-alcolati
sono già una realtà in Spagna e Francia. Anzi in Francia sono stati
autorizzati anche per le Aoc, ovvero per le denominazioni d’origine, che da
noi sarebbero escluse. Ecco perché in Italia la produzione di vini a basso
tenore alcolico o alcohol free è finora impossibile. L’unica chance che i
produttori hanno per lanciarsi in questo segmento di mercato è andare a
produrre i loro “NoLo” ovvero vini no alcohol o low alcohol, fuori dai
confini nazionali. Non facile per chi non ha la sufficiente
patrimonializzazione per fare un investimento all’estero, cercare il
terreno, costruirne la produzione e la vendita, cercare il distributore
giusto per intercettare la clientela.

Il tema delle risorse

Non è un caso che il tema della liquidità sia il primo argine a questo
mercato. E non è un caso che la Cia, la confederazione italiana degli
agricoltori, tra le associazioni di rappresentanza di questa filiera, ponga
in evidenza la necessità di finanziare il decreto allo studio, che potrebbe
vedere la luce entro Natale, con risorse economiche adeguate per consentire
alle imprese vitivinicole di affrontare il passaggio verso la dealcolazione.

Come usare il sotto-prodotto

Tra le proposte avanzate da Cia, l’idea di permettere alle aziende, come già
avviene per l’imbottigliamento, di affidarsi al conto-terzismo nazionale per
la produzione di vini con gradazione alcolica inferiore allo 0,5%
(dealcolati) o parzialmente dealcolati (con gradazioni tra 0,5% e 9%). Un
altro punto chiave riguarda il sottoprodotto della de-alcolazione, che oggi
viene destinato principalmente alla produzione di bioetanolo. Cia propone di
ampliare le possibilità di utilizzo di questi residui anche in altri settori
industriali, sfruttando al massimo le potenzialità delle tecnologie.

Il rischio sovrapposizione con le varie denominazioni protette

Ma si apre anche la questione dell’etichettatura perché il rischio è
cannibalizzare una filiera estremamente florida come quella italiana del
vino alcolico. Non sarà facile tutelare la qualità produttiva e il valore
del vino italiano, evitando che la normativa sui vini de-alcolati possa
intaccare le denominazioni di origine protetta (DOP) e le indicazioni
geografiche protette (IGP). Queste categorie, secondo Cia, dovrebbero
restare escluse dalla de-alcolazione per garantire il rispetto delle
tradizioni produttive e la salvaguardia del patrimonio enologico italiano.

VIRTUQUOTIDIANE.IT

Vini dealcolati, Zaccagnini il primo in Abruzzo a produrli. Intervista
all’enologo: “Li chiede il mercato. Costretti ad andare in Germania”

di Marcella Pace

BOLOGNANO – Di fronte a un mercato fatto di persone sempre più attente alle
regole salutistiche, soprattutto i più giovani, e poco inclini a bere vini
dall’alta gradazione alcolica, con i grandi rossi che sono quelli più
colpiti dalla crisi dei consumi nel settore enologico, i vini dealcolati
sembrano essere la sfida su cui si gioca il futuro delle aziende
vitivinicole.

Lo ha capito bene il gruppo Argea, che dal 2023 ha preso il controllo di
Zaccagnini a Bolognano (Pescara) e che ha puntato sulla produzione proprio
di vini 0% alcol a marchio Zaccagnini (unica azienda in Abruzzo a farlo), ma
anche tra gli altri del gruppo.

Per introdurre la novità, Zaccagnini ha scelto la linea più iconica di casa,
il Tralcetto (con le bottiglie contrassegnate da un piccolo tralcio di vite
annodato sul collo) e che ha visto aggiungere al Montepulciano, al Cerasuolo
e al Trebbiano, due referenze dealcolate, una rossa e una bianca a base di
uve italiane.

Poiché in Italia la commercializzazione dei vini dealcolati è consentita ma
la produzione purtroppo ancora vietata, proprio nel giorno in cui il
ministro Francesco Lollobrigida ha presentato lo schema di decreto che
dovrebbe dare una volta per tutte il via libera alla produzione anche nel
nostro Paese, abbiamo intervistato l’enologo Lorenzo Di Biase, che con
Zaccagnini per le due etichette alcol-free è costretto a portare il vino in
Germania dove un’azienda provvede all’estrazione dell’alcol.

“Questo settore sta prendendo piede a livello internazionale”, evidenzia
l’enologo a Virtù Quotidiane, “perché c’è un mercato ampio di chi cerca un
vino senza alcol per un discorso di allergeni, chi per salute, chi anche
semplicemente per curiosità. Per rispondere a questa esigenza di mercato,
soprattutto estero, abbiamo iniziato a lavorare con questi due vini. La
produzione non può avvenire ‘in casa’, perché si andrebbe a generare una
soluzione di acqua e alcol come scarto e quindi noi ci affidiamo a un conto
terzista tedesco”.

Il trend in crescita

Secondo un’indagine realizzata da Swg e dall’osservatorio del vino Uiv In
Italia il 36% dei consumatori è interessato a bevande dealcolate. Di questi
il 16 per cento sono non bevitori di alcolici, cioè un potenziale di un
milione di persone; il 37 sono coloro che consumano alcolici in maniera
occasionale; e il 42 per cento sono invece consumatori abituali. Questa
parte restante (14 milioni circa) li ritiene un’alternativa di consumo in
situazioni specifiche come mettersi alla guida.

La quota di attenzione verso i vini dealcolati (21%) è più alta nelle fasce
più giovani (28% da 18 a 34 anni), il target a maggior contrazione dei
consumi di vino che nel 79% dei casi dichiara “importante” se non “molto
importante” o “fondamentale” poter ridurre i problemi legati all’abuso di
alcol mettendo a disposizione dei consumatori prodotti a zero o bassa
gradazione.

Se negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il
mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari, da noi i no
alcol sono ancora una nicchia (62 milioni di dollari, valore cresciuto di
sette volte negli ultimi quattro anni), ma le vendite di vini senz’alcol
provenienti dall’Italia hanno sovraperformato il mercato nel 2023, sia a
volume (+33% contro +8%), sia a valore (+39% contro +24%). Il prezzo medio
di un alcol-free wine è leggermente superiore a quello di un vino
tradizionale: 12,46 dollari al litro contro 11,96 nel 2023.

Come vengono prodotti

Il processo di produzione dei senza alcol di Zaccagnini sostanzialmente si
divide in due fasi. La prima prevede la produzione del vino, esattamente
nella sua versione tradizionale. Una volta pronto, lo si spedisce in
Germania dove il terzista inizia la dealcolizzazione.

Fino ad ora il processo utilizzato è stato di distillazione su colonne di
evaporazione sottovuoto che consente l’asporto di alcol, appunto, per
evaporazione e successiva condensazione. Inizialmente il vino, dalla vasca
di stoccaggio viene traferito nella colonna di evaporazione sottovuoto
all’interno della quale si trovano una serie di coni.

La distillazione si svolge in due passaggi: lo scopo del primo step è
raccogliere gli aromi che, essendo molto volatili sono i primi a
trasformarsi in vapore. Grazie alla tecnologia gli aromi si condensano e
vengono raccolti per essere, successivamente, utilizzati. Nel secondo step
l’obiettivo è l’evaporazione dell’etanolo: man mano che si sale all’interno
della colonna, la temperatura si alza gradualmente di pochi gradi e questo
consente la vera e propria de-alcolizzazione: è in questo momento che
l’etanolo evapora. Alla fine del processo gli aromi vengono reinseriti nel
vino de-alcolizzato ottenendo così una gradazione alcolica bassa < 0,5% vol o senza gradazione: 0.0% vol. La produzione al momento è di 300 ettolitri di bianco e altrettanti di rosso che vengono per lo più esportati “in America e in Europa, e una piccolissima parte resta in Italia. Più è alta la qualità del vino di partenza, più sarà alta quella del dealcolato”, spiega Di Biase. “Sia a livello olfattivo che al palato le differenze con i vini convenzionali sono nette, a cominciare dalla sensazione di calore che viene via; tuttavia, sul piano di acidità, di estratto delle sostanze polifenoliche il vino mantiene tutte le sue caratteristiche iniziali, anche aromatiche”. Per il momento la produzione resterà su questi quantitativi, “ma se il mercato ce lo dovesse richiedere andremo sia ad aumentare, ma anche eventualmente ad allargarci su altre linee”. Ciò che cambierà però sarà da subito il processo di estrazione dell’alcol, che da quello di evaporazione sottovuoto passerà alla modalità di osmosi. “Il vino, prodotto in maniera convenzionale”, precisa Di Biase, “attraverserà una membrana che permette il passaggio delle molecole da una soluzione più concentrata a quella meno, ovvero l’acqua. Quest’ultima si carica di sostanze aromatiche e composti fenolici che verrano riaggiunti al vino dopo ver subito l’eliminazione dell’alcol attraverso una distillazione “. AGRICOLAE.EU Vino dealcolato, Confagricoltura: importante e atteso passo avanti Roma - Vini dealcolati: il decreto è un grande passo avanti per il mondo produttivo italiano, molto atteso e nella direzione auspicata da Confagricoltura. Elimina le disparità normative e pone sullo stesso livello competitivo i nostri operatori e gli operatori degli altri Paesi europei che già da tempo hanno accesso alla pratica. Valutiamo quindi con soddisfazione l’avanzamento che il settore potrà compiere: ora si potranno cogliere le nuove istanze del mercato e avvicinare altri consumatori al prodotto. Così commenta Confagricoltura la notizia del decreto sui vini dealcolati. PARMA TODAY Chiara, droga e alcol poco prima del parto: "Ha bevuto birre e fumato una canna" La migliore amica della 22enne racconta ai carabinieri i momenti passati con Chiara poche ore prima di dare alla luce il bimbo poi ritrovato morto il 9 agosto di Paco Misale "Abbiamo bevuto un paio di birre a testa, forse Chiara Petrolini ne ha bevuta una in più. Dai messaggi ricordo che abbiamo consumato marijuana, una sola canna in due, a farlo siamo state solamente io e Chiara. Lei è andata via intorno a mezzanotte, io all’una. Era stanca dal lavoro e non vedeva l’ora di andare in vacanza, quella sera non era ubriaca ma gli occhi le si chiudevano dalla stanchezza". Mancano poche ore al parto del bimbo poi ritrovato il 9 agosto e queste sono le parole della migliore amica di Chiara, la 22enne di Vignale di Traversetolo accusata di omicidio premeditato volontario e soppressione di cadavere dei suoi due figli seppelliti subito dopo averli dati alla luce nel giardino della villetta di famiglia. La ragazza, lo scorso 21 agosto, è stata sentita dai carabinieri raccontando di aver passato, con Chiara Petrolini, la serata prima del parto, quando la 22enne ha dato alla luce, questa estate, il bimbo poi trovato il 9 agosto. Solo davanti ai carabinieri l'amica ha scoperto la realtà dei fatti. «È impossibile che Chiara sia stata incinta perché me lo avrebbe detto», ha dichiarato ai militari quel giorno, come riportato da Repubblica. In quel momento gli investigatori pensavano ancora che qualcuno avesse aiutato la 22enne. Ma alla fine ritennero "genuina nella ricostruzione" la migliore amica di Chiara. C'è di più. In un audio delle 12.37 del 7 agosto, sei ore dopo il parto del bimbo poi ritrovato il 9 agosto, Chiara Petrolini dice alla migliore amica: «Comunque io questa notte ho avuto una perdita di sangue da ciclo. Amò lascia stare, giuro sto di merda giuro!». L’amica conferma come anche i genitori non sapessero nulla: «Il 7 agosto ricordo che la mamma di Chiara è passata assieme al figlio minore al bar dove lavoro perché stavano andando al mare. Ne abbiamo parlato con lei quella mattina e che ci saremmo viste quella sera. Poi mi ha mandato un audio in cui mi dice di aver avuto un ciclo abbondante". Del neonato trovato morto, l’amica verrà a saperlo soltanto dieci giorni dopo e dirà, intercettata, alla madre: «Era della Chiara. Non so che dirti". IL MATTINO Alcol a minorenni, locale chiuso per 10 giorni La sospensione disposta dal questore dopo i controlli di dieci giorni fa Il questore di Benevento ha disposto la sospensione della licenza, con conseguente chiusura per dieci giorni, di un locale adibito alla somministrazione di alimenti e bevande, operante nel centro storico del capoluogo, lungo il Corso Garibaldi. La sospensione deriva dal fatto che circa dieci giorni fa, presso quell’esercizio commerciale, la Polizia aveva sorpreso i dipendenti del locale mentre somministravano bevande alcoliche a due minori senza che gli fosse preventivamente richiesto di esibire un documento di identità. Tale condotta, secondo le forze dell'ordine, «ha introdotto un ulteriore fattore di rischio per la sicurezza e l'ordine pubblico in una zona notoriamente frequentata da molti giovani nelle ore serali e notturne del fine settimana e nella quale di recente si sono verificati episodi di violenza con negative ripercussioni sull'ordine, la sicurezza e l'incolumità pubblica». Pertanto, fa sapere il questore, è stato necessario intervenire adottando una misura preventiva e cautelare volta ad impedire il reiterarsi di situazioni di rischio per l’ordine e la sicurezza pubblica, in special modo riguardo ai giovani. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Casarano, ubriaco danneggia pronto soccorso e sputa addosso agli operatori: panico in ospedale L'uomo, soccorso da un'ambulanza perché trovato in strada in evidente stato di alterazione, è stato poi affidato ai familiari CASARANO - Momenti di tensione ieri sera al pronto soccorso dell’ospedale di Casarano, in provincia di Lecce, dove un uomo, soccorso da un’ambulanza perché trovato ubriaco in strada, ha inveito contro alcuni operatori sanitari, insultandoli e sputando su di loro. Poi, in evidente stato di alterazione psicofisica e con un tasso alcolemico molto elevato, ha rotto il cassetto di un mobile e ha danneggiato la sbarra del letto della stanza in cui si trovava. Si tratta di un extracomunitario che poi, una volta tranquillizzato, è stato dimesso e affidato a un familiare. VANITY FAIR Achille Costacurta sulla strada della disintossicazione: «Dieci giorni senza alcol né droga» Il figlio ventenne di Martina Colombari e Billy Costacurta ha iniziato il suo percorso a Marbella. E sembra proseguire con successo, come racconta sui suoi social di Monica Coviello E siamo al giorno 10. Dieci giorni senza alcol e senza droga. Achille Costacurta appare sereno e ha uno sguardo deciso nel selfie che ha postato questa mattina, nelle sue storie Instagram, per aggiornare i suoi amici e i suoi follower sui progressi che sta facendo. Il figlio ventenne di Martina Colombari e Billy Costacurta ha iniziato il suo percorso di disintossicazione a Marbella. E sembra proseguire con successo. Achille Costacurta aveva fatto parlare di sé a luglio, per una polemica sui social contro la madre. All’epoca, un commento sotto una foto di Martina Colombari in bikini aveva scatenato discussioni: «Ma copriti. Hai 50 anni. Non sei più una ragazzina e sei anche mamma». Come se non bastasse, Achille aveva pubblicato immagini provocatorie con mazzette di denaro e bustine contenenti una misteriosa polvere rosa, accompagnandole con tag e messaggi diretti proprio al profilo della madre. Il caso sembrava essersi chiuso con una riconciliazione familiare: ad agosto, infatti, Achille aveva postato momenti di vacanza serena con i genitori. Ma le voci attorno al giovane non si sono mai placate. In una diretta su TikTok, a settembre, ha affrontato i momenti più controversi del suo passato e ha cercato di fare chiarezza: «Le polemiche? Faccio errori come tutti, ma sono un bravo ragazzo. Nella vita ho fatto tante cose: ho fritto in un bar, poi ho lavorato in ufficio». Durante quella diretta, il ventenne aveva condiviso dettagli difficili della sua adolescenza, parlando di scelte sbagliate e delle conseguenze che ne erano derivate. Nel 2023, subito dopo la partecipazione al programma televisivo Pechino Express insieme alla madre (che ha raccontato in più di un’occasione dei rapporti non semplici con il figlio adolescente), era stato denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale durante una serata un po’ agitata a Milano. Ma Achille ha rivelato che il periodo più complesso risale ai suoi 15 anni, quando fu mandato in una comunità di recupero a Parma: «Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale. Eravamo trenta ragazzi, divisi in camere da quattro. Le regole erano rigide: massimo un cucchiaino di parmigiano a pasto, ketchup e maionese solo nei weekend, bibite solo durante le festività». Ha raccontato le difficoltà della vita in comunità: «Non era un carcere, c’erano gli educatori, ma le restrizioni erano pesanti. Non potevamo uscire e avevamo poco margine di libertà. La sveglia era alle 7:30 e, se non eri pronto per la colazione entro le 7:45, perdevi una sigaretta. Ne avevamo solo dieci al giorno. E, se uno di noi non era in fila, nessuno mangiava. Era tutto gestito dalla Chiesa». Nonostante il passato complicato, Achille sembra davvero deciso a voltare pagina. «Sbagliando si impara, e per fortuna l’ho capito adesso, meglio ora che a 50 anni». Resta però consapevole delle proprie fragilità: «La mia testa è un po’ matta, ogni tanto ci ricasco». Un’affermazione sincera, che lascia intuire quanto il percorso sia ancora in salita. Ma questa volta Achille sembra davvero determinato a riprendere in mano la propria vita.

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